Consulta, nuova fumata nera: i partiti votano scheda bianca

Il governo e le opposizioni non sono giunti ad un accordo per la nomina dei 4 nuovi giudici costituzionali mancanti della Consulta. Il Parlamento ha registrato 377 schede bianche e 15 schede nulle; sarà inevitabile il ricorso a un nuovo scrutinio, che sarebbe il 14esimo

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Il Parlamento era stato convocato oggi alle 13 in seduta comune per votare i quattro giudici costituzionali mancanti alla Consulta, ma è mancata l’intesa tra governo e opposizioni con cui dovevano convergere almeno 363 voti richiesti, ossia un quorum dei tre quinti dei componenti. L’indicazione, invece, che è arrivata ai parlamentari di entrambe le fazioni è stata quella di “votare scheda bianca“, quindi di porre nell’urna una scheda senza l’indicazione di nomi. Dunque, se lo stallo non dovesse risolversi e se fosse confermato dalla votazione, sarà inevitabile il ricorso a un nuovo scrutinio. 

Infatti, a Montecitorio, c’è già chi proietta lo sguardo a giovedì prossimo. La Conferenza dei capigruppi della Camera è, invece, convocata per domani alle 9 per comunicazioni da parte del Presidente, mentre in Transatlantico non si esclude che quella rappresenterà il momento in cui verrà annunciata la nuova votazione che deve essere concordata dai presidenti dei due rami del Parlamento.

Se giovedì saranno eletti i quattro componenti del plenum mancanti alla Consulta, dovrebbe esserci il tempo necessario per procedere alla formalità e al successivo giuramento al Quirinale dei giudici neo eletti, che potrebbe essere ipoteticamente sabato. Conditio sine qua non il 20 gennaio la camera di Consiglio della Consulta non potrà esprimersi sull’ammissibilità dei referendum su Autonomia, cittadinanza e jobs act.

Consulta, una nuova fumata nera
Consulta, una nuova fumata nera

Purtroppo infatti quella che si respira è aria di una nuova fumata nera. “Non sono sicuro che oggi si troverà ancora la quadra“, si esprimeva timoroso il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Paolo Barelli, sottolineando una possibilità che si avvererà, ossia che “il Parlamento sia chiamato a riunirsi, in modo non completamente usuale ma legittimo. anche entro fine settimana“. La necessità che emerge anche dalle parole di Barelli, riguarderebbe la formazione di “una vera e propria squadra perché si parla di votare quattro giudici costituzionali che devono corrispondere anche all’indicazione da parte dell’opposizione di un componente e un quarto componente di comune accordo“.

In tal senso, secondo il capogruppo forzista, l’accordo comunque potrebbe essere raggiunto su un “tecnico“, quindi “una persona istituzionale rilevante“, mentre per quanto riguarda i due componenti della maggioranza “non ci saranno problemi“.

Calenda: “Non possiamo non concludere nulla

In una situazione così delicata non viene a mancare la voce delle opposizioni. La vicenda sulla Consulta per Carlo Calenda risulta essere “abbastanza folle“. Il leader di Azione peraltro tiene a far notare come lo schema che era stato proposto dal partito del campo largo della sinistra, era stato accettato da molto tempo con nomi “di altissimo livello“, motivo per cui “non possiamo non concludere nulla“, ma così non è stato.

Infatti, in merito alla domanda se si riuscisse ad arrivare oggi all’elezione dei giudici della Consulta mancanti, Calenda ha espresso senza mezzi termini la propria percezione. “Secondo me è molto difficile perché stanno parlando del sesso degli angeli, ma magari l’accordo si raggiunge nei prossimi minuti“, dichiara l’ex volto del terzo polo manifestando comunque tutto il suo ottimismo, che però non è stato sufficiente.

Magi: “Sedute ad oltranza finché la situazione in Consulta non si sblocca

A questo riguardo, anche il segretario di +Europa, Riccardo Magi, si è mostrato propositivo alla chiusura dello stallo, credendo che “se non dovesse esserci oggi la fumata bianca, probabilmente si dovrà procedere nelle prossime ore e nei prossimi giorni con delle sedute a oltranza finché la situazione non si blocca“. Infatti, sembra sarà inevitabile il ricorso a un nuovo scrutinio, che sarebbe il 14esimo.

Magi si è anche difeso dicendo che a Luglio, “prima ancora che il presidente Mattarella parlasse di un vulnus costituzionale da parte del Parlamento“, aveva scritto una lettera indirizzata al presidente della Camera, Fonata per “chiedere sedute a oltranza“. Secondo il segretario di +Europa se si fosse proceduto in queste modalità fin dall’inizio, “probabilmente già da diversi mesi avremmo ristabilito il plenum della Corte Costituzionale”.

Infatti, l’urgenza di chiudere questa lunga querelle è legata anche alla necessità di ricostruire il plenum della Consulta entro lunedì quando si riunirà in Camera di Consiglio per il giudizio di ammissibilità dei referendum sull’Autonomia, che era in verità convocata per ieri.

Ma, ciò su cui Riccardo Magi pone l’accento riguarderebbe anche la responsabilità che la maggioranza in quanto maggioranza parlamentare debba assumersi nel non far venir meno la soluzione definitiva da trovare. “Se il primo nome che viene fatto dalla maggioranza – fa notare il segretario – è il consulente giuridico di Palazzo Chigi, padre del premierato che è la riforma costituzionale più invisa alle opposizioni, è ovvio che poi si determina un clima non proprio dialogante e che non facilita l’interlocuzione“.

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