Dopo 460 giorni la Corte costituzionale ritrova il plenum. Il Parlamento in seduta comune ha eletto i 4 giudici mancanti della Consulta. Si tratta di Francesco Saverio Marini, che ha ricevuto 500 voti in favore, Massimo Luciani, 505, Maria Alessandra Sandulli con 502, Roberto Cassinelli con 503. A proclamare i 4 giudici, che hanno raggiunto il quorum dei tre quinti necessario all’elezione, è stato il Presidente della Camera, Lorenzo Fontana, insieme a il Presidente del Senato, Ignazio La Russa.
Scorrendo i tabulati della votazione del Parlamento non sono risultate assenze significative in termini di numeri in nessun gruppo, sia di maggioranza che di opposizione. Votanti, 539 deputati e senatori che hanno risposto “all’ordine di scuderia” di essere tutti presenti per la votazione odierna. Risultati solo 6 voti dispersi, 10 schede bianche e 4 schede nulle.
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Trascorrerà, però, ancora qualche giorno, prima che i nuovi giudici prestino giuramento dinanzi al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ed entrino formalmente in carica. Un’ampia vacatio di 460 giorni, durante la quale è finito il mandato di Silvana Sciarra, l’11 novembre del 2023 e che ha visto anche la conclusione del ruolo di Augusto Barbera, Franco Modugno e Giulio Prosperretti, il 21 dicembre scorso.
Consulta, chi sono gli eletti
I neo eletti giudici Francesco Saverio Marini e Maria Alessandra Sandulli seguono i passi dei propri padri. Infatti, Palazzo della Consulta aveva visto all’opera anche Annibale Marini e Aldo Sandulli. Il primo, era professore ordinario di Istituzioni di diritto privato ed è stato eletto dal Parlamento il 18 giugno 1997. Dal 9 luglio 1997 al 9 luglio 2006, ha esercitato il mandato divenendo presidente il 10 novembre 2005. Il secondo, era professore ordinario di diritto amministrativo e rimase in carica dal 4 aprile 1957 al 4 aprile 1969, visto che inizialmente il mandato durava dodici anni, prima della riduzione agli attuali nove e fu presidente dal 16 gennaio 1968.
Francesco Saverio Marini, detto anche “padre del Premierato”, è il più giovane del quartetto dei giudici costituzionali e dal gennaio 2023 è Consigliere giuridico del Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che ha sempre appoggiato la sua candidatura. Il neo eletto è, infatti, colui che ha delineato il ddl di riforma costituzionale presentato dal Governo.
Maria Alessandra Sandulli, oltre a vantare un’eccellente carriera didattica, ha ricoperto il ruolo di membro di numerose commissioni di studio ministeriali tra cui quella che ha redatto il Codice del processo amministrativo. Attualmente è Presidente del Centro Studi Demetra – Development of European Mediterranean Transportation e del Centro Studi Acqua Energia e Diritto.
Studiosa dell’evoluzione del processo amministrativo, dell’analisi della tutela paesaggistico-ambientale nell’ordinamento italiano ed europeo, dello sviluppo della normativa urbanistica e sui maggiori temi riguardanti la disciplina dei servizi pubblici locali, Sandulli è anche autrice di numerose pubblicazioni nel campo del diritto pubblico.
Roberto Cassinelli è, invece, il politico del quartetto che approda a Palazzo della Consulta. D’impronta liberale, aveva aderito al Pli già da giovanissimo e nel 1994 si unisce a Forza Italia. Dopo aver conseguito la laurea in giurisprudenza, allievo del professore Franco Bonelli, Cassinelli ha esercitato dal 1985, per oltre trent’anni, la libera professione di avvocato, in qualità di patrocinante presso la Suprema Corte di Cassazione. Esercizio per il libero foro che gli ha permesso di divenire ora giudice costituzionale.
Da parlamentare, invece, si è concentrato prevalentemente sui temi della giustizia, delle libere professioni e del diritto delle nuove tecnologie, formulando numerose iniziative parlamentari a difesa della libertà di espressione in rete. Cassinelli è stato anche insignito della Medaglia d’argento al merito dal Consiglio Nazionale Forense, la più alta decorazione dell’Avvocatura italiana.
Massimo Luciani è il sostenitore del cosiddetto “dovere di verità del giurista“. Candidato d’area Pd, è, in verità, giurista trasversalmente apprezzato sia da colleghi che da forze politiche, considerato “vero gigante” del costituzionalismo. Accademico dei Lincei nonché Presidente della Commissione bioetica dell’Accademia, dal 1992 è professore ordinario di Istituzioni di diritto pubblico nella Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Roma, “La Sapienza”. Infatti, nonostante i prestigiosi incarichi e riconoscimenti sia nazionali che internazionali, Luciani si dedica costantemente all’attività didattica.
Consulta: commenti e congratulazioni
Numerose sono state le considerazioni a margine della tanto agognata fumata bianca. Il compromesso costituzionale previsto dalla Carta chiedeva il confronto inevitabile tra maggioranza e opposizione e il reciproco rispetto. Infatti, “è positivo che in questo senso abbiano lavorato Elly Schlein e Giorgia Meloni”, sottolinea il presidente dei senatori del Pd, Francesco Boccia, facendo notare che le opposizioni siano riuscite a rimanere unite nel costruire un dialogo positivo con la maggioranza. Però, “resta un rammarico – rivela il senatore dem – ci saremmo augurati che anche sulle grandi questioni che hanno caratterizzato questa metà legislatura la destra avesse utilizzato questo rispetto per la Costituzione“.
Nel conversare con i giornalisti alla Camera, la Segretaria del Pd, invece, si è detta estremamente soddisfatta del risultato in quanto significa che “l’accordo ha tenuto con grande compattezza sia delle opposizioni che della maggioranza“, e prosegue facendo i proprio auguri ai neo eletti giudici.
Sulla stessa onda, anche Carlo Calenda ha evidenziato l’importanza della sintonia tra le due parti che ha permesso di “evitare la paralisi di un’istituzione fondamentale“. Ora, però, per il leader di Azione è tempo di mettersi al lavoro per affrontare e sciogliere “nodi importanti che riguardano non soltanto il funzionamento dello Stato ma soprattutto la vita di milioni di italiani“.
Italia Viva, ha visto piuttosto i Capogruppo del partito alla Camera e a Palazzo Madama, portare il proprio compiacimento per la soluzione dell’impasse che si era creata sulla elezione dei giudici mancanti alla Consulta. Davide Faraone e Enrico Borghi, infatti, riportano le strategie che Iv avrebbe messo in campo per risolvere il conflitto, come l’iniziale “soluzione pacchetto” poi concretizzatasi e poi dialogando in maniera intensa sul piano politico e parlamentare.
Una fumata bianca che per Faraone è stata un “passaggio importante della vita politica“, con la nomina dei nuovi giudici “si scongiura il perdurare di un blocco che avrebbe potuto creare danni istituzionali“. Un successo che viene decantato anche da Angelo Bonelli, deputato di Avs, il quale afferma che l’opposizione abbia avuto “un grande senso di responsabilità” sulla buona riuscita dell’esito.
Di certo, poi, non poteva mancare l’augurio a nome di tutto il Governo, del Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni che ha espresso la propria soddisfazione per l’ampio accordo raggiunto tra le forze parlamentari che ha permesso la contestuale elezione.
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