Tra poco più di un mese la Consulta perderà altri tre giudici a causa del fine mandato, per cui la Corte potrebbe dover procedere con quattro membri in meno, compreso il presidente Augusto Barbera e la giudice Silvana Sciarra. Un vuoto che il governo non può permettersi, visti anche i dubbi già espressi dal Presidente della repubblica Sergio Mattarella sullo stallo politico che ormai da mesi circonda l’elezione del primo sostituto della Consulta. In vista della situazione che potrebbe venire a crearsi, quindi, Giorgia Meloni ha deciso di seppellire l’ascia di guerra e aprire uno spiraglio alla proposta della segretaria del Pd Elly Schlein.
Visto il fallimento dell’ultima votazione, dovuta alla decisione delle opposizioni di disertare il voto, non permettendo di raggiungere il numero minimo necessario di votanti, ora sembrerebbe giunto il momento di trovare un accordo tra le parti, così da chiudere un capitolo spinoso della storia politica del governo Meloni. Lo schema presentato da Schlein prevede che per i quattro posti vacanti vengano eletti due giudici costituzionali, e non più tre, indicati dal centrodestra, uno dalle opposizioni e uno che sia invece un “tecnico“, ovvero un nome non appartenente a nessun partito.
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Sulla questione è intervenuto oggi il leader di Azione, Carlo Calenda, rivendicando lo schema proposto dalla leader dei Pd e congratulandosi con le parti per la decisione presa. “Sono settimane che proponiamo questo schema per superare lo stallo sui giudici della corte” ha infatti chiarito l’ex volto del Terzo Polo, sottolineando che secondo la sua proposta la prima elezione avrebbe dovuto riguardare proprio il candidato indipendente, che si dimostrerà una sorta di paciere tra le due parti.
Consulta, le ipotesi sui nomi dei giudici
L’obiettivo del premier Meloni fino a qualche settimana fa era quello di far eleggere in Consulta il suo consigliere politico, Francesco Saverio Merini, tra i fautori della riforma del premierato. A causa di una presunta fuga di notizie, riguardanti un tentativo di radunare più nomi possibili al voto per raggiungere la maggioranza, le opposizioni hanno deciso di non presentarsi al voto, così da sabotare il piano del Presidente del Consiglio. Così, a distanza ormai di un anno dalla scadenza del mandato di Silvana Sciarra ancora non è stato trovato un suo successore.
Le acque ormai sembrerebbero essersi calmate, così si ricomincia a riflettere sui nomi da presentare al voto. Sembrerebbe che per il nome tecnico si stia prendendo in considerazione la figura di Roberto Garofoli, magistrato, ex presidente al Consiglio di Stato, ex capo gabinetto di diversi ministri dell’Economia ed ex sottosegretario della Presidenza del Consiglio durante il governo Draghi. Sembrerebbe però che la segretaria del Pd stia spingendo per Andrea Pertici, professore di Diritto costituzionale all’università di Pisa, membro della direzione nazionale del Pd a guida Schlein.
Questo nome però potrebbe non essere approvato da Matteo Renzi, a causa del fatto che fu avvocato della Procura di Firenze e difese i pm davanti alla Corte Costituzionale che doveva esprimersi sul conflitto di attribuzione sollevato dal leader di Italia Viva nell’inchiesta sulla Fondazione Open. Inoltre, Pertici sarebbe un oppositore del premierato e per questo potrebbe non essere gradito al governo. Sembrerebbe quindi che gli scontri possano non essere conclusi, anche se lo stesso presidente della camera, Ignazio La Russa, ha dichiarato: “Sono convinto che in una situazione di emergenza, anche Giorgia Meloni ed Elly Schlein potrebbero parlarsi per il bene dell’Italia“.
Un secondo accordo tra governo e opposizioni
L’elezione del giudice della Consulta non sarebbe l’unico tema su cui maggioranza e opposizioni potrebbero trovare un accorso. Una seconda spina nel fianco dell’esecutivo Meloni è infatti l’elezione del nuovo Consiglio di amministrazione Rai, su cui sembrerebbero non essere compiuti passi in avanti da settimane. Il fulcro della questione riguarda l’elezione di Simona Agnes, nome voluto fortemente dai forzisti, la cui elezione rimane però quasi impossibile senza il voto di parte delle opposizioni.
Così come Schlein ha aperto a Meloni sulla questione della Consulta, sembrerebbe che il leader pentastellato Giuseppe Conte abbia aperto al governo sul tema del Cda. Si ipotizza quindi la possibilità di un accordo. Fratelli d’Italia e Forza Italia potrebbero infatti dimostrarsi comprensivi delle richieste di Conte, ma allo stesso tempo potrebbero volere in cambio il via libera al Consiglio d’amministrazione.
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