Oltre le tribù di destra e sinistra, la bella politica è ancora possibile

Concia, Lenzi, e Scalfarotto: ripartire dai fondamentali

Martina Onorati
5 Min di lettura

In un momento storico segnato dalla crisi della politica tradizionale e dall’emergere di nuove destre globali, Anna Paola Concia, Simone Lenzi e Ivan Scalfarotto lanciano su Il Foglio un appello per rifondare il discorso politico su basi più solide e coerenti. Nei loro “Dieci punti per un’alternativa”, gli autori analizzano le contraddizioni dell’attuale panorama politico italiano e occidentale, delineando le fondamenta di un progetto di rinnovamento che possa rispondere alle sfide del presente.

1. Il Novecento è finito

Gli autori dichiarano apertamente che il secolo scorso, con le sue memorie e le sue dinamiche, non è più in grado di fornire protezioni contro derive autoritarie e liberticide. Di fronte a una destra che governa molte democrazie occidentali e a una sinistra incapace di offrire un’alternativa credibile. Una verità amara, ma che rende liberi di tentare di ripartire dai fondamentali.

2. L’universalismo come baluardo

Il cuore della proposta risiede nel recupero di principi universalistici: visioni politiche che, lungi dal ridursi a tribalismi, sappiano includere gli interessi di tutti attraverso dialogo, ascolto e compromesso. È solo entro questo quadro, sostengono gli autori, che si può costruire una società giusta, in cui le differenze siano rispettate senza imporre valori estranei alla cultura maggioritaria.

3. Uguaglianza nelle differenze

L’utopia proposta è una società in cui le caratteristiche individuali non ostacolino la realizzazione delle potenzialità di ciascuno. Ma portare la maggioranza a un’accettazione autentica delle diversità è un compito arduo, che richiede lavoro continuo e determinazione, spesso assenti dal dibattito politico.

4. Fuori dalle bolle social

Il tribalismo esasperato dei social media viene indicato come uno dei principali nemici della democrazia. Gli autori invitano a uscire da queste bolle autoreferenziali per confrontarsi con un’Italia reale, complessa e contraddittoria, dove il dato più allarmante è la crescente astensione dal voto: solo il 49,66% degli aventi diritto partecipa alle elezioni.

5 e 6. La dittatura delle minoranze

Con meno della metà del paese al voto, il rischio è che una minoranza rumorosa pieghi la politica ai propri interessi. Destra e sinistra, entrambe condizionate dalle ali estreme, sembrano preferire il consenso delle loro “tribù” al confronto con le vere necessità del paese. Due esempi emblematici: l’inasprimento delle pene sulla gestazione per altri (Gpa) da parte della destra e le sanzioni penali previste dal Ddl Zan dalla sinistra. Entrambi gli episodi rappresentano la politica del capro espiatorio.

7. Spauracchi divisivi e temi fondamentali dimenticati

L’ossessione per temi divisivi distrae dall’urgenza di affrontare questioni cruciali come il mercato del lavoro, la sostenibilità del sistema pensionistico e l’ascensore sociale bloccato. La politica, affermano Concia, Lenzi e Scalfarotto, deve tornare a occuparsi delle condizioni di partenza di ciascuno, il vero punto di rottura fra una società equa e una profondamente ingiusta.

8. Contraddizioni delle destre e paralisi delle sinistre

Gli autori criticano sia una destra che, pur lacerata internamente, trova sempre una via per sopravvivere, sia una sinistra incapace di governare. Viene sottolineata l’ipocrisia di un Partito Democratico che predica inclusività ma spesso cede a comportamenti divisivi e incoerenti.

9. Un’alternativa basata sul buon senso

L’appello si rivolge alle coscienze libere per costruire una politica del buon senso e della buona volontà, lontana dai modelli americani di polarizzazione estrema. Gli autori rifiutano l’idea di una società perennemente in guerra civile, divisa su ogni tema senza possibilità di mediazione.

10. Il diritto alla felicità

Come ispirazione per un rinnovamento culturale, gli autori richiamano il “diritto alla ricerca della felicità” caro a Jefferson. Questo diritto, tuttavia, deve essere declinato in una politica rispettosa dei limiti e delle sensibilità di tutti, capace di progettare una società inclusiva senza imporre felicità artificiose o preconfezionate.

Un invito a ricominciare

Concia, Lenzi e Scalfarotto concludono il loro manifesto con una dichiarazione di intenti ambiziosa: ricominciare a fare politica per costruire una società in cui molti possano riconoscersi, un progetto che non si limiti al marketing ma che ambisca a governare il tempo nuovo. “Sì, a noi interessa governare” è il messaggio finale, un invito a immaginare un futuro più giusto e condiviso.

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