Ciriani sul no alle manifestazioni pro Palestina: “Non vietiamo espressione dissenso, proteggiamo cittadini”

Il ministro per i Rapporti col Parlamento dichiara che riguardo alla guerra Israele-Hamas "non si può pensare che il torto sia da una parte e la ragione dall’altra". Sottolinea l'impegno del governo nel chiedere il cessate il fuoco e l'evitare la distruzione della popolazione civile, ma ricorda anche che Israele combatte da decenni per la sopravvivenza del suo stato

Redazione
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Il ministro per i Rapporti col Parlamento Luca Ciriani (FdI) è stato intervistato dal Corriere della Sera, a cui ha parlato del divieto imposto alle ultime manifestazioni pro Palestina e al rischio di atti e violenze antisemite, che caratterizzano sempre di più la scena italiana in risposta agli andamenti della crisi in Medio Oriente.

L’intervista di Ciriani

Il senatore Ciriani ha spiegato che la recente decisione di non dare il via libera alle manifestazioni pro Palestina in vista dell’anniversario del 7 ottobre è legata alla garanzia della sicurezza dei cittadini, e non a un ostacolare la libertà di espressione. “Non vogliamo vietare l’espressione del dissenso, ma dobbiamo impedire che manifestazioni di stampo antisemita, a forte rischio di infiltrazioni violente, mettano a rischio la sicurezza dei cittadini” ha dichiarato in nome del suo partito e di tutto il Governo.

Luca Ciriani
Luca Ciriani

Ciriani ha parlato del rischio che un sentimento antisemita possa ritornare in auge, un antisemitismo che per lui non è mai cessato, e che si possa nascondere dietro le proteste contro il governo israeliano, perché i cortei spesso non criticano solo il governo di Netanyahu, ma la stessa esistenza dello stato d’Israele. Ha ricordato che il clima è diventato pesante sin dagli albori della guerra, infatti dal 7 ottobre 2023 in Italia sono stati segnalati 456 episodi di antisemitismo.

Gli si fa poi notare che contestare la politica di un governo non è un reato e gli viene domandato se una democrazia può vietare le manifestazioni. Il senatore sottolinea che “nessuno pensa di vietare per sempre manifestazioni di contestazione delle politiche del governo di Israele”, ma dichiara che quella in vista del 7 ottobre sarebbe stata “a forte rischio di infiltrazioni, pericolosa per l’ordine pubblico”. E è stata quindi vietata per prevenire possibili ripercussioni sulla sicurezza dei cittadini. Inoltre aggiunge che l’azione di Hamas del 7 ottobre che ha dato il via alla guerra “è stata una strage sanguinaria”, quindi “scagliarsi contro quella che è stata una ferita terribile per il popolo ebraico non è possibile”.

Per Ciriani il sostegno e la solidarietà alle vittime innocenti palestinesi è più che giusto, ma afferma che non si può pensare che il torto sia da una parte e la ragione dall’altra“. Sottolinea l’impegno come governo di richiedere il cessate il fuoco ed evitare il coinvolgimento della popolazione civile, ma ci tiene a ricordare che “da decenni Israele lotta per la propria sopravvivenza e contro chi vorrebbe eliminare il suo Stato dalla faccia della terra”.

Alla domanda riguardo a un possibile accordo tra il governo e le opposizioni sulla guerra mediorientale, Ciriani afferma che all’inizio del conflitto c’erano stati “più voti convergenti su diverse risoluzioni, della maggioranza e dell’opposizione”, ma ora è difficile capire la posizione del centrosinistra. “È quella di Boldrini, di Fratoianni, di Conte, di chi mette sullo stesso piano l’invasione dell’Ucraina con il conflitto a Gaza? Queste sono posizioni che ci porterebbero fuori dal consesso europeo e atlantico” dichiara, sottolineando ancora la difficoltà a capire “cosa pensino e quali posizioni comuni si possano avere”. 

Gli si fa notare che anche nel centrodestra spesso ci sono delle posizioni che non coincidono e Ciriani giustifica la situazione definendole “scaramucce, normali in qualsiasi maggioranza”. Mentre per lui si è compatti sui grandi temi e è sicuro che la coalizione non si dividerà, “nessuno lo vuole tra noi. Anzi, siamo il governo più solido, unito e forte in Europa in questo momento”.

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