Starlink, Ciriani nega contratti col governo: “Interlocuzioni in corso per ambasciate e aree remote”

Al momento nessuna infrastruttura critica è stata affidata al sistema satellitare di Elon Musk, ma il governo Meloni starebbe riflettendo sulla possibilità dell'utilizzo di Starlink per le aree remote italiane e per le ambasciate in località lontane. Le opposizioni continuano ad esprimere preoccupazioni e riflettono sulle iniziative europee

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Il caso Starlink, scoppiato lo scorso gennaio a seguito di una indiscrezione della testata Bloomberg, continua a preoccupare le opposizioni italiane, intimorite dalla possibilità che il governo Meloni stia prendendo in considerazione la stipula di un contratto con la società di telecomunicazioni satellitari che fa capo ad Elon Musk. Se il Presidente del Consiglio ha negato la possibilità nel corso della conferenza stampa di inizio anno, le opposizioni hanno deciso di invitare a rispondere sul caso anche il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani.

Quest’ultimo, nel corso del Question Time al Senato, ha quindi cercato di chiarire quali siano le reali intenzioni del governo nell’ambito delle telecomunicazioni. Il ministro ha innanzitutto affermato che al momento non esiste né un tavolo di lavoro governativo, né un accordo di qualche tipo relativo alle infrastrutture critiche italiane. Il nostro Paese starebbe però valutando il servizio offerto da Elon Musk per dotare di tecnologia satellitare le aree più remote del Paese e prive di infrastrutture terrestri.

Ciriani ha poi chiarito che il governo non ha intenzione di modificare i piani riguardanti le risorse Pnrr sulle rete ultraveloci, che all’interno del Piano “Italia 1 Giga, vedono la fibra ottica come la tecnologia di riferimento italiana. L’obiettivo del governo è però quello di velocizzare e ottimizzare questo procedimento, anche in considerazione dei ritardi degli operatori. “Il governo sta esplorando opzioni che possano contribuire a garantire connettività nell’immediato“, ha spiegato il ministro, creando un certo sconcerto nelle opposizioni.

I dubbi delle opposizioni su Starlink

Il presidente del gruppo del Pd, Francesco Boccia, ha infatti sostenuto che le parole di Ciriani avrebbero creato più preoccupazioni di quante ne avrebbero eliminate. Il senatore ha infatti criticato la scelta del governo di prendere in considerazione i sistemi di Starlink, in quanto le performance da esso garantita sarebbero inferiori alla banda ultra larga e non è chiaro se si intenda “scaricare sulle Regioni, magari con fondi di sviluppo e coesione, la concreta copertura“.

Enrico Borghi, capogruppo Italia viva al Senato
Enrico Borghi, capogruppo Italia viva al Senato

Della stessa opinione il vicepresidente di Italia Viva, Enrico Borghi, che ha ricordato come lo spazio sia una materia strategica e in quanto tale necessità di discussioni accurate al fine di non mettere in discussione l’impianto dell’intera sicurezza nazionale. Al centro della questione, quindi, torna la minaccia di Musk all’Ucraina, che ha rischiato di vedere sospesa la copertura di Starlink, nel caso in cui non avesse accettato la tregua di 30 giorni proposta dagli Usa.

Un abuso di potere che ha ovviamente preoccupato il centrosinistra italiano, che ha colto l’occasione per ricordare al governo italiano i pericoli dell’affidarsi a poteri esteri gestiti da privati. “Abbiamo bisogno di recuperare il tema cruciale dell’operazione europea“, ha quindi aggiunto Borghi, sottolineando la necessità di lavorare a un progetto europeo, possibilmente pubblico, che garantisca all’Ue un sistema satellitare efficiente e soprattutto sicuro.

Starlink, quali sono le novità chiarite da Ciriani

Il ministro Ciriani ha sottolineato nel corso del Question Time che ogni sviluppo verso un possibile rapporto tra il governo italiano e Starlink “sarà gestito secondo le consuete procedure“. Al momento, però, non esisterebbero certezze, se non per le sperimentazioni portate avanti presso le sedi diplomatiche di Uagadugu, Dhaka, Beirut, Teheran e Bamakò che sono state dotate di antenne Starlink, anche se nessuna di esse è attiva.

In questo caso, però, la stipula del contratto è stata portata aventi tramite imprese terze italiane, che hanno fornito il servizio di Space X. “le Ambasciate all’estero hanno dei piani di emergenza pensati per fronteggiare situazioni critiche, al verificarsi delle quali è fondamentale poter disporre di una comunicazione continua e affidabile con Roma“, ha spiegato Ciriani, chiarendo i motivi di questa sperimentazione.

Per quanto riguarda le iniziative europee, invece, Ciriani ha spiegato che il governo è “consapevole e partecipe” di questi progetti, ma riflette anche sulle tempistiche della loro operatività, che purtroppo arriva fino al 2030. Proprio per questo, quindi, è stata avviata un’attività di ricerca esplorativa, al fine di verificare quali altre possibilità, “in modo complementare e non alternativo ai programmi europei“, possano soddisfare le esigenze esistenti finché il programma europeo non sarà attivo.

Si tratta quindi di una potenziale soluzione momentanea, necessaria a non lasciare che l’Italia rimanga indietro e allo stesso tempo consapevole che, nel momento in cui le opzioni europee saranno finalmente disponibili, il processo sarà modificato.

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