In una lunga intervista pubblicata su Repubblica, Maurizio Landini, segretario della CGIL, ha espresso forti critiche nei confronti del governo guidato da Giorgia Meloni e di Matteo Salvini. Al centro delle sue affermazioni c’è la Legge di Bilancio, per la quale è stato indetto uno sciopero generale per il 29 novembre. Nonostante le questioni politiche rilevanti, Landini si è trovato a dover affrontare la crisi economica, in particolare le difficoltà strutturali del settore automotive, senza mai menzionare né John Elkann né Stellantis, due attori chiave nel contesto di questa crisi.
Nel suo intervento, Landini ha dichiarato che l’industria automobilistica non ha investito a sufficienza nel settore elettrico. Tuttavia, come ha evidenziato polemicamente Carlo Calenda, leader di Azione, il problema sembra essere l’opposto: il costo dell’elettrico è elevato e le vendite sono scarse. Inoltre, la transizione verso l’elettrico è stata gestita in modo inefficace e affrettato. Calenda ha anche aggiunto che Elkann ha fatto promesse che non ha mantenuto, producendo nuovi modelli all’estero, in paesi come Serbia, Polonia e Marocco.
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Le parole di Landini
Landini ha approfittato dell’intervista per attaccare il governo su vari fronti. Ha criticato il concordato fiscale, affermando di averne sempre avuta una cattiva opinione e accusando l’esecutivo di legalizzare l’evasione fiscale. Invece di adottare riforme significative per recuperare risorse da rendite e profitti da investire in settori cruciali come la scuola e la sanità pubblica, il governo preferirebbe fare condoni fiscali e adottare misure elettorali temporanee. Inoltre, ha denunciato la divisione del Paese causata dall’autonomia differenziata e ha sollevato preoccupazioni riguardo all’indipendenza della magistratura.
Un altro punto saliente del suo discorso riguarda l’aumento dell’Irpef. Secondo Landini, quest’anno si registrerà un incremento di 17 miliardi, con l’80% del peso fiscale gravante su dipendenti e pensionati. Ha sottolineato l’ingiustizia del sistema fiscale attuale, in cui i lavoratori dipendenti pagano il 43% mentre i liberi professionisti beneficiano di una flat tax al 15%. Ha quindi messo in discussione la credibilità di Salvini, che aveva promesso di abolire la legge Fornero, mentre ora propone di aumentare l’età pensionabile a 70 anni, il che rappresenta una contraddizione evidente.
Landini ha dichiarato che durante lo sciopero del 29 novembre si presenteranno in piazza molti cittadini che hanno creduto alle promesse di Salvini. Ha inoltre indicato una serie di richieste specifiche al governo: ripristinare i 4,6 miliardi di euro tagliati al settore automotive, ridurre la spesa militare, aumentare gli investimenti nella sanità e nell’istruzione pubblica, e avviare una riforma fiscale che colpisca rendite e profitti.
Le proposte di Landini includono anche la necessità di una riforma delle pensioni che tenga conto delle esigenze dei giovani, l’incremento delle risorse per i contratti di lavoro del settore pubblico, e l’abolizione della legge sull’autonomia, che ha suscitato molte controversie. Ha anche sollecitato l’introduzione di misure per garantire la sicurezza sul lavoro e l’eliminazione del subappalto a cascata.
Landini ha chiarito che, in assenza di risposte concrete da parte del governo, il sindacato procederà con lo sciopero. Le sue affermazioni non solo sottolineano le difficoltà economiche e politiche che l’Italia sta affrontando, ma mettono anche in evidenza la crescente tensione tra il governo e le organizzazioni sindacali, pronte a mobilitarsi per difendere i diritti dei lavoratori in un contesto sempre più complicato. La questione dell’automotive, in particolare, rappresenta un nodo cruciale che richiede attenzione e interventi tempestivi per evitare ulteriori deterioramenti nel settore.
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