È Calenda a parlarne come un’alternativa da intraprendere l’indomani del voto: ecco cosa è il compromesso fra forze di governo ispirato alla formula che nel 2019 confermò Von Der Leyen alla Commissione dell’Unione Europea
Manca poco più di un mese alle elezioni italiane del 25 settembre: italiani alle urne, con uno scenario politico che rimane ancora sfumato e del tutto incerto. Carlo Calenda, leader del partito Azione e fautore di un possibile “terzo polo” con Matteo Renzi, ha parlato della “maggioranza Ursula” come una possibile strategia da intraprendere l’indomani delle votazioni: ma di cosa si tratta?
Con l’espressione “maggioranza Ursula” si intende la forma di governo politico che propone una coalizione di riflesso. È ritenuta una poche soluzioni alle varie crisi, poiché rispecchia una situazione di compromesso fra forze di diversa appartenenza, ma comunque moderate.
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Questa tecnica è uno stratagemma per il rafforzamento del numero necessario di voti, soprattutto quando essi sono poco sopra la soglia. Il nome proposto, quindi, come capo del Consiglio dei Ministri deve essere ritenuto accettabile e valido da più parti. È una soluzione diversa dal governo tecnico, che, invece, prevede che premier e ministri non siano politici, ma esperti del settore in cui si ritrovano a operare.
L’esempio di Ursula Von der Leyen
Come si intuisce dal nome, la “maggioranza Ursula” è un chiaro richiamo al nome del presidente della Commissione dell’Unione Europea. Quando nel 2019, infatti, la Von der Leyen fu nominata capo Ue, la sua coalizione d’appoggio arrivò a raccogliere sia nomi di partiti progressisti che conservatori, per un’intesa di più larghe vedute.
Il nome di Von der Leyen arrivò dopo negoziati e discussioni che portarono la politica tedesca a essere ritenuta il nome che avrebbe garantito più stabilità. A livello italiano, la decisione della “maggioranza Ursula” venne raccolta da Partito democratico e Movimento 5 Stelle, ma anche Forza Italia per il centrodestra. Fuori i partiti euroscettici, invece, di Lega e Fratelli d’Italia.
In Italia, fra Prodi, Conte e Draghi
La formula “maggioranza Ursula” fu coniata nel 2019 da Romano Prodi quando, durante la crisi del primo governo Conte, auspicava che si potesse arrivare a una coalizione fra Movimento 5 Stelle e Partito democratico. Lo scrisse in un articolo per “Il Messaggero”, quasi profeticamente parlando.
Dal crollo dell’esecutivo gialloverde, lo stesso proposito fu paventato nel gennaio 2021, dopo le dimissioni di Conte. L’arrivo di Mario Draghi, un nome che metteva d’accordo gran parte delle forze politiche italiane, fu accolto con decisione dal centrosinistra e dal centrodestra, con l’eccezione di Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia, che si rifugiarono nell’opposizione.
Oggi, dopo l’uscita di scena del banchiere italiano da palazzo Chigi, è Calenda ad aver riportato in auge questo concetto politico dopo l’ennesima crisi della maggioranza: che non sia più possibile costituire un esecutivo senza scendere a compromessi? Lo scopriremo solo dopo il 25 settembre.
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