Se ieri ci siamo svegliati con la meravigliosa notizia degli incassi da record di C’è ancora domani, l’ormai famosissimo debutto alla regia di Paola Cortellesi, oggi il risveglio degli italiani è più amaro. Un film che in meno di un mese ha incassato ai botteghini di tutta Italia più di 20 milioni di euro, commuovendo e spiegando alle nuove generazioni di donne la loro storia e i loro diritti, non è stato ritenuto dal Ministero della Cultura un’opera di qualità.
Una decisione che è stata presa lo scorso 12 ottobre 2022 dalla commissione designata dall’ex ministro della Cultura Dario Franceschini e che oggi indigna l’Italia e l’attuale ministro Sangiuliano, che ha tenuto a specificare la sua estraneità alla decisione. Una polemica particolare che non si era mai verificata prima nel nostro Paese, che fino a qualche mese fa era ben poco interessato ai diritti del cinema nostrano, che stava effettivamente finendo in un baratro molto profondo.
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Il botta e risposta tra Sangiuliano e Franceschini
Dopo le accuse di Sangiuliano, Dario Franceschini ha deciso di ribattere spiegando con la decisione dell’erogazione dei fondi non spetti al Ministro della Cultura ma alla sola commissione, per cui la sua figura è estranea alla polemica. “Un ministro che interferisce nelle decisioni di una commissione che eroga finanziamenti con valutazioni personali o politiche commette un reato. Forse è bene ricordarlo. Per questo ho letto stupefatto e preoccupato le affermazioni del ministro Sangiuliano“.
Parole che però non convincono il diretto interessato che, a sua volta, ha deciso di controbattere nuovamente: “Ringrazio molto Dario Franceschini, ma se c’è qualcuno a cui deve indirizzare i suoi preziosi suggerimenti su ciò che è lecito e ciò che non lo è, su ciò che può fare un ministro e ciò che non può fare, non è il sottoscritto ma chi ha tentato di addebitare a me e al governo Meloni la decisione del mancato finanziamento pubblico dello splendido film di Paola Cortellesi“.
Un battibecco bello e buono che vede schierati due politici che hanno svolto lo stesso mandato, con posizioni e ideologie molto diverse. “Un ministro non può di certo interferire nei lavori di una commissione, ma ha il dovere di scegliere commissioni autonome indipendenti e autorevoli. Ed è esattamente quello che intendo fare“, conclude così il ministro Sangiuliano, ancora convinto del gravissimo errore commesso dal suo predecessore.
C’è ancora domani, i motivi della decisione del Mic
Il film di Paola Cortellesi era stato candidato insieme ad altri 50 film per ricevere i fondi del ministero della cultura. I 51 film facevano parte di una sottocategoria speciale, ovvero i film che avrebbero richiesto più di 5 milioni di euro di budget. “C’è ancora domani” sarebbe arrivato ultimo nella classifica dei film che secondo il Mic erano degni di ricevere i loro fondi.
Ai primi tre posti Rapito di Marco Bellocchio, Comandante di Edoardo De Angelis e Confidenza di Domenico Starnone. A far insorgere la polemica, però, non è solo la casualità per cui i tre film vincitori siano stati diretti e interpretati da uomini veri, eroici nelle loro battaglie, ma hanno creato scalpore le parole che la commissione votante ha usato per descrivere il film di Paola Cortellesi.
C’è ancora domani è stato ritenuto inferiori a tutti gli altri 50 film in gara perché “non giudicato di straordinaria qualità artistica in relazione a temi culturali, a fatti storici, eventi, luoghi o personaggi che caratterizzano l’identità nazionale“. Una descrizione che sembra assurda se si conosce la trama e soprattutto il messaggio che l’opera prima di Cortellesi vuole trasmettere. Nessuno si permetterebbe di definire il film un capolavoro dal punto di vista cinematografico, ma sicuramente nessuno degli altri 50 film in gara avrebbe potuto rientrare in tale descrizione, eppure proprio un film sulle donne, diretto da una donna, non ha raggiunto gli standard richiesti dalla commissione Franceschini.
Le parole del ministro Sangiuliano
La polemica ha suscitato un certo timore nell’attuale Ministro della Cultura, il quale ha voluto specificare come abbia ottenuto l’incarico circa 10 giorni dopo la decisione presa dalla commissione, che quindi era ancora sotto il diretto controllo di Franceschini: “Le date non mentono. La bocciatura di questo film di grande successo, diventato il simbolo della lotta delle donne contro la violenza di genere, non è imputabile a un organismo nominato dal ministro Sangiuliano“.
Chiarito questo punto fondamentale, il Mic ha tenuto a specificare che “spiace che questa polemica sia stata inserita nel discorso più generale legato a questo importantissimo tema. Il ministero della Cultura è in prima fila, con le sue nuove attività presentate qualche giorno fa insieme ai ministri Giuseppe Valditara ed Eugenia Roccella, per promuovere una cultura del rispetto e dell’educazione“. Quindi, il Mic di Sangiuliano cerca di riportare un po’ di centralità al vero tema di questa polemica, ovvero la violenza di genere, che a quanto pare non è stata ritenuto tema di valore da premiare con i fondi del ministero.
Ma Sangiuliano non è ancora soddisfatto ed ha deciso di aggiungere: “Il film di Paola Cortellesi è molto bello, consiglio di vederlo. Se fosse dipeso da me, sarebbe stato in cima alla lista delle opere finanziate. Questo conferma il lavoro con cui stiamo riformando l’intero sistema. Per fortuna che, a breve, nel pieno rispetto della normativa, ci sarà una nuova commissione“. Facile parlare dopo aver saputo dell’incredibile successo del film e soprattutto dopo aver vissuto i terribili femminicidi che si sono verificati proprio in concomitanza con la presenza del film nelle sale.
La commissione Franceschini, invece, non ha ritenuto che la violenza domestica e in generale quella sulle donne, fosse un tema importante e fondamentale da portare nelle sale cinematografiche. Oggi, però, Paola Cortellesi può vantarsi non solo di aver portato sullo schermo il terzo più grande incasso di questo 2023, ma anche di averlo fatto senza ricevere l’aiuto dello Stato. Uno Stato che crede alle donne solo quando accade qualche tragedia ingiustificabile, e che decide di sensibilizzare solo dopo che queste si verificano e non prima.
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