Via libera in Consiglio dei Ministri al decreto “anti-gogna”, che assicura la tutela dei diritti dell’imputato e la presunzione d’innocenza e che attua la “Legge Costa” proposta a dicembre 2023 dal deputato di Azione, Enrico Costa. Si tratta della nuova stretta del governo sulla cronaca giudiziaria che vede protagonisti i cronisti e il divieto di pubblicazione “delle ordinanze che applicano misure cautelari personali fino a che non siano concluse le indagini preliminari ovvero fino al termine dell’udienza preliminare“.
E’ stato, infatti, approvato nel pomeriggio di ieri, in via definitiva a Palazzo Chigi, lo “Schema di decreto legislativo riguardante la presunzione di innocenza e il diritto di presenziare al processo nei procedimenti penali”. La modifica vagliata è stata applicata all’articolo 114 del codice di procedura penale.
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L’approvazione del decreto prevede dunque il divieto di pubblicare per intero o per estratto tutti quei provvedimenti che incidono sulla libertà personale ma anche quelli relativi alla libertà di determinazione nei rapporti familiari e sociali, come ad esempio il divieto di espatrio, l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, l’allontanamento dalla casa familiare. Quindi, al giornalista resterebbe la possibilità di raccontare il contenuto dei provvedimenti, ma riportandoli secondo la sua sensibilità, senza virgolettati.
Tutela della presunzione d’innocenza ma nessuna sanzione
Il provvedimento ha comunque accolto le osservazioni delle commissioni parlamentari “solo in riferimento all’ampliamento del contenuto della norma, ma non all’introduzione di un nuovo apparato sanzionatorio“. Infatti, durante l’esame della misura a tutela della misura d’innocenza, dalla maggioranza e da Italia Viva erano arrivate indicazioni per introdurre multe sia per i giornalisti che per gli editori fino a 500.000 euro. L’estensione proposta non è però passata al vaglio finale della riunione di Palazzo Chigi. Quindi sì all’ampliamento del divieto ma no alle sanzioni.
La direzione prevista difatti, era quella di prevedere multe salate, come auspicato in audizione dall’Unione Camere penali. Ma ha prevalso la linea opposta di Palazzo Chigi e di via Arenula, nello specifico dei due Uffici legislativi, convinti che prevedere anche delle sanzioni avrebbe portato “il governo ad andare fuori dei parametri delega“. È però possibile che le sanzioni verranno inserite in qualche altro provvedimento riguardante la giustizia.
Motivi per cui, persino per l’Anm, l’Associazione Nazione Magistrati, questo decreto legislativo non viene considerato una “legge bavaglio”, come era stato invece ribattezzato dalle opposizioni e dalla Federazione Nazionale della Stampa. Questa locuzione venne per la prima volta applicata a un disegno di legge presentato dal quarto governo Berlusconi 2008-2011, considerato da alcuni un indebito tentativo di limitazione alla libertà di stampa.
Dal divieto espresso dal Dl a tutela della presunzione d’innocenza sono escluse le misure cautelari reali, che riguardano singoli beni mobili o immobili, come i sequestri. Estensione che era piuttosto stata richiesta da Forza Italia. Nell’originaria formulazione della norma, invece, era previsto solo il divieto di pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelare.
In realtà, il provvedimento era stato approvato in via preliminare il 4 settembre scorso, per essere poi trasmessa alle Commissioni giustizia di Camera e Senato per i pareri. Essendo un provvedimento che viene condiviso dal Ministero della Giustizia e dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, si è deciso di optare per una linea più morbida così da evitare uno scontro troppo acceso con le associazioni di categoria della stampa.
Il protocollo di Milano
Intanto, proprio oggi a Milano, è stato siglato un protocollo dal presidente del Tribunale di Milano, Fabio Roia, dal presidente dell’Ordine dei Giornalisti lombardo, Riccardo Sorrentino, dal presidente dell’Ordine degli Avvocati, Nino La Lumia, dalla presidente della Camera Penale di Milano, Valentina Alberta, dal procuratore Marcello Viola affinché le ordinanze di custodia cautelare che hanno “interesse pubblico” siano diffuse ai media.
Tale protocollo, dunque, permetterà ai giornalisti accreditati al palazzo di Giustizia di richiedere formalmente ed ottenere copie delle ordinanze cautelari dell’ufficio gip o alcuni altri atti giudiziari, come decreti o sentenze, dopo che ne avranno avuto conoscenza gli avvocati, “evitando le rincorse per avere il testo presso singoli magistrati e avvocati”.
Il procuratore Viola ha tenuto a specificare che con la nuova legge “non cambia nulla nelle ultime due ordinanze significative“, ossia quelle sul caso che riguarda le Curve Nord e Sud dello stadio Meazza e quella con al centro la presunta rete di cyber-spionaggio, “i gip hanno fatto un lavoro di sintesi e assemblaggio evidenziando solo gli elementi del grave quadro indiziario e tutelando i terzi estranei“.
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