Caso Cospito, Nordio: “Sul 41bis non cederemo”

Martina Onorati
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“Si può discutere in Parlamento ma la legge va applicata”, afferma il Ministro. Ai pm dice: “Lavorare meno e selezionare meglio”

“Non possiamo ammettere che esista un 41 bis di serie A per i mafiosi e uno di serie B per gli anarchici. Finché la legge c’è va applicata e su questo punto non cederemo a nessuna forma di pressione”. Lo ha detto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, a proposito del caso Cospito, intervenendo a Treviso nel corso di un incontro organizzato con Confartigianato Imprese Veneto.

Inoltre, “l’esistenza del 41 bis – ha precisato Nordio – deve essere discussa finché si vuole, ma in ambito parlamentare. Si può decidere se mantenerlo o meno, e la discussione sarebbe assolutamente legittima, ma finché la legge esiste va applicata nei confronti di tutti”, ha affermato.

il difforme cospito 1

“Giustizia tributaria deve allinearsi con l’ordinaria”

“La giustizia tributaria è uno dei tasselli fondamentali del sistema giuridico e finanziario ed è così delicata che secondo me deve allinearsi con la giustizia ordinaria”, ha continuato il ministro durante l’incontro in Veneto. “La semplificazione delle competenze serve specialmente nella giustizia Tributaria, dove vi è una complessità normativa che sfonda nella contraddittorietà – ha aggiunto. Un evasore fiscale, del resto, non è mai andato in prigione; le leggi sono così complesse e contraddittorie che è accaduto di dover disobbedire ad alcune leggi per ottemperare ad altre”.

“Non c’è azienda – ha proseguito il ministro – che in un’ispezione venga esentata dal pericolo di una qualche sanzione almeno formale; anche se ci si affidasse ad eserciti di commercialisti non si sarebbe assicurati. Bisogna individuare tutte le leggi inutili, dannose o che, contraddicendosi, aumentano la litigiosità e l’incertezza del diritto. Tutto ciò – ha concluso – ostacola i progetti di investimento in Italia”.

Nordio, “ai colleghi pm dico: lavorare meno e selezionare meglio”

“Il consiglio che dò ai miei colleghi è lavorare di meno e selezionare in modo più accurato quello che è l’oggetto del contendere, soprattutto in diritto penale”. “Da magistrato – ha sottolineato – spesso critico verso i propri colleghi, dico che in quanto a preparazione e lavoro i nostri magistrati sono i primi in Europa. Estremamente produttivi e preparati. Purtroppo si devono occupare anche di cose futili, in penale, perché l’azione è obbligatoria, incivile per burocrazie e complessità di procedure che rallentano
il loro lavoro. In Italia si fanno tante cause inutili perché non si rischia nulla a parte la parcella dell’avvocato. Da noi non esistono lite temeraria, che c’è ma non è abbastanza dissuasiva, e querela temeraria. Il pericolo che i nostri colleghi corrono – ha concluso – è quello di non saper decidere quando si è stanchi e dunque a rischio di commettere errori”.

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