Caso Cospito, Meloni blinda Delmastro e Donzelli. Ma non basta

Rob. Spar.
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In una lettera la premier cerca di smorzare i torni dopo le polemiche sull’anarchico al 41 bis. Le opposizioni vogliono le dimissioni del sottosegretario e del deputato 

I dialoghi rivelati da Donzelli non erano coperti da segreto e dal Pd arrivano polemiche “surreali”. Delmastro e Donzelli non si toccano, serve abbassare i toni. Questa in sintesi la linea che la premier Giorgia Meloni traccia sul caso Alfredo Cospito, l’anarchico al 41 bis nel carcere milanese di Opera. Una linea che però non placa gli animi sul fronte politico, perché l’opposizione torna alla carica. 

La lettera della Meloni 

Il capo del governo scrive al Corriere della Sera, dopo che nei giorni scorsi, in missione a Stoccolma, aveva dribblato le domande dei cronisti. Meloni spiega che “non ci sono in alcun modo i presupposti per le dimissioni che qualcuno ha richiesto”. “Peraltro le notizie contenute nella documentazione, che il ministero della Giustizia ha chiarito non essere oggetto di segreto, sono state addirittura anticipate da taluni media. I toni si sono alzati troppo, perciò invito tutti, a partire dagli esponenti di Fratelli d’Italia, a riportarli al livello di un confronto franco ma rispettoso”. Poi l’attacco al Pd. “Trovo singolare l’indignazione del Pd: in passato la sinistra ha mosso alla sottoscritta, leader dell’opposizione, le accuse di ‘essere la mandante morale delle morti in mare’ o di guidare un ‘partito eversivo’. 

Le opposizioni tornano alla carica 

A poche ore dalla pubblicazione della lettera, tuttavia, il leader del M5s Giuseppe Conte torna a chiedere alla Meloni di “imporre a due suoi fedelissimi di dimettersi, perchè hanno raccolto informazioni sensibili e le hanno utilizzate per aggredire una forza di opposizione, per fini di mera lotta politica”. Il Pd che va all’attacco con una contro-missiva siglata dal segretario Enrico Letta e dalle capogruppo dem Simona Malpezzi e Debora Serracchiani. “Abbiamo, purtroppo, letto le parole di un capo partito che difende i suoi oltre l’indifendibile e, per farlo, rilancia polemiche strumentali e livorose contro l’opposizione. Una lettera che riattizza il fuoco invece di spegnerlo. Il Pd ha nel suo dna la tutela della libertà, della democrazia, delle istituzioni repubblicane, dello Stato di diritto ed è e sarà sempre un costruttore di unità e coesione nazionale. Non è pertanto a noi che l’appello va rivolto ma a Fdi, di cui lei è leader e presidente, che ha infranto con accuse diffamanti e calunniose questa unità politica proprio in uno dei momenti parlamentari più importanti, il voto per l’istituzione della Commissione Antimafia”.

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