E-Fuel e automotive, come sta l’Italia: a rischio 120mila posti

Davide Fosteri
2 Min di lettura

Dopo l’accordo tra Germania e Bruxelles Roma fa i conti con i rischi per l’occupazione. Secondo i dati Està il settore automotive rappresenta il 13 per cento del Pil 

La Germania accelera sugli E-Fuel mentre l’Italia fa i conti con i rischi legati all’occupazione. Berlino ha appena siglato un patto con Bruxelles per aprire, dal 2035, l’era dei carburanti sintetici e sostenibili, e il governo italiano resta preoccupato per l’impatto che il nuovo scenario potrebbe avere sui livelli occupazionali italiani.  

I numeri in Italia 

In Italia il settore automotive rappresenta il 13% del pil, occupando 250mila posti di lavoro. Secondo l’ultima ricerca Uilm-Està la transizione ecologica impatterà sull’automotive mettendo “a rischio fino a 120mila lavoratori”, perché se un autoveicolo tradizionale con motore endotermico è composto da 7mila componenti, uno elettrico arriva a un massimo di 3.500/4.000, per cui si prevede che “il 40-45% degli occupati italiani, sarà impattato dal passaggio all’elettrico”. 

Gli autocarri e le ricariche 

Dunque non sarà tutto così facile, anche perché, secondo Acea, l’associazione europea dei costruttori di autoveicoli, sarà “molto difficile, se non impossibile, sviluppare in così pochi anni soluzioni tecnologiche in grado di dimezzare le emissioni di CO2 degli autocarri”. In particolare, proprio per gli autocarri, per raggiungere il nuovo target al 2030 sono necessari in Ue almeno 50.000 punti di ricarica pubblici, di cui 35.000 a elevate performance e almeno 700 stazioni di rifornimento di idrogeno.

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