Calenda: “Sondaggi pari con Renzi? Non mi importa nulla di quello che fa lui”

Il leader di Azione è volato a Catania per dare inizio al suo tour della Sicilia e per toccare da vicino i disagi che quotidianamente vive la Regione a causa di una mal gestita autonomia regionale. Durissime le sue parole anche sul caso Almasri e sul mancato voto dell'Italia alla dichiarazione congiunta contro le sanzioni di Trump alla Cpi

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Carlo Calenda è atterrato in Sicilia per compiere un tour dell’isola italiana, che prevede tre tappe nelle città di Catania, Messina e Palermo, e che si è trasformato anche in un’occasione per commentare alcuni dei casi di attualità che più interessano l’Italia al momento. Dalla questione legata ad Almasri, passando per la riforma dell’Autonomia differenziata, fino alla mancata firma dell’Italia alla dichiarazione congiunta a difesa della Corte penale internazionale.

Uno dei momenti più catartici dell’incontro con i giornalisti ha però riguardato la presunta competizione con l’ex alleato del Terzo Polo, Matteo Renzi. Informato del fatto che Azione e Italia Viva si trovino nella stessa posizione nei sondaggi, con uguali percentuali di consenso, l’ex ministro non è apparso particolarmente interessato alla questione.

Non m’importa niente di quello che fa Renzi, non guardo i sondaggi“, ha infatti dichiarato il leader di Azione, sottolineando che al momento l’unico suo reale obiettivo è quello di riuscire a costruire una politica che è fatta “con dignità e onore” e che sia “utile ai cittadini“. Nel corso dell’intervento di Calenda, sono proprio i cittadini a tornare più volte protagonisti.

Il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, sul caso Almasri
Il leader di Italia Viva, Matteo Renzi

Per il caso Almasri, Calenda ha sottolineato che si continua a parlare di argomenti che però al popolo non interessano e così non si riesce ancora a risolvere il problema dell’astensionismo. “La gente non va più a votare per questo, perché si fanno solamente polemiche che mai producono qualcosa“, ha infatti tuonato l’ex volto del Terzo Polo.

Calenda: “Nel caso Almasri solo scuse barocche”

Trattando nello specifico della liberazione del cittadino libico, Calenda ha sottolineato che il governo avrebbe sbagliato” perché l’arresto era richiesto da un mandato di arresto internazionale emesso da un Corte che l’Italia riconosce. Quindi, l’unico modo corretto di gestire la questione, almeno secondo l’ex ministro, era quello di dichiarare di non voler “dare esecuzione al mandato per ragioni di Stato“.

Invece, Calenda ha sottolineato come l’esecutivo Meloni abbia proceduto con “una serie di scuse barocche“, per poi dare inizio ad una “guerra con la magistratura“. In ogni caso, il leader di Azione ha riconosciuto che l'”avviso di garanzia“, ricevuto da Meloni, Nordio, Piantedosi e Mantovano sia “totalmente assurdo“.

Il leader di Azione Carlo Calenda
Il leader di Azione Carlo Calenda

Continuando poi a parlare di Corte penale internazionale, l’ex ministro ha sostenuto che la decisione di non firmare la dichiarazione congiunta dei 79 Paesi membri della Corte dell’Aja contro le sanzioni Usa all’organismo internazionale è stato un “errore” da parte dell’Italia. In sostanza, secondo Calenda, l’Italia avrebbe nuovamente “firmato le cose per poi non rispettarle“, mentre dovrebbe decidere seuscire dalla Corte penale internazionale o sostenerla“.

Calenda: “In Sicilia l’Autonomia ha fallito”

L’ex ministro non ha poi potuto evitare di parlare della situazione della Regione siciliana, che ha descritto come l’esempio del fallimento dell’autonomia regionale. “Si è trattato di un esperimento fallimentare per i siciliani“, ha infatti dichiarato Calenda, chiarendo la sempre più impellente necessità che lo Stato intervenga per togliere alla Regione le competenze che finora non ha esercitato.

Si tratterebbe della “gestione dell’acqua, visto che ci sono 51 società che non riescono a fare nessun lavoro, della sanità e delle strade“. Il leader di Azione ha sottolineato come la Sicilia sia divenuta una realtà in cui non si legifera più e i siciliani comunque “restano ostaggio della Regione“. Secondo Calenda, però, questa stessa Regione è divenuta il simbolo di cosa può fare un’autonomia mal fatta“, visto che si spendono per la sanità le stesse somme che sono elargite alla Lombardia, ma con “servizi ben diversi“.

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