Calenda chiama a raccolta i “volenterosi italiani”, ma FI e i riformisti dem non accettano l’invito

Nel secondo giorno del congresso di Azione, Calenda è tornato a rivendicare il bisogno di un dialogo nuovo tra forze politiche contrapposte, al fine di convincere gli italiani che la politica sia ancora in grado di produrre azioni concrete. Sul riarmo ha cercato nuove alleanze, trovando però principalmente porte chiuse

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Il congresso di Azione si è concluso con il tentativo di Carlo Calenda di creare una nuova coalizione politica, fondata sull’europeismo e il favore nei confronti del riarmo europeo. I “volenterosi italiani“, come li ha definiti l’ex ministro prendendo in prestito la definizione di Starmer e Macron, saranno coloro che sono “a favore di una Nato in Europa“. E il leader di Azione sembra averli già identificati tutti.

I più affini a questa visione sono i forzisti di Tajani, i membri di +Europa di Riccardo Magi e una parte del Partito democratico, ovviamente non quella che ha seguito la linea Schlein sull’astensione sul riarmo. Esclusi Lega e M5S, ma anche FdI di Gorgia Meloni, definito “favorevole al riarmo ma non all’Europa“. Calenda ribadisce nel secondo giorno del congresso che “con gli avversari si parla, pur non perdendo la propria identità“, ma sembra aver chiamato a raccolta partiti che per il momento non hanno mostrato particolare entusiasmo.

Magi ha preferito ricordare che alle divisioni del centrosinistra va contrapposta la profonda frattura della maggioranza, che rischia di mettere in difficoltà Meloni. Per quanto riguarda i riformisti del Pd, invece, è giunta una chiusura piuttosto netta, come dimostrano le parole di Alessandro Alfieri: “I riformisti del Pd continueranno a battersi con determinazione per un Plurale e con cultura d governo, facendo il contrario di chi ci vuole divisi“.

Forza Italia ha invece deciso di declinare l’invito, sottolineando di non avere intenzione dirompere il centrodestra“. Lo conferma il portavoce azzurro, Raffaele Nevi, ricordando come il suo partito sia fondatore del centrodestra e come ad oggi i forzisti rappresentino la parte liberale della coalizione. “Noi stiamo bene così“, ha concluso il portavoce azzurro, ribadendo la linea chiara e fedele di FI.

Calenda approfitta della divisione del Pd

Il leader di Azione ha quindi provato ad approfittare delle divisioni interne al Partito democratico, insinuandosi e provando a portare via un’ala della coalizione. Un piano che è fallito, ma che comunque ha rimesso al centro le divisioni interne ai dem. Il partito, intanto, si prepara ad affrontare scadenze importanti, come quella del prossimo 5 aprile, ovvero la piazza contro il riarmo organizzata dal pentastellato Giuseppe Conte.

A metà aprile, invece, è prevista la votazione delle mozioni contro il piano di Ursula Von der Leyen che sono state presentate da M5S, Azione e Avs. Il Pd, quindi, dovrà essere in grado di dare prova di compattezza, continuando comunque a riflettere sull’ipotesi di un congresso entro l’inizio del 2026.

Calenda: “M5S ha portato le spese militari al 2%”

Calenda, quindi, incalzato dai cronisti sulla riposta piccata del leader del M5S, Giuseppe Conte, che ieri ha sostenuto che “ogni attacco dal partito trasversale delle armi è una medaglia“, ha risposto a tono, lanciando una nuova critica. “Ma se Conte ha firmato per portare le spese militari al 2%! Queste insopportabili prese in giro che fa continuamente...”, ha infatti sostenuto il leader di Azione, ricordando come il Movimento abbia deciso di spendere 200 miliardi di euro per il Superbonus.

Calenda ha poi voluto criticare anche la decisione di Conte di allearsi con Matteo Salvini, leader della Lega, per poi aggiungere: “L’Italia ha due problemi fondamentali: Conte e Salvini. Sono l’equivalente, uno a destra e l’altro a sinistra“. Ai due leader di partito è stato quindi contestato di voler agire per il solo tornaconto personale e di non prendersi le responsabilità delle proprie azioni, mascherando i propri errori con il “trasformismo“.

Calenda: “Più si litiga, meno gli italiani credono nella politica”

Sempre parlando con i cronisti, Calenda ha posto l’attenzione sui pericoli che i continui scontri tra maggioranza e opposizione portano con sé. Secondo l’ex ministro, infatti, i litigi tra partiti farebbero perdere il senso della politica e della democrazia, convincendo poi il popolo che effettivamente l’esecutivo non riesca più a mettere in campo cambiamenti.

Carlo Calenda, Segretario di Azione
Carlo Calenda, Segretario di Azione

Secondo un sondaggio, la metà dei giovani italiani vuole la dittatura, cioè pensa che la democrazia sia finita“, ha spiegato allarmato, ricordando come il senso della due giorni di Azione sia anche quello di far ripartire un dialogo tra le parti. “Il rischio più grande che c’è oggi è che, a forza di picchiarsi tra di loro, destra e sinistra, gli italiani percepiscano che la politica non riesca più a far accadere nulla“, ha continuato Calenda, sottolineando che la classe politica attuale dovrebbe smettere di trattare di argomenti superficiali, concentrandosi invece sui reali bisogni del popolo.

Lo scontro tra Calenda e Conte

Il leader di Azione ha quindi voluto rispondere alle critiche ricevute da Giuseppe Conte, il quale a sua volta ha deciso di commentare le dichiarazioni di Calenda e dei leader del governo presenti al congresso. Secondo il pentastellato, le parole rivolte ieri contro il suo partito sarebbero il risultato delle azioni portate avanti dal Movimento. “Non sopportano un M5s che cresce nonostante il fango a reti e  giornali unificati“, ha spiegato sui social, affermando che la sua forza politica non ha però intenzione di fermarsi.

Soffermandosi su Calenda, Conte ha criticato le parole del leader di Azione che ieri aveva sostenuto che il Movimento andrebbe cancellato. “Che cultura politica è mai questa? Immaginatelo al governo intento a ‘cancellare’ il M5s e i cittadini che la pensano come noi“, ha sottolineato il pentastellato, chiarendo che invece il suo partito avrebbe sempre rispettato coloro che avevano ideologie diverse.

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