Calenda non ci casca: “La notizia non è Meloni contro Ventotene ma la Lega che la ostacola”

Ventotene, la Camera e Meloni. Gli ingredienti per incendiare le opposizioni ma secondo Calenda anche per distogliere l'attenzione dai problemi

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Non so se quella del Manifesto di Ventotene è la vostra Europa, ma certamente non è la mia“: la frase che ha generato la scandalo dei prossimi giorni. Urla, fischi, lacrime e bagarre: la reazione che ha infiammato l’Aula. Quasi un fulmine a ciel sereno, dopo che le comunicazioni di Giorgia Meloni in vista del Consiglio Ue di oggi, erano passate abbastanza in sordina.

Una critica affermazione, divenuta prima pagina di ogni quotidiano e che ha fornito l’assist perfetto alle opposizioni per i prossimi affondi sulla premier e il Governo. Ma, c’è chi ha letto l’episodio da un altro punto di vista ed è Carlo Calenda, che giustifica la dichiarazione di Meloni svelando i retroscena. In verità, sarebbe avvenuto in corso di discussione “un fatto politico rilevatissimo“. Ovvero, la Lega ha notificato alla premier di non avere il mandato per l’approvazione del piano di riarmo europeo.

Notizia delle notizie perché, “se non ci fosse stata questa polemica – rivela il leader di Azione – sarebbe stato il fatto del giorno: la Lega di fatto rompe il governo, perché se Meloni non ha il mandato per approvare una cosa che vogliono sia FdI che FI allora finisce il governo“. Così a beneficiarne, anche la sinistra che “ha invece coperto le sue divisioni interne“.

Calenda però pone l’episodio su un altro piano, denunciando la strumentalizzazione del testo di Ventotene e esplicitando la vera realtà dei fatti che sono “Israele bombarda, la Francia pensa di estendere suo potere nucleare e la Germania si riarma“. Per il Presidente di Az, De Gasperi è il padre dell’Europa ed il Manifesto di Ventotene è “senz’altro da rivoluzionario socialista ma Spinelli collabora“. Per questo motivo, ci sarebbe una storia “molto più complessa” che Calenda suggerisce di leggere trasversalmente per comprendere a pieno il significato del testo.

Se si vuole parlare di Ventotene calandolo nel contesto storico, considerando cosa è stato attuato da Altiero Spinelli, dopo il lavoro che ha condotto con De Gasperi, Adenauer e Schumann per costruire la difesa comune però “bisogna conoscere le cose e parlarne come si deve“.

E proprio in fatto di riarmo e difesa, Calenda richiama all’attenzione Meloni che “deve fare una scelta“. Ma, il leader di Azione avverte che “la difesa comune non si può fare perché ci sono paesi all’interno dell’Unione europea che direbbero di no“. Quindi, “bisogna dire: sia chiaro il riarmo al traino di un gruppo di paesi europei“. La critica calendiana non si ferma solo al Governo ma guarda anche in opposizione. Considerando le parole di Elly Schlein, segretaria Pd, nonostante si dica contraria al riarmo, comunque, secondo Calenda “non vanno in questa direzione“.

E così, il senatore sostiene che il problema è sulla parola “armi”: “Meloni dice difesa ma non armi e come ci si difende?, si interroga Calenda puntualizzando che bisognerebbe chiamare le cose con il proprio nome e quindi “se è un piano che consente ai paesi di riarmarsi chiamiamolo riarmo

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