Sterzata di Calenda: “Il Campo Largo non esiste, è solo un teatro”

Il leader di Azione, Carlo Calenda è intervenuto a Sky Tg24, criticando la politica di oggi, colma di retorica sterile, incapace di giungere a risultati concreti; si è poi appellato agli abruzzesi cui ha consigliato di fare la scelta più ragionata

Redazione
4 Min di lettura

Nei giorni scorsi, Carlo Calenda si è rassegnato ad aprirsi al Campo Largo, incontrando l’approvazione della segretaria dem Elly Schlein, ben contenta di allargare la coalizione a più forze possibili pur di sconfiggere la destra. La lezione sarda ha insegnato anche questo: correre da soli alle Regionali è fallimentare. Così il leader di Azione è sceso a patti, con la realtà e con Conte. Un indesiderato dialogo con il pentastellato Giuseppe Conte, con cui il leader di Azione si è più volte scontrato, si è rivelato però inevitabile.

Oggi Calenda ha deciso di mordere la mano che lo nutre, rilasciando delle dichiarazioni contraddittorie rispetto alle alleanze strette pochi giorni fa: “Il Campo Largo non esiste, è solo un teatro” ha infatti affermato in un’intervista a Sky Tg24.

Calenda sul centrosinistra: “La politica di oggi non è cosa seria”

L’intervento di Calenda si è soffermato sulle divergenze interne alla coalizione, tra Partito Democratico e Movimento 5 Stelle: “Dal palco del Pse si diceva una cosa sull’Ucraina, che era di sostegno, mentre dal M5S si diceva ‘basta aiuti a Kiev’. È questo scempio che deve essere fermato. Chi vota Azione sa che si vuole bloccare questo scempio”.

Conte e Calenda contro Salvini
Conte e Calenda

Nell’ottica di Calenda la politica di oggi è retorica sterile, incapace di giungere a risultati concreti; per il leader di Azione, i suoi avversari portano avanti una politica infantile, di fatto inerme e incapace di realizzare i suoi obiettivi.

Calenda intervistato si pronuncia su Pisa

Per Calenda, questa è l’ora più buia per le democrazie liberali. Il leader di Azione non si affianca al modo di fare politica dei suoi colleghi, anzi si scaglia contro ogni loro strategia: “Ogni fatto di cronaca viene usato come un macigno da usare contro gli avversari, anche se questo è pericoloso per il Paese. Non bisognerebbe trarre da ogni minimo fatto una conclusione generale, come quando si dice che sta tornando il fascismo”.

Poi si sofferma sui fatti di Pisa, sempre barcamenandosi nel discorso, attraverso quel filo rosso che ha accompagnato tutto il suo dibattito: la strumentalizzazione dei fatti di cronaca da parte delle forze al governo e di quelle all’opposizione, da cui lui e il suo partito prendono una netta distanza: “Le manganellate sono un fallimento. Dopodiché – aggiunge interrogato sulla frase di Pasolini in difesa delle forze dell’ordine, riportata su alcuni quotidiani – quelle parole sono prese a destra e sono prese a sinistra e sono usate anche per dire che ‘quelle manganellate sono il fascismo’. Per dire che, come sempre, sta tornando in Italia un regime fascista. E sono 30 anni che si dice che sta tornando il fascismo. Mentre sono riprese a destra, per farsi scappare l’insofferenza che c’è per il ruolo del Presidente della Repubblica“.

Calenda sulle Regionali: “Sosteniamo il candidato solo perché è bravo”

Alle Regionali correre da soli, pur con un progetto, come è successo in Sardegna e in Lombardia con Letizia Moratti, non è fattibile e non lo faremo più” aveva ammesso il leder di Azione, che è tornato suala questione dell’Abruzzo, spiegando la sua scelta.

Perché in Abruzzo sosteniamo il candidato civico? Perché è bravo. Agli abruzzesi voglio dire di ragionare sulla qualità di chi vogliono eleggere perché la situazione è drammatica. Se non iniziamo a ragionare in questo modo, in primo luogo la sanità si sbriciola, per cui tutte le altre cose non contano più. Si tratta di una scelta seria, ponderata, logica da cui dipende il nostro futuro”, ha infine concluso. 

© Riproduzione riservata

TAGGED:
Condividi questo Articolo