Ue, Thierry Breton si dimette: “La Governance di Von der Leyen è discutibile”

Un terremoto politico ha scosso Bruxelles, che ora dovrà fare i conti con le dimissioni del commissario francese e con la nuova proposta che giungerà dalla Francia

Redazione
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Un colpo di scena ha scosso una tranquilla mattinata a Bruxelles, dove la presidente Ursula Von der Leyen continua a impegnarsi con l’obiettivo di formare una squadra di commissari europei che sia funzionale e soprattutto efficace nell’ottica di un lavoro che durerà per i prossimi cinque anni. Se fino a ieri, una delle poche certezze riguardanti la Commissione era che il francese Thierry Breton avrebbe assunto il ruolo di vicepresidente con delega all’industria, oggi la situazione assume dei contorni ben diversi.

L’attuale commissario all’Industria e al Mercato avrebbe annunciato le sue dimissioni con effetto immediato, a causa di alcuni scontri personali con la stessa presidente della Commissione Ue. Breton non farà quindi parte del nuovo collegio e lascia già da oggi quello attuale. Un duro colpo per Bruxelles che si trova ora a fare i conti con un importante rallentamento nella scelta delle nomine, poiché ora la Francia dovrà presentare un nuovo commissario, che dovrà essere calato nel complesso puzzle dell’Europarlamento.

Ursula Von der Leyen vorrebbe presentare una Commissione pronta a lavorare già per il prossimo primo dicembre, eppure il piano sembra piuttosto complesso da seguire, soprattutto alla luce degli ultimi sviluppi. Le dimissioni di Breton potrebbero cambiare radicalmente il quadro dell’Europarlamento, tanto che si teme anche per il nome italiano di Raffaele Fitto, in lizza per una delega economica o legata al Pnrr. Per il momento da Bruxelles non giungono comunicazioni ufficiali, per cui sarà necessario attendere la decisione della Francia per comprendere quali conseguenze potrà avere la dura decisione di Breton.

La lettera di Breton a Von der Leyen

La decisione del commissario all’Industria e al Mercato interno è stata annunciata formalmente da una lettera indirizzata alla presidente Ursula Von der Leyen, in cui Breton spiega a grandi linee le motivazioni che lo hanno spinto a prendere questa decisione. Secondo il commissario francese Von der Leyen negli scorsi giorni si sarebbe rivolta alla Francia per chiedere il ritiro di Breton e la presentazione di un nuovo nome, in cambio di “un portafoglio presumibilmente più influente per la Francia nel futuro collegio“. Una sorta di compromesso politico che però Thierry Breton avrebbe rifiutato categoricamente, tanto da preferire dimettersi con effetto immediato.

Inoltre, sempre secondo quanto riportato dal francese, sembrerebbe che la decisione di Von der Leyen sia stata dettata da “motivi personali” che però la presidente non avrebbe mai discusso apertamente con lui. Uno smacco che Breton non ha potuto accettare, come da lui stesso specificato: “Alla luce di questi ultimi sviluppi, ulteriore testimonianza di una governance discutibile, devo concludere che non posso più  esercitare i miei doveri nel Collegio“. In questo ultimo passaggio della lettera, colpisce la durezza delle parole dell’ex commissario, che giunge anche a mettere in discussione il governo Von der Leyen.

Le reazioni alla decisione di Breton

La presidente ha deciso per il momento di non commentare le dimissioni di Thierry Breton, nonostante le accuse dirette alla sua presidenza e alla sua capacità di governance. Diversi esponenti di Bruxelles hanno invece deciso di dire la loro, chi prendendo le parti del francese e chi della tedesca. Il co-presidente del gruppo dei Verdi Ue, Bas Eickhout, accetta con soddisfazione l’allontanamento di Breton, sostenendo che “Von der Leyen non sarà triste per le dimissioni di Breton” ed esortando poi la Francia a prendere con velocità la decisione sul nuovo candidato affinché “la linea rimanga intatta” e si possa procedere con la presentazione della squadra.

Il commento dell’eurodeputato del Ppe, Dirk Gotink, assume invece tratti più duri e colpevolizzanti. Il popolare, infatti, ritiene che l’allontanamento di Breton dipenda dalla formazione del nuovo governo in Francia e non da presunti dissidi con la presidente. “Se Breton finirà nel governo Barnier questa settimana, scopriremo il vero motivo per cui se n’è andato” ha infatti dichiarato Gotink, per poi aggiungere: “In ogni caso, è piuttosto ridicolo affossare il processo di formazione del collegio in questo modo per meschini rancori personali“.

Molto più indulgente nei confronti del commissario dimissionario, il commento dell’eurodeputato del Pd Brando Benifei: “Non ero d’accordo con tutte le azioni e i piani del commissario Breton, ma il suo impegno nel perseguire una maggiore sovranità condivisa a livello europeo e i suoi sforzi per un ambiente digitale più sano meritavano di essere sostenuti“. La speranza del democratico è che il nome che sarà presentato al posto di Breton sia ugualmente interessato ad occuparsi della responsabilità delle grandi aziende tecnologiche, nell’interesse dei nostri cittadini e delle nostre democrazie.

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