Beppe Grillo ha perso la nomina di Garante del Movimento 5 Stelle. Una preferenza emersa dall’Assemblea costituente conclusasi nella giornata di domenica 24 Novembre. Ma, quella che sembrava una eliminazione certa potrebbe invece risultare essere non così scontata. A mettere in dubbio l’uscita definitiva del fondatore dei 5S, è Lorenzo Borrè, lo storico avvocato difensore dei pentastellati e nemico numero uno di Grillo e Gianroberto Casaleggio, per le sue tante cause, più e più volte a cambiare le regole pentastellate.
All’Adnkronos, Borrè spiega come l’ex garante genovese possa avere dalla sua parte, almeno dal punto di vista giuridico, più aspetti con cui difendersi, rispetto a quelli del leader Giuseppe Conte, il quale però può sicuramente contare sulla base degli elettori come ampiamente dimostrato dal quorum della Costituente.
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A quanto pare, per difendersi, il comico genovese potrebbe prima di tutto riattivare la procedura di impugnazione del vecchio Statuto, quello del 2022, in quanto, come spiega il legale Borrè, ci sarebbero “dei vizi di approvazione” tali da invalidare lo Statuto in cui era prevista la figura del presidente, come avvenne già nel febbraio 2022 quando il Tribunale di Napoli deliberò la sussistenza di gravi motivi per sospendere l’efficacia dell’approvazione dello Statuto e dell’elezione di Conte.
Secondo l’avvocato con questo presupposto, “sostanzialmente si eliminerebbe la figura di Conte“, e sarebbe “l’ordalia finale, perché ne rimarrebbe soltanto uno“. Ma non si tratta dell’unica possibilità di Grillo per rimanere al timone della sua nave. D’altronde, come precisa il legale, quella di ieri “è stata solo una consultazione“.
Le preferenze emerse in questi giorni di Costituente, infatti, secondo Borrè, per diventare effettive necessitano di essere tradotte in uno nuovo Statuto, per poi essere rimesso ai voti dell’Assemblea. Ma, trattandosi di modifiche allo Statuto, occorre che venga raggiunto un quorum del 50% più uno degli iscritti al M5S che deve prendere parte alla votazione.
Nel caso in cui non si dovesse arrivare all’obiettivo al primo tentativo, e le modifiche fossero approvate in seconda battuta senza il quorum qualificato, l’odierno ex garante potrebbe chiedere di rinnovarla, mettendo così la base di fronte alla medesima scelta, ossia la maggioranza assoluta degli aventi diritto al voto deve prendere parte alla votazione affinché la cancellazione di Grillo si realizzi definitivamente. E se i grillofili disertassero la votazione, il raggiungimento del quorum salvifico potrebbe risultare decisamente più problematico.
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