Il governo getta la spugna, Blangiardo è fuori dall’Istat: un’altra sconfitta per Salvini

La situazione è complicata: per evitare il collasso dell'Istat serve un accordo entro giugno

Redazione
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Le sconfitte per Salvini non finiscono mai. Dopo un anno di stallo il governo getta la spugna su Gian Carlo Blangiardo. Il professore fortemente sostenuto dalla Lega e vicino al movimento Pro Vita, non sarà più alla presidenza dell’Istat, l’Istituto nazionale di statistica, che ha guidato dal 4 febbraio 2019, fino al 22 marzo 2023. L’ostinazione della maggioranza di governo sul nome di Blangiardo, ha di fatto paralizzato l’Istituto di statistica per dodici mesi.

Chi prenderà il posto di Blangiardo?

L’interim è stato gestito da Francesco Maria Chelli, membro più anziano del Consiglio, in qualità di presidente facente funzioni. Proprio Chelli, professore cattolico di destra e vicino a Blangiardo, sembra essere tra i primi nomi papabili per la successione.

Professor Gian Carlo Blangiardo
GIAN CARLO BLANGIARDO, DOCENTE PRESSO L’UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO-BICOCCA

Il 22 febbraio il Ministero della Pubblica Amministrazione ha pubblicato il bando per la selezione del nuovo presidente, specificando che i candidati dovranno essere “professori ordinari in materie statistiche, economiche ed affini, con esperienza internazionale”. Questa stringente definizione esclude Blangiardo, in pensione dal 2019 e dunque professore emerito, non più ordinario. Il Carroccio, che lo aveva sostenuto strenuamente durante il governo gialloverde, si vede quindi costretto a rinunciare al suo candidato.

Una situazione complicata

Ma la situazione si prospetta complicata: a fine aprile, con possibile proroga a giugno, scadrà anche il mandato del Consiglio dell’Istat, un organo fondamentale per la vita dell’Istituto. Il Consiglio approva tutti i documenti programmatici e il piano di attività, e due dei suoi quattro membri devono essere scelti dal presidente. Dunque l’assenza di un presidente rende impossibile la ricostituzione del Consiglio, creando un effetto domino che rischia di lasciare l’Istat senza guida e senza un organo di governo proprio nel momento più delicato.

Ma torniamo indietro di qualche mese. A dicembre 2023, il Consiglio ha scritto una lettera al ministro Zangrillo per ricordare le scadenze imminenti e sollecitare l’avvio della procedura di selezione del nuovo presidente. Lorenzo Cassata, responsabile della FLC CGIL dell’Istat, sottolinea la gravità della situazione: “Il Consiglio ha un ruolo essenziale, deve approvare i regolamenti, bandire i concorsi e nominare i dirigenti, molti dei quali a loro volta in scadenza”.

Il rischio concreto è che a giugno l’Istat si trovi senza presidente e senza Consiglio e la complessa procedura di selezione del successore di Blangiardo richiederà mesi e un faticoso accordo politico con le minoranze.

Dopo il bando, verranno indicati 3 nomi

Dopo la chiusura del bando il 23 marzo, una commissione di esperti indicherà al ministro Zangrillo una rosa di tre nomi. Tra questi, il ministro ne proporrà uno alla premier e al Consiglio dei ministri. Successivamente, la nomina dovrà ottenere il via libera del Parlamento con una maggioranza qualificata, i due terzi dei componenti delle commissioni Affari costituzionali di Camera e Senato. Proprio l’ostacolo che ha bloccato la riconferma di Blangiardo per un anno intero.

L’incertezza sul futuro dell’Istat non solo mina la funzionalità dell’Istituto, ma rappresenta un ostacolo alla produzione di dati statistici affidabili e tempestivi, necessari per la pianificazione economica e sociale del Paese. La politica è chiamata ad assumersi la responsabilità di sbloccare una situazione ingessata e di individuare una figura autorevole e capace di guidare l’Istat con competenza e imparzialità.

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