Autonomia differenziata, Landini: “Portare al voto 25milioni di persone”

Il segretario si è subito scagliato contro il governo Meloni: "Abbiamo il problema di tutelare e aumentare i salari"

Redazione
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Il segretario della della Cgil, Maurizio Landini, lancia l’allarme per le imprese presenti nelle Regioni centrali d’Italia. Dal 2013 al 2023, le aree interne hanno visto una perdita di oltre 5.000 attività economiche e più di 600 imprese manifatturiere. Landini parla in occasione del convegno svoltosi al polo informatico dell’università di Camerino, promosso dalla stessa Cgil con il patrocinio di Unicam.

Il segretario si è subito scagliato contro il governo Meloni: “Abbiamo il problema di tutelare e aumentare i salari: nel pubblico impiego, dalla sanità alla scuola, è dal 2022 che non si rinnovano i contratti, e negli ultimi tre anni c’è stata un’inflazione che supera il 17% con il Governo che non sembra offrire più del 5%. Serve inoltre un investimento sulla sanità pubblica“.

Le parole di Landini

Per le aree interne occorre l’abrogazione della legge sull’autonomia differenziata, per la quale la Cgil sta raccogliendo le firme: “Si sono superate le 500 mila firme minime necessarie per indire il referendum. Ora bisognerà portare a votare 25 milioni di persone. Con l’autonomia differenziata si mettono a problema i contratti nazionali di lavoro, perché se applicati anche ai salari, questi potranno essere diversi a seconda di Regione. Per Landini ovunque si viva, in una città o in un’area interna, si deve fare i conti con una globalizzazione che ha unito il mondo: “La competizione tra continenti che si sta creando dev’essere affrontata come Italia, non come stato con venti Regioni diverse per politiche industriali ed energetiche“.

Lavoro: l’allarme per l’autonomia differenziata

A seguire Landini vi è anche l’allarme lanciato dalla Cgil Marche. Gli indicatori socio-economici evidenziano un divario tra i Comuni delle aree interne e quelli delle altre zone. Il segretario Cgil Marche, Giuseppe Santarelli, afferma: “Dal 2014 al 2021, i residenti delle aree interne sono scesi del -7,8% contro il -2,7% di quelli delle altre zone con accentuati fenomeni di invecchiamento (242 anziani ogni 100 giovani)”.

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