Meloni, il filo di Arianna su nomine raccolto da Renzi

La sorella della premier: non ho influenzato le scelte sulle nomine. Matteo Renzi prende il filo di Arianna per accreditarsi nel campo largo. Maria Elena Boschi contro il piagnisteo delle sorelle Meloni che fanno le vittime ma gestiscono il potere. E Massimo Cacciari non nasconde l'esistenza di una prassi: "È evidente che in Italia si gioca con le procedure giudiziarie"

Giulia Fuselli
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Arianna Meloni si trova al centro delle polemiche per un presunto reato di traffico di influenze illecite su nomine governative. La stessa sorella della premier Giorgia Meloni chiarisce che non ha “mai influenzato, né cercato di influenzare decisioni sulle nomine” chiarendo che “non ho preso parte a riunioni di questo tipo”. Il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, non tralascia la questione e in diverse ospitate televisive commenta quanto riportato nell’editoriale di Alessandro Sallusti, affermando in particolare che “Il metodo Palamara mi ha visto vittima, secondo la ricostruzione che ne fanno nel libro Il sistema proprio Sallusti e Palamara. Io sono una vittima del sistema Palamara, non il mandante“. A rincarare la dose ci pensa Maria Elena Boschi che in una intervista rilasciata al Corsera si scaglia contro le sorelle Meloni, che alle richieste di chiarimento rispondono con il “solito piagnisteo. Gestiscono loro il potere e sarebbero le vittime?”. La responsabile del governo è Giorgia Meloni ed “è lei che deve rispondere alle nostre interrogazioni”, afferma la Boschi.

Campo largo, il leader di Italia Viva Matteo Renzi
Campo largo, il leader di Italia Viva Matteo Renzi

Arianna Meloni, la posizione di Massimo Cacciari sul traffico di influenze

Certo è che non si tratta della prima volta che la politica fa uso strategico delle inchieste per indebolire il governo. In un articolo de Il Giornale, il professor Massimo Cacciari si sente di dare un consiglio alla sinistra: basta con l’uso politico delle inchieste perché “chi cerca di far fuori l’avversario, si fa fuori da solo“. Cacciari non nasconde l’esistenza di una prassi, mettendo l’accento sul fatto “che in Italia si gioca con le procedure giudiziarie, palesi o non palesi, reali o non reali, è una storia vecchia di trent’anni“.

Arianna Meloni
Arianna Meloni

Renzi con due interviste e con la sua E-news segue costantemente la questione sollevata da Sallusti e prova a delimitarne il perimetro: “Se domattina Arianna Meloni riceve un avviso di garanzia, cosa che per altro non mi auguro, a me non cambia assolutamente nulla. Perché io sono davvero garantista e per me un avviso di garanzia non impatta sul dibattito politico“. Poi sgancia un attacco diretto alla premier, con toni diversi rispetto a quelli scelti all’inizio della legislatura: “Giorgia Meloni non può dare lezioni di garantismo. Giorgia Meloni è stata giustizialista“. Fratelli d’Italia insorge. L’impegno di Renzi mira a scopi ben precisi: tenere buoni i rapporti con la segretaria dem Elly Schlein per favorire il suo ingresso nel campo largo.

Arianna Meloni, botta e risposta Santanchè/Bonifazi

A sinistra sul caso Arianna ora fanno tutti le verginelle. Compreso Renzi che, pur di essere ammesso nell’esclusivo campo largo, rinnega quanto vissuto sulla propria pelle. Altro che fantasmi. Qui l’unico fantasma è quello della giustizia“, scrive su X il ministro del Turismo Daniela Santanché, esponente di Fdi.

Immediata la replica del parlamentare di Italia Viva Francesco Bonifazi: “Se fossi Daniela Santanchè prima di parlare di garantismo e Renzi, avrei il buongusto del silenzio“. Gli animi della Camera si accendono e il filo di Arianna Meloni potrebbe portare l’ascesa definitiva del campo largo della sinistra o la sua completa distruzione.

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