Il Caso Almasri non convince le opposizioni, Renzi : “C’è stato accordo con lo Stato? Serve verità”

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L’informativa del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, non ha placato l’ira delle opposizioni sul caso Almasry, ma è servita solamente ad alimentare altri dubbi e soprattutto a far crescere la rabbia e la frustrazione del centrosinistra. Najeem Osema Almasri, capo della polizia libica e ricercato della Corte penale internazionale per i reati di tortura e crimini di guerra, è stato arrestato in Italia lo scorso 19 gennaio, mentre si trovava a Torino. In soli due giorni, lo stesso Almasri ha fatto ritorno in Libia, a bordo di un volo di Stato e accolto dalle esultanze dei suoi cari e dei suoi colleghi.

Il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi
Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi

Un caso che ha lasciato esterrefatti i più e che per il momento ha ricevuto solo chiarificazioni sommarie. Il ministro dell’Interno ha infatti annunciato che nel corso della prossima settimana avrà luogo un’informativa più dettagliata e che, per il momento, egli può solo dire che il capo libico è stato scarcerato per motivi legati alla sicurezza nazionale. A questa spiegazione, si aggiunge quella legata ad una irritualità presente nelle modalità di arresto, in quanto gli agenti avrebbero agito in autonomia, senza informare il ministero della Giustizia, come previsto nei casi di mandato della Cpi.

Tali spiegazioni, però, non convincono ancora le opposizioni che ormai da tre giorni non vogliono lasciar decadere l’argomento. Oggi, dopo giorni di silenzio, è intervenuto il leader di Itali Viva, Matteo Renzi, che ha portato con sé il solito tono sarcastico e polemico. “Almasri ha fatto degli accordi con il governo italiano?“, si è chiesto l’ex sindaco di Firenze, chiarendo che, se questo fosse vero, allora vorrebbe dire che l’esecutivo Meloni porta avanti accordi con i trafficanti di uomini e non “dà loro la caccia in tutto il globo terracqueo“, come invece promesso.

In questo senso, quindi, secondo Renzi, il premier avrebbe mentito in diversi momenti fondamentali del suo cammino politico, compresa la manifestazione Atreju, a seguito della tragedia di Cutro e nel corso dei suoi diversi interventi in Parlamento. “Se invece la verità è un’altra, quale che sia, ce la dicano“, ha tuonato l’ex premier, esortando l’esecutivo a rendere partecipe l’intero parlamento di quello che sta divenendo un caso mediatico senza fine.

L’orda delle opposizioni fa fronte unito sul caso Almasri

Oltre a Matteo Renzi, sono molti altri i nomi che oggi hanno deciso di tornare sulla questione, nella speranza che al più presto possa essere fatta chiarezza. Tra questi c’è un durissimo Riccardo Magi, che ha sottolineato come le spiegazioni di Piantedosi non siano state affatto “credibili” e come, a maggior ragione, il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, dovrebbe riferire sull’accaduto. Ciò che ha notato il segretario di +Europa, però, è che le parole del ministro dell’Interno hanno sostanzialmente ammesso che il governo italiano riconosce che “ai vertici delle forza di polizia libiche vi siano soggetti pericolosi“.

Riccardo Magi, segretario di +Europa sulla peste suina
Riccardo Magi, segretario di +Europa sulla peste suina

Così, proprio in considerazione di questa ammissione, Magi ritiene che sia arrivato il momento di istituire una Commissione parlamentare d’inchiesta che faccia luce sugli accordi tra Italia e Libia. “Non è accettabile che il governo italiano fornisca importanti mezzi e risorse agli stessi apparati libici che poi definisce pericolosi“, ha infatti spiegato Magi. Sulla stessa linea di pensiero anche Raffaella Paita, di Italia Viva, che ha definito la situazione come “imbarazzante“, in quanto c’è “Nordio che mente, Piantedosi che tace, Tajani che farnetica“.

Tra i pochi a cercare di dare una spiegazione diversa c’è il viceministro FI alla Giustizia, Francesco Paolo Sisto, che ha sottolineato come l’Italia non siasotto scacco di nessuno” e che l’unico motivo che ha portato alla scarcerazione di Almasri è il “vizio procedurale che ha reso illegittimo l’arresto“. Inoltre, secondo la ricostruzione di Sisto, nel momento in cui il ministero della Giustizia è stato avvisato, il capo della polizia libica era stato già arrestato.

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