Almasri, Nordio: “Pasticcio della Cpi, io non sono un passacarte”

L'informativa dei ministri Matteo Piantedosi e Carlo Nordio alla Camera dei deputati non ha soddisfatto le opposizioni, che continuano a chiedere che Giorgia Meloni riferisca in Parlamento

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Il caso Almasri torna in Parlamento con l’informativa del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e dell’Interno, Matteo Piantedosi, che oggi riferiscono sia alla Camera dei deputati che al Senato della Repubblica, in riferimento alla liberazione del generale libico. Quest’ultimo è stato arrestato in Italia lo scorso 19 gennaio su mandato della Corte Penale Internazionale e rilasciato dopo due giorni, per poi essere rimpatriato tramite un volo di Stato. Massiccia la presenza di deputati in Aula, mentre risultano assenti il premier Giorgia Meloni e i vice Antonio Tajani e Matteo Salvini.

Tanta agitazione tra i deputati delle opposizioni che in alcuni momenti dell’informativa di Carlo Nordio sono intervenuti con vocii e baccano, costringendo il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, a chiedere il silenzio in Aula. In particolare, il centrosinistra è insorto nel momento in cui il Guardasigilli ha sottolineato come i documenti sul caso Almasri siano giunti in lingua inglese e con parti scritte in lingua araba. A conclusione delle due informative, i parlamentari di maggioranza si sono alzati in piedi, applaudendo i ministri.

Nordio su Almasri: “Tante incertezze, inesattezze e contraddizioni grossolane”

Il primo ad intervenire in Aula è stato il Guardasigilli, che ha incentrato il suo discorso sulle presunte “incertezze, inesattezze e grossolane contraddizioni“, presenti nella vicenda Almasri. In particolare, il riferimento sarebbe alle carte giunta dalla Corte penale internazionale, giunte al ministro in lingua inglese e con alcuni allegati in lingua arava. Secondo Nordio, che ha tuonato di non essere “un passacarte” ma un titolare di un ministero che ha la facoltà di interloquire con altri organi dello Stato, con altre istituzioni e ministri, all’interno di questi documenti era presente una “incoerenza“.

Intanto, l’Aula era divenuta teatro di agitazioni da parte delle opposizioni. Le parole del volto di lleanza Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli, hanno spinto il ministro a fermarsi e dedicarsi alle accuse a lui rivolte, rispondendo con un secco: “La cosa che più mi stupisce è che non avete letto le carte“. Tornando poi alla mancata coerenza, il titolare del ministero della Giustizia ha sostenuto che le date a cui far risalire i delitti di Almasri oscillavano tra il 2011 e il 2015.

Di fronte a questa discordanza, definita dal ministro “un vizio assoluto e non solo un errore materiale“, la trasmissione di richiesta al procuratore generale alla Corte d’Appello si sarebbe rivelata “non solo inopportuna ma prima ancora illegittima“, perché perché fondata su un arresto “irrazionale” e “contraddittorio“.

Il Guardasigilli ha sfruttato il momento per far riferimento alla magistratura, dicendosi “rammaricato” dei comportamenti messi in atto da alcune sue parti, ma ringraziandola per aver “ricompattato la maggioranza come mai prima“. Le sue parole hanno comportato le proteste del centrosinistra, con i deputati che si sono alzati in piedi e hanno urlato: “Basta“. Dai banchi del centrodestra si sono invece levati numerosi applausi.

Piantedosi: “Nessun ricatto al governo su Almasri”

Il ministro dell’Interno è quindi intervenuto subito dopo la conclusione dell’informativa di Nordio, aprendo la sua audizione con la dichiarazione che Almasri non è mai stato un interlocutore del Governo per vicende che attengono alla gestione e al contrasto del complesso fenomeno migratorio“. Matteo Piantedosi ha poi smentito che nelle prime ore in cui la vicenda è stata gestita, il Governo abbia mai ricevuto “alcun atto o comunicazione che possa essere, anche solo lontanamente, considerato una forma di pressione indebita assimilabile a minaccia o ricatto“.

Il titolare del Viminale ha infatti chiarito che ogni decisione sul caso Almasri è stata presa solamente in base a valutazioni compiute su fatti e situazioni e solo con la prospettiva di tutelare gli interessi dell’Italia. Piantedosi ha poi ribadito che l’espulsione del generale libico è stata dunque messa in atto per “esigenze di salvaguardia della sicurezza dello Stato” e per “evitare in ogni modo, un danno al Paese e ai suoi cittadini“. Per quanto riguarda l’utilizzo di un aereo di Stato per il rimpatrio di Almasri, il ministro ha messo in evidenza che la predisposizione dell’aereo “rientra tra quelle iniziative a carattere preventivo“, che spettano a coloro che devono gestire situazioni che implicano profili di tutela della sicurezza.

Schlein: “Meloni manca di rispetto al Paese”

Elly Schlein è intervenuta per prima a seguito delle dichiarazioni della maggioranza, affondando duramente contro le parole dei due ministri e soprattutto contro la decisione del premier Meloni di non riferire in Parlamento, per chiarire personalmente quanto accaduto. “Giorgia Meloni manca di rispetto all’Aula e al Paese“, ha infatti tuonato la leader del Pd, sottolineando che ancora una volta il premier avrebbe mandato avanti i suoi ministri per coprirsi le spalle.

La segretaria dem ha poi sostenuto che nel discorso di Nordio, che sarebbe intervenuto non come ministro della Giustizia ma come avvocato difensore di un “torturatore“, sarebbero presenti numerose discrepanze. In particolare, Schlein ha sostenuto una presunta contraddizione di Nordio sul tema degli atti della Cpi. Il ministro avrebbe prima criticato la lunghezza dei documenti e la lingua in cui erano scritti, per poi però dichiarare di aver trovato discrepanze sulle date dei crimini di Almasri, ritrovate proprio tra le pagine degli incartamenti della Cpi. Secondo la democratica, poi, i ministri avrebbero ammesso che quella presa dal governo è stata unascelta politica“.

Conte: “Nordio scandaloso, si vergogni”

Il secondo esponente delle opposizioni ad intervenire in Aula è stato il leader del M5S, Giuseppe Conte, che ha iniziato il suo intervento attaccando il Presidente del Consiglio per la sua decisione di non informare il Parlamento sul caso Almasri. “Adesso Meloni non parli più sui social o in tv, non si permetta per vigliaccheria di parlare davanti a qualche scendiletto“, ha tuonato il pentastellato, prima di iniziare un affondo contro il ministro della Giustizia. “È stato scandaloso“, ha dichiarato Conte, sostenendo che il ministro ha vestito i panni del “difensore del generale libico, “giudice assolutore“.

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