L’Associazione nazionale magistrati, reduce da una complessa giornata di manifestazioni contro il governo italiano, ha deciso di cimentarsi oggi in un ulteriore affondo contro l’esecutivo Meloni, stavolta collegato al delicato caso riguardante la scarcerazione del capo della polizia libica, Njeem Osama Almasri. Commentando le parole del Presidente del Consiglio, l’Anm ha infatti deciso di smentire le dichiarazioni del capo del Governo. Meloni, incalzata in Arabia Saudita sulla questione, si è allineata a quanto pronunciato dal ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, sostenendo che il ricercato dalla Corte penale internazionale (Cpi) si stato rilasciato su ordine della magistratura.
Secondo il sindacato dei magistrati, dunque, non sarebbe stato il loro settore a permettere la scarcerazione del cittadino libico, bensì una presunta “inerzia” del ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Secondo la giunta esecutiva centrale dell’Anm, che ha rilasciato la nota in merito alla questione, il Guardasigilli avrebbe “potuto e dovuto“, in quanto informato dalla polizia giudiziaria il 19 gennaio e dalla Corte d’appello di Roma il 20 gennaio, chiedere la custodia cautelare di Almasri.
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In questo modo, come spiega il sindacato, sarebbe stato possibile consegnare il detenuto alla Cpi, come da loro richiesto. L’Associazione, piuttosto piccata per le dichiarazioni del Presidente del Consiglio, ha deciso di concludere la nota con una certa durezza, per evitare che ulteriori voci, ritenute infondate, vengano condivise: “Almasri, per scelta politica e nel silenzio del Guardasigilli, è stato infine liberato, e, seppur indagato per atroci crimini, riaccompagnato con volo di Stato in Libia. Tanto va detto per amor di verità“.
Caso Almasri, le dichiarazioni di Meloni
Giorgia Meloni ha invece sostenuto un’altra versione degli eventi, sottolineando l’estraneità del governo dalla decisione di liberare Asrami. Quindi, secondo le parole del premier, il capo della polizia libico è stato scarcerato su iniziativa della Corte d’Appello e, in quanto soggetto pericoloso sul territorio italiano, il governo ha predisposto un volo di Stato che lo riaccompagnasse in patria. “Non si tratta di una innovazione, ma di una prassi consolidata“, ha quindi sostenuto il capo del Governo, chiarendo l’assenza di comportamenti non adatti.
Per quanto riguarda la richiesta della Corte penale internazionale di avere chiarimenti dalle autorità italiane riguardanti il caso, Meloni ha sostenuto che il Paese è pronto a collaborare, ma che allo stesso tempo anche l’Italia necessita di alcune chiarificazioni. “La Corte deve chiarire perché la Procura ci abbia messo mesi a spiccare questo mandato di arresto“, ha dichiarato Meloni, sottolineando come in queste settimane il capo della polizia libica abbia viaggiato liberamente per l’Europa, senza alcun tipo di problema giuridico.
Chi è Njeem Osama Almasri
Il caso Almasri inizia a delinearsi lo scorso 19 gennaio, quando le autorità italiane individuato il protagonista della vicenda allo Stadio di Torino, intendo a vedere la partita. Nella consapevolezza del mandato internazionale di arresto nei suoi confronti, emanato dalla Cpi, gli agenti hanno proceduto al fermo di Almsri e alla sua carcerazione. In soli due giorni, però, il capo della polizia libica viene liberato e trasferito nel suo Paese di origine tramite un volo di Stato.
Immediate le domande delle opposizioni e dell’opinione pubblica, che si chiede i motivi che abbiano spinto l’Italia a rilasciare il detenuto. Secondo una prima informativa, sembrerebbe che la liberazione sia avvenuta a causa di una “irritualità“, che si è verificata nel corso dell’arresto. Gli agenti avrebbero infatti proceduto in autonomia senza avvertire il Guardasigilli, come invece richiedono le procedure per l’estradizione. Durante una sua interrogazione in Aula, il ministro dell’Interno ha poi chiarito che Almasri è stato espulso dal Paese in quanto ritenuto un personaggio pericoloso per la sicurezza dello Stato.
Nel corso della prossima settimana, però, è prevista una informativa più dettagliata, che potrebbe chiarire i numerosi dubbi che al momento esistono sulla vicenda e finalmente comprendere se l’Italia abbia agito correttamente oppure no. Intanto, infuriano le opposizioni le immagini di Almasri che, giunto in Libia, viene accolto tra applausi e ovazioni. L’uomo è ricercato dalla Cpi per le accuse di tortura e crimini di guerra e contro l’umanità, per quanto condotto all’interno del carcere di Mitiga a Tripoli.
Sembrerebbe, infatti, che tra le mura della struttura detentiva, gestita proprio da Almasri, in quanto direttore dell’Istituto di riforma e riabilitazione della polizia penitenziaria di Tripoli. Secondo vari rapporti di Amnesty International, sembra che tra le mura di quel carcere siano state commesse torture, stupri, esecuzioni sommarie e si siano verificate sparizioni inspiegabili.
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