30 anni dall’alluvione del ’94: Mattarella: “Dopo una catastrofe nulla è come prima”

Redazione
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Sono passati 30 anni dalla devastante alluvione che colpì il Piemonte nel novembre del 1994, una tragedia che ha lasciato un segno indelebile nella storia della regione e nella memoria collettiva del Paese. Settanta morti, cinquecento feriti, migliaia di sfollati: il bilancio umano fu drammatico, e le ferite economiche e sociali ancora oggi fanno parte del ricordo di molti piemontesi. Oggi, ad Alessandria, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha partecipato alla commemorazione di quella tragedia, lanciando un messaggio di riflessione e responsabilità alle istituzioni e ai cittadini.

Un bilancio drammatico, una ferita ancora aperta

La piena del Tanaro, del Bormida, del Belbo e del Po travolse città come Ceva, Alba, Asti, Alessandria, Canelli, Garessio e molte altre, lasciando dietro di sé una scia di distruzione. “Quasi trecento i Comuni colpiti, molti dei quali completamente isolati — ha ricordato Mattarella —, tra cui ospedali e infrastrutture vitali”. Le province di Cuneo, Asti, Alessandria, Torino e Vercelli furono duramente provate. La tragedia rappresentò l’evento alluvionale più grave del Novecento piemontese, come sottolineato dall’Agenzia regionale per la protezione ambientale.

Memoria e responsabilità

Nel suo intervento, il Presidente ha sottolineato l’importanza di mantenere viva la memoria di quegli eventi non solo come dovere morale verso le vittime, ma anche come monito per il futuro. “Le tragedie lasciano tracce irreversibili nei luoghi e nelle persone. Dopo una catastrofe, nulla è più come prima”, ha detto Mattarella, invitando a riflettere sulla necessità di un approccio responsabile e di lungo periodo alla gestione del territorio.

La risposta del Paese e la sfida della prevenzione

Il Capo dello Stato ha elogiato la risposta del sistema italiano alla calamità, ricordando il ruolo cruciale delle Forze dell’ordine, dei Vigili del fuoco, delle Forze armate e della Protezione Civile, nata proprio sull’onda di emergenze simili. “L’Italia non si arrende: i volontari, gli ‘angeli del fango’, hanno mostrato la forza della solidarietà nazionale”, ha dichiarato. Ma l’appello di Mattarella va oltre la celebrazione dell’impegno passato: “Non possiamo limitarci a intervenire durante le emergenze; dobbiamo guardare alla prevenzione dei rischi con una visione di lungo periodo”.

La sfida ambientale

Il Presidente ha poi messo in guardia contro interventi inappropriati che possono aggravare i dissesti idrogeologici. «Se alteriamo l’ordine naturale del territorio senza cautele, andiamo incontro a eventi imprevedibili», ha avvertito. L’occupazione delle aree di espansione dei corsi d’acqua e la riduzione delle aree di deflusso sono state, secondo Mattarella, errori che hanno aumentato i rischi. «Sanare i dissesti richiede consapevolezza e responsabilità», ha concluso, invitando a una gestione sostenibile delle risorse idriche e a una maggiore attenzione per le aree interne e rurali.

Il messaggio per il futuro

L’intervento di Mattarella si è concluso con un richiamo alla solidarietà e all’unità nazionale: “Non lasciamoci fuorviare dalla straordinarietà degli eventi. La memoria è un dovere, ma anche un appello alla responsabilità collettiva. Solo così potremo onorare davvero chi ha sofferto e chi, con coraggio, ha ricostruito”.

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