Il tanto atteso vertice sul protocollo Italia-Albania si è svolto oggi a Palazzo Chigi, come anticipato ieri dal Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in occasione della conferenza stampa nella Lapponia finlandese, dove si era recata per partecipare al vertice Nord-Sud. Alla presenza del premier, del ministro degli Esteri Antonio Tajani, del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, del ministro della Difesa Guido Crosetto, del ministro per gli Affari europei Tommaso Foti e del sottosegretario Alfredo Mantovano, si è discusso principalmente dei nuovi passi da compiere per poter riattivare in maniera efficace i centri di Schengjin e Gjiader.
Dopo i due fallimentari trasferimenti di migranti nel mese di novembre, il governo ha dato avvio ad una serie di provvedimenti che hanno scatenato un certo sommovimento nel Paese, anche dal punto di vista dello scontro tra toghe e politica. Il vertice, quindi, ha avuto anche lo scopo di riflettere sulla sentenza della Cassazione che qualche giorno ha tracciato le linee guida che il governo dovrà seguire per la questione relativa all’identificazione dei Paesi sicuri.
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Anche su questa sentenza, però, non sono mancati gli scontri, visto che maggioranza e opposizione avrebbero visioni ben diverse sulle parole della Cassazione. Da un lato ci sono le forze di maggioranza che, capitanate da Giorgia Meloni, sostengono che i giudici abbiano dato ragione all’esecutivo, di fatto evidenziando che la scelta dei Paesi da ritenere sicuri spetta al governo italiano. Dall’altro, invece, le opposizioni continuano a sottolineare che un’altra parte della sentenza, di fatto, affida ai giudici italiani il compito di giudicare caso per caso se un migrante può effettivamente tornare nel suo Paese di origine o no.
Vertice Albania, Meloni: “Forte consenso Ue su centri“
Nella nota rilasciata da Palazzo Chigi sui centri in Albania, il premier Meloni sottolinea nuovamente l’importanza dell’iniziativa italiana, che viene guardata con interesse anche da Paesi stranieri. In questo senso, quindi, secondo il Presidente del Consiglio, vi sarebbe un “forte consenso” da parte dell’Ue, in particolare dall’Olanda e dalla Danimarca, come emerso dalle riunioni promosse dai primi ministri di questi Paesi.
L’obiettivo attuale, quindi, è quello di continuare a lavorare allo scopo di rendere i due hotspot albanesi realmente funzionali e trasformarli in un modello da riproporre anche in altri Paesi extraeuropei. Il vertice di oggi ha quindi ribadito la collaborazione dell’Italia con gli altri partner Ue, in linea con “le Conclusioni del Consiglio Europeo dello scorso 19 dicembre“, su situazioni innovative che possano rispondere all’emergenza del fenomeno migratorio.
Su tale questione si è espresso anche il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, sottolineando la volontà italiana di riprendere al più presto i lavori per “contrastare i trafficanti di esseri umani“, in quanto le soluzioni innovative finora trovate dal nostro Paese sono state “apprezzate e vengono apprezzate anche da altri Paesi“. Il vicepremier ha poi, a sua volta, commentato la sentenza della Corte di Cassazione, allineandosi alle parole del premier e sottolineando che questa “conferma la bontà delle scelte del governo“.
La reazione delle opposizioni
Il vertice di oggi ha poi scatenato dure reazioni all’interno delle fila delle opposizioni, che si dicono ugualmente sconvolte dal tentativo del governo di modificare il reale contenuto di una sentenza della Corte di Cassazione. “Con un gioco delle tre carte, l’esecutivo ha scelto di travisare volontariamente la pronuncia della Corte di Cassazione sul decreto flussi, nella parte che riguarda i Paesi sicuri“, ha infatti dichiarato Riccardo Magi, segretario di +Europa, sostenendo che al momento l’esecutivo continua a “fare spallucce” sul tema delle risorse utilizzate per la costruzione e l’attivazione dei centri albanesi.
Durissime anche le parole della vicepresidente del M5S, che ha posto nuovamente l’accento sul dispendio di risorse che ha seguito l’apertura dei centri. “Un miliardo di euro buttati nel cesso sottratti ad esempio alla sanità pubblica, centinaia di poliziotti piazzati lì che non sono a lavorare nelle nostre stazioni“, ha sostenuto Chiara Appendino, aggiungendo poi che, anche se i centri dovessero entrare in funzione, questi non basterebbero a risolvere il problema dell’immigrazione irregolare nel nostro Paese.
“Una volta era Giorgia Meloni a fare campagna contro lo Stato perché dava 30 euro al giorno ai migranti: ora che al governo c’è lei per i centri in Albania vengono dati più di 85 mila euro per migrante“, ha invece sottolineato Angelo Bonelli, leader di Avs, chiarendo, poi, che il presunto travisamento della sentenza della Cassazione da parte della maggioranza indica non una “bugia“, ma un “analfabetismo politico“.
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