Addii Azione, Calenda: “Quando si sta all’opposizione, non si passa in maggioranza a metà legislatura”

Calenda ribadisce che Azione è "distinto dal campo largo e dai populismi di destra e di sinistra" e è "al centro dello schieramento politico così come hanno voluto gli elettori ed è impegnata nella costruzione di una proposta riformista e pragmatica"

Redazione
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Il leader di Azione Carlo Calenda è infuriato contro i 4 politici che hanno deciso di abbandonare il partito, nonostante auguri loro “buona strada”. Si parla di Enrico Costa, che è tornato a Forza Italia, e Mariastella Gelmini, Mara Carfagna, Giusy Versace, delle quali ancora non si conosce il prossimo passo, ma si sa che guarderanno con attenzione al centrodestra.

Gli addii ad Azione

Il pretesto principale condiviso dai politici che hanno abbandonato il partito è stato il troppo avvicinamento di Azione al campo largo e anche il sostegno al candidato di centrosinistra per le elezioni in Liguria Andrea Orlando.

Mariastella Gelmini, Mara Carfagna, Giusy Versace ed Enrico Costa lasciano Azione
Mariastella Gelmini, Mara Carfagna, Giusy Versace ed Enrico Costa lasciano Azione

Mariastella Gelmini, per esempio, in un’intervista al Corriere della Sera, ha dichiarato di aver vissuto con disagio ogni decisione presa da Azione in direzione del campo largo. “In tre Regioni su tre l’alleanza con Pd, sinistra radicale e Cinque Stelle. Di fronte a questo, non potevo far finta di nulla. La mia storia parla per me” ha commentato. Ha affermato con certezza di non essere di sinistra e che non ha alcuna intenzione di diventarlo ora, quindi l’appoggio al candidato di centrosinistra ligure è stato “la goccia che ha fatto traboccare il vaso”. Se fosse stato per lei avrebbe invece sostenuto il candidato di centrodestra Bucci.

Ha continuato a spiegare che “il fallimento del Terzo polo, di cui non mi sento
responsabile, ha reso più difficile il consolidamento del centro come entità autonoma, ma la mia metà campo non può essere quella della sinistra radicale e del populismo a cinque stelle. Non si può considerare questa scelta come locale, ma una scelta che prefigura un posizionamento nazionale”.

Ha concluso che da cattolica e moderata continuerà a portare avanti le sue battaglie, ma ancora non è sicura sulla strada da intraprendere. Infine ha risposto alle accuse di tradimento di Calenda dicendo che “se c’è stato un tradimento è il fallimento del Terzo polo e la scelta di Azione di allearsi con M5S e Avs”.

L’ira di Calenda e dei membri di Azione

Il leader Calenda commenta la situazione disperata dicendo che il problema non è lasciare il partito, perché se uno non si trova bene è libero di farlo, ma dire addio a metà legislatura: “Quando si viene eletti all’opposizione, se si ha rispetto per gli elettori, normalmente non si passa in maggioranza a metà legislatura. È chiaro che tradiscono il mandato elettorale e ne rispondono agli elettori”. 

E ribadisce, nella relazione della Direzione Nazionale di Azione svoltasi ieri sera, che il posizionamento di Azione è “distinto dal campo largo e dai populismi di destra e di sinistra”. Azione è al centro dello schieramento politico così come hanno voluto gli elettori”, per offrire una proposta “riformista e pragmatica”. Tutto ciò è condiviso compattamente dai membri della Direzione.

Calenda nel programma di Rai 3 Agorà ha precisato inoltre che nel partito “non è cambiato niente. Dobbiamo fare un percorso lungo fino alla fine della legislatura fatto di ciò che ha contraddistinto Azione, cioè se c’è una proposta giusta Azione la vota. Credo dobbiamo continuare a farlo e rilanciarlo. Bisogna radicare ancora di più il partito, ma noi siamo un partito che ha nel centro il luogo delle soluzioni“. Ha poi aggiunto che “la discussione sul campo largo è noiosissima, le uniche agende espresse sono di Avs e di M5s, io non so cosa pensa il Pd di tutte le questioni”.

Il capogruppo alla camera di azione, Matteo Richetti, ha seguito la linea di risposta di Calenda, dicendo che non è vero che il partito si è avvicinato al campo largo, “perché se c’è una cosa che ci rinfacciano gli elettori è di non aver scelto”. Infatti Azione nei diversi territori si schiera a volte con il centrodestra e altre con il centrosinistra.

“Noi scegliamo in base ai programmi e ai candidati” ha precisato Richetti, sottolineando che il motivo per cui hanno deciso di non entrare al campo largo è “che o cominciamo a costruire coalizioni che assicurano la capacità di governare, oppure possiamo anche fare l’ammucchiata per mandare a casa Meloni e la destra, ma il minuto dopo abbiamo un onere a cui non sappiamo rispondere”. 

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