Lo strano istituto degli arresti domiciliari e la vicenda Verdini

Per Denis Verdini, per molti anni dominus della politica di Forza Italia, ideatore e realizzatore del Patto del Nazareno l’inciampo bancario è stato fatale. Condannato per bancarotta fraudolenta, era agli arresti domiciliari

di Salomone
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Per Denis Verdini, per molti anni dominus della politica di Forza Italia, ideatore e realizzatore del Patto del Nazareno l’inciampo bancario è stato fatale. Condannato per bancarotta fraudolenta, era agli arresti domiciliari. Autorizzato dai giudici a recarsi a Roma due volte al mese solo per cure odontoiatriche. Il ristorante, una vita di relazioni sociali e di affari, lo hanno tradito. La domanda è semplice: se Verdini avesse convocato le stesse persone nell’anticamera del dentista avrebbe rispettato le disposizioni dei magistrati? Oppure è stata la sua incorreggibile predilezione per il ristorante a condannarlo alla detenzione nel carcere di Sollicciano?

Denis Verdini è passato dagli arresti domiciliari alla detenzione nel carcere di Sollicciano. La motivazione è semplice: ha violato il regime dei domiciliari poiché fra la fine del 2022 e il gennaio 2023 si è recato a Roma dove poteva recarsi due volte al mese per le cure odontoiatriche, e, invece, una volta lasciata la sedia del dentista si è intrattenuto a cena con amici in un ristorante del centro. Brutta storia e i magistrati, applicando la legge, hanno disposto il suo ritorno in galera, a Sollicciano. Le condizioni dell’istituto sono quanto di più precario, come ci dicono le cronache. E precaria sembra essere la condizione psicologica di Verdini, che si ritrova, a 72 anni, a vivere una dimensione della vita dura a qualsiasi età ma fisicamente sfidante per chi ha superato una certa soglia anagrafica.

Verdini tra leggi e regole

 Verdini ha violato le leggi e le regole, su questo non si possono nutrire dubbi. A Roma poteva recarsi solo ed esclusivamente per le cure odontoiatriche. Il personaggio, si sa, non sa contenersi, autentico “animale” sociale, l’uzzolo per gli affari lo ha sempre avuto e, perché no? Deve essersi detto, non approfittare del salto a Roma per attovagliarsi con amici e conoscenti? Posso mica riceverli nell’anticamera del dentista, è poco dignitoso.

Ecco dove sta l’inghippo dell’istituto dei domiciliari: Verdini è stato tradotto in carcere perché ha visto persone oppure perché dopo le cure odontoiatriche doveva salire in macchina e tornarsene a Firenze senza andare al ristorante? Se il problema sono le persone che ha incontrato lo stesso problema non si sarebbe posto se, per esempio, Verdini le avesse convocate nell’anticamera del dentista per trattare i suoi affari?

Verdini e i 300km concessi per raggiungere il dentista

Le risposte possono essere diverse ma tutte, nessuna esclusa, con questa lacuna di fondo. Lacuna, va precisato, costruita anche ad opera delle sentenze di tribunale. Per dire: al momento di autorizzare Verdini a recarsi a Roma due volte al mese per vedere il suo dentista, i magistrati davvero non hanno considerato che dentisti si trovano anche a Firenze? Perché allora riconoscere all’imputato di percorrere 300 km per avere un sorriso smagliante? E una volta fatto quel tragitto, prima di ripeterlo per il ritorno, davvero Verdini non aveva il diritto di rifocillarsi nel modo che a lui sembrava più utile?

 Chi invoca la sua scarcerazione non deve farlo sollecitando la comprensione o la pietas dei magistrati. Meglio sarebbe contestare la linearità di un istituto – gli arresti domiciliari – a tutt’oggi pieno di contraddizioni e tale da lasciare un margine di discrezionalità abnorme alla valutazione del magistrato.

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