Un Capodanno senza artisti di punta, un Circo Massimo desolato e un rapper pronto a trasformare una censura in una consacrazione. Non è l’incipit di un romanzo distopico, ma la cronaca della settimana più movimentata di Roma. Tutto è iniziato con Tony Effe, ex membro della Dark Polo Gang, invitato a esibirsi per l’evento di Capodanno al Circo Massimo. Invito revocato dal Campidoglio, con accuse di misoginia e violenza che hanno accompagnato la decisione. Una scelta che, anziché chiudere la questione, ha alimentato polemiche e colpi di scena degni di una sceneggiatura Netflix.
La reazione non si è fatta attendere. Lazza, collega di Tony Effe, ha attaccato sui social: “Ogni volta che qualcuno del rap entra nel mainstream, lo si attacca. Basta censurare il lavoro degli altri solo perché non lo capite”. Anche Emma Marrone, icona femminista, ha definito la scelta “un brutto gesto”, mentre Selvaggia Lucarelli ha sfoderato il suo sarcasmo: “Mi fa sorridere l’idea che si dica che Tony Effe non dovrebbe esibirsi a Sanremo, mentre non si ha nulla da eccepire se a Sanremo canta uno che picchia la gente sotto casa e fa affari con pregiudicati della curva sud del Milan”. Un chiaro riferimento al rapper Fedez e alle recenti vicende controverse che lo hanno coinvolto. “Il problema è che in tutto il Paese ci si preoccupi più di censurare che di comportamenti davvero censurabili”, ha sottolineato Lucarelli. Un pensiero che punta al cuore delle contraddizioni italiane, divisa tra moralismi e indifferenza.
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E proprio mentre Roma sembrava già sprofondata nel caos organizzativo, ecco arrivare il trio delle meraviglie. Carlo Calenda, in una delle sue tipiche uscite a effetto, ha tuonato: “Roma non è una città, è una sitcom. Qui censuriamo un rapper e intanto al Circo Massimo ci ritroviamo i fuochi d’artificio dell’incompetenza”. Il suo sarcasmo, per una volta, è parso quasi tenero rispetto a quello di Alfredo Antoniozzi, di Fratelli d’Italia, che ha definito la situazione “l’ennesimo esempio di come a Roma l’arte sia solo un pretesto per discutere di tutto tranne che di arte”. Poi ha proposto, con una certa serietà inquietante, di sostituire Tony Effe con un’esibizione lirica: “Perché non pensiamo a una Tosca sotto le stelle?”.
Nel frattempo, il sindaco Roberto Gualtieri ha cercato di salvare la faccia con una dichiarazione che passerà alla storia: “Il Capodanno al Circo Massimo sarà un momento di riflessione per tutti noi”. Considerato che al Circo Massimo ci sarà il silenzio dei non-eventi, il momento di riflessione sembra garantito. Gualtieri ha poi aggiunto, con tono solenne, che “la cultura deve essere inclusiva e rispettosa”. Certo, inclusiva come una porta chiusa.
Se attribuissimo ai testi dei rapper una funzione pedagogica, probabilmente si chiamerebbero tutti Montessori, Rousseau o Kant. Invece, parliamo di un riflesso delle idee sulla donna — se di idee possiamo parlare — se non addirittura di registri stilistici propri di un genere musicale. I testi possono piacere o disgustare, ma imporre a un artista cosa cantare rappresenta un errore. La cosa peggiore di una canzone brutta cantata su un palco è censurarla.
L’effetto immediato della “scomunica”? Mahmood e Mara Sattei, solidali con Tony Effe, hanno rinunciato all’evento, lasciando il Circo Massimo senza star di richiamo. La giunta Gualtieri naviga nel caos: mentre si sondano improbabili alternative (qualcuno ha davvero proposto Povia?), il danno d’immagine è ormai fatto. Roma, culla dell’arte e del dialogo, appare incapace di organizzare un Capodanno senza polemiche.
Tony Effe, però, non è rimasto a guardare. In risposta alla controversia, ha organizzato il “Capodanno da Tony” al Palaeur, sempre a Roma, offrendo i biglietti a un prezzo calmierato. Un evento che sembra voler ribadire il suo legame con il pubblico, trasformando la censura subita in un’opportunità per celebrare il nuovo anno con i fan.
Se il palco romano è stato negato, quello di Sanremo potrebbe rappresentare il riscatto per Tony Effe. Il rapper è pronto a presentare “Dammi ‘na mano”, un brano che mira a evitare polemiche misogine ma che, secondo indiscrezioni, promette di diventare un manifesto generazionale. La scena trap, offesa dal trattamento riservato al suo idolo, potrebbe riversarsi in massa sul televoto, trasformando l’Ariston in un’arena per il riscatto della trap italiana.
Nel frattempo, Roma affronta un Capodanno dai contorni tragicomici. Mentre il Campidoglio tenta di salvare la faccia, la città si interroga: è questa la strada per combattere il maschilismo? Forse è tempo di distinguere tra violenza e provocazione artistica, tra moralismi sterili e vere battaglie culturali. E mentre i riflettori si spostano su Sanremo, Tony Effe potrebbe davvero emergere come il vincitore inatteso di questa vicenda. Chissà.
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