Gli atenei okkupati per solidarizzare con Hamas hanno trovato la loro paladina dei diritti umani: Leila Khaled, la terrorista autrice di due drammatici dirottamenti aerei nel 969 e nel 1970, che ha tenuto “lezione” da remoto sia all’Università Orientale di Napoli che all’ateneo di Torino. Khaled fa parte del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, un’organizzazione classificata come terroristica da Israele, dagli Usa e dalla stessa Unione Europea, fu arrestata a Londra e poi rilasciata nell’ambito di uno scambio di prigionieri.
Negli atenei italiani, come dimostra plasticamente il documento firmato da quasi quattromila docenti e ricercatori, l’attacco di Hamas a Israele ha accentuato le spinte all’abiura dei valori occidentali, considerati elemento di coercizione e non di libertà, e i cattivi maestri che ieri spargevano il sangue con gli attentati oggi salgono impunemente in cattedra con l’obiettivo di imporci un nuovo sistema di valori. E’ l’ultima frontiera di un’egemonia culturale che, dopo aver combattuto l’Occidente in nome dell’ideologia comunista, ora ha trovato nell’Islam radicale il nuovo feticcio da adorare, se possibile ancora più pericoloso.
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La contiguità di una certa sinistra con il terrorismo è però un fenomeno che viene da lontano. Ai tempi di Berlinguer, i brigatisti erano i famosi “compagni che sbagliano”, e il Pci ebbe poi un ruolo importante nella sconfitta del terrorismo. Ma, finita la terribile stagione degli anni di piombo, divennero anche compagni da sistemare negli apparati dello Stato, oppure nelle cooperative rosse, perché il richiamo della foresta era comune, e in una parte del postcomunismo italiano rimase il retaggio mentale secondo cui chi sparò lo fece, in fondo, per la giusta causa della rivoluzione proletaria.
Gli esempi sono innumerevoli, primo fra tutti quello che riguardò l’ideologo delle Br, Giovanni Senzani, al quale la Regione Toscana – attraverso l’associazione Pantagruel – affidò addirittura un progetto di cultura della legalità consegnandogli le password di accesso a documenti riservati del Viminale.
Lo sconcertante buonismo della sinistra nei confronti dei protagonisti della lotta armata portò anche all’elezione in Parlamento di un condannato per aver organizzato un omicidio politico, e il ministro Ferrero, di Rifondazione Comunista, affidò addirittura una consulenza a una brigatista del rango di Susanna Ronconi.
Non fecero quasi più notizia, inoltre, i continui inviti al fondatore delle Br Renato Curcio, che quasi ogni settimana saliva in cattedra in atenei di mezza Italia guidati da rettori vicini alla sinistra, o i “comizi autorizzati” che tenne Oreste Scalzone, o i convegni in cui Toni Negri poteva illustrare senza contraddittorio le sue teorie eversive. Fece molto scalpore, in quel clima imprudentemente riconciliatorio (visto che l’Italia era l’unico Paese in cui all’inizio del Terzo Millennio si uccideva ancora in nome del comunismo), il fatto che che chi aveva organizzato l’agguato mortale al generale dell’Aeronautica militare Licio Giorgieri, venisse chiamato a curare l’allestimento di mostre al Macro, il Museo comunale d’arte contemporanea fiore all’occhiello dell’amministrazione comunale di Roma.
Si trattava di Claudia Gioia, ritenuta responsabile anche del ferimento del giuslavorista Antonio Da Empoli. E chi ha buona memoria ricorda anche le polemiche per i 12mila euro di consulenza riconosciuti dal Campidoglio a Silvia Baraldini, condannata negli Stati Uniti a 43 anni di reclusione ed estradata solo con la promessa, non mantenuta, che avrebbe terminato di scontare la sua pena in Italia. La “riabilitazione” dei cattivi maestri che non hanno mai rinnegato gli anni di piombo fu fatta in nome della pacificazione nazionale, e fa il paio con la tolleranza nei confronti di centri sociali potenziali focolai dell’eversione rossa e ora schierati col terrorismo palestinese, come dimostra il recente tentato blitz negli uffici dell’Ue a Roma.
Oggi ai rivoluzionari di un tempo, insomma, si sono sostituiti i fiancheggiatori dell’Islam radicale, che spargono il loro odio antisemita in atenei che rischiano di trasformarsi in palcoscenici per i fomentatori di odio contro Israele e contro l’Occidente.
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