Migranti: l’attacco del governo francese all’Italia apre una crisi immotivata e dannosa

Red
6 Min di lettura

Macron e i suoi tornano a dare la colpa all’Italia: Meloni “incapace di affrontare il problema”. Ma da che pulpito viene la predica?

La Francia ha attaccato di nuovo l’Italia sul tema dei migranti: in un’intervista radiofonica il ministro degli Interni Darmanin ha definito il governo Meloni “incapace di affrontare il problema”, “un governo di estrema destra scelto dagli amici di Marine Le Pen, ma non in grado di gestire i problemi migratori per i quali è stata eletta”. In grande difficoltà nel suo Paese, Macron e i suoi tentano di riconquistare consensi con l’arma più facile: dare la colpa all’Italia. Ma è un disegno di corto respiro: al di là delle dichiarazioni distensive, mai seguite dai fatti, la Francia si è sempre schierata col fronte europeo che intima all’Italia di non respingere i migranti, salvo poi protestare se una parte di questi poi passa il confine. Lo stesso Macron poche settimane fa aveva detto che la questione migranti doveva essere risolta a livello comunitario, e ora farà bene a smentire le parole del suo ministro, altrimenti si renderà responsabile di una crisi diplomatica che non conviene a nessuno.

Quando fu costretto a far sbarcare a Marsiglia i migranti salvati da una Ong francese, Macron sospese per rappresaglia contro Roma il patto con cui la Francia si era impegnata ad accogliere 3500 migranti dall’Italia, ma ne aveva ospitati solo 38. Basterebbe questo dato per mettere a nudo la strumentalità delle accuse di Parigi, ma è tutta la tradizionale politica transalpina sull’immigrazione a smascherare la doppia faccia di Macron, buonista quando pontifica sul dovere morale italiano di accogliere indistintamente tutti, e inflessibile quando si tratta di difendere le sue frontiere attraverso respingimenti, controlli ferrei, pattugliamenti e pesanti sanzioni alle Ong: non a caso tre giorni fa la premier Borne ha annunciato l’invio di altri 150 gendarmi a Ventimiglia.

La Francia che ci fa la morale è la stessa che ai tempi del socialista Hollande sospese unilateralmente il Trattato di Schengen per motivi di sicurezza interna, e che ogni giorno rispedisce da anni un centinaio di migranti verso Ventimiglia. C’è un paradosso che le autorità italiane hanno il dovere di segnalare ai vertici comunitari che fanno finta di non vedere: se l’Italia chiede che i migranti sbarchino non solo nei suoi porti è “disumana”, ma se la gendarmeria francese usa i manganelli abbandonando i migranti senza cibo, acqua e cure mediche in attesa del soccorso italiano, il pugno duro – e palesemente inumano – viene giustificato in nome della ragion di Stato.

La politica della fermezza e dei respingimenti iniziò col governo Sarkozy: già allora migliaia di immigrati clandestini rimasero accampati per mesi nella cittadina ligure in attesa di un impossibile ricongiungimento con i familiari d’Oltralpe. La gendarmeria blindò le frontiere, a Ventimiglia come a Modane, altro cruciale valico di passaggio di tunisini, libici e nordafricani via terra. Non era certo questa la barriera che si immaginava quando l’Europa varò il trattato di Schengen, un trattato che si ritorse contro l’Italia a causa degli accordi siglati con la Francia dal governo Prodi. Bastano alcune cifre impietose a ricordare cosa accadde: in un solo anno su 13.132 clandestini scoperti alla frontiera italo-francese di Ventimiglia, 10.073 furono rimandati in Italia e solo 3.059 trattenuti in Francia. Ancora più sbilanciate le proporzioni registrate a Modane: 9.984 fermati e di questi 9.210 catturati e rispediti in Italia, con frequenti sconfinamenti dei gendarmi francesi sul nostro territorio.

Durante la crisi migratoria del 2015, poi, la risposta francese fu ancora più dura: confine blindato, il trattato di Schengen sulla libera circolazione cancellato in un’ora, controlli severissimi su ogni auto in transito. Vennero respinti anche i minori non accompagnati, in violazione di tutti gli accordi e le convenzioni internazionali. Anche allora la Francia si era impegnata ad accogliere 9.816 migranti dall’Italia, ma ne accolse solo 640. Non solo: a gettar una luce di verità sulla disumanità francese ci sono allucinanti reportage da Mentone, dove i migranti sono stati spesso rinchiusi in container di alluminio prima di essere respinti in Italia, come documentato con dovizia di particolari da Amnesty International, denunce rimaste però inascoltate da Bruxelles, dove si rampogna solo l’Italia e si consente alla Francia di impartire lezioni.
La reazione sproporzionata e abnorme di Macron sulla vicenda della Ocean Viking, pochi mesi fa, nascondeva sia un’evidente debolezza politica sul fronte interno sia, più in generale, una cattiva coscienza nei confronti dell’Italia. Ci pensò Le Figaro a mettere il dito nelle contraddizioni del governo francese, definendo “pasticciata” la sua politica migratoria e dicendo che Macron – a forza di dire o fare una cosa e il suo contrario – è finito nella sua stessa trappola: prima accusò di razzismo un deputato del Rassemblement National che si opponeva all’arrivo della nave Ong, e poi scatenò una sorta di guerra santa contro Roma facendo di tutto per non accoglierla. Ora ci risiamo, ma la Francia non ha alcun titolo per farci la predica.

© Riproduzione riservata

Condividi questo Articolo