Incendi Cile: commissionati dai privati per edificare sulle ceneri dei boschi nativi

Gli incendi che hanno interessato la V Regione di Valparaiso erano intenzionali e lo conferma il procuratore Osvaldo Ossadon. Le accuse coinvolgono le aziende immobiliari interessate ad edificare sui territori devastati dalle fiamme

Anita Armenise
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Confermati i timori secondo cui gli incendi che hanno colpito la Quinta Regione del Cile sono stati intenzionali. È quanto si apprende dalle dichiarazioni del procuratore Osvaldo Ossandón che ha sottolineato che è stato possibile identificare il punto esatto in cui sono scoppiate le fiamme, precisamente nel settore Las Tablas, nella Riserva del Lago Peñuelas.

Incendi Cile, confermati i timori di intenzionalità

Secondo il quotidiano La Tercera, sono stati registrati quattro focolai appiccati contemporaneamente e nei luoghi degli incendi è stata riscontrata la presenza di benzina e paraffina. Per questo motivo è stato disposto che la Brigata Investigativa sui Crimini contro l’Ambiente e il Patrimonio Culturale (Bidema) svolga le dovute perizie sul luogo. Attesa dal governo l’ufficialità delle accuse.

Gli incendi nella Quinta Regione del Cile sono stati tutt’altro che casuali. Una buona parte dell’opinione pubblica, tra attivisti e abitanti della zona, crede che il fuoco venga utilizzato come strumento per permettere il cambiamento dell’uso del suolo nelle zone in cui domina la natura delle foreste native. Il dito è puntato contro le aziende del settore immobiliare.

Incendi Cile, le motivazioni dei privati

L’allarme è stato lanciato da varie organizzazioni della società civile che hanno avanzato l’ipotesi che gli incendi che da anni colpiscono la zona di Vina del Mar siano intenzionali, commissionati dalle imprese che vogliono costruire in quelle aree.

In Cile le informazioni su una possibile relazione tra incendi e urbanizzazione sono scarse. Ciononostante, esistono precedenti che confermano che questa relazione non è affatto insolita. Jonathan Alejandro Caviedes Vargas, nella sua tesi di laurea magistrale dal titolo “Costruendo sulle ceneri, gli incendi boschivi sono usati come strumento informale per l’espansione urbana del Cile centrale?”, fa riferimento a questa specifica situazione.

Incendi Valparaiso

Esistono quattro aree del paese che confermerebbero la tesi secondo cui gli incendi boschivi spianano la strada alle società immobiliari. Queste quattro zone sono quella di Valparaíso, Quilpué, San Antonio e Puerto Montt. Il motivo alla base dell’operazione sarebbe riconducibile a due fattori: il primo riguarda le norme restrittive sulla protezione delle specie autoctone, quindi sull’eliminazione di una vegetazione protetta. E il secondo che riguarda gli elevati costi che lo sgombero del suolo può avere, come l’allontanamento degli abitanti dalle zone interessate.

Cile: incendi Valparaiso, i progetti strutturali interessati

Non esiste una norma che definisca i comportamenti da tenere in seguito ad un disastro ambientale, e che regoli la riconversione del suolo dei territori colpiti. Perciò sembrerebbe che il destino del suolo sia lasciato nelle mani delle lobby e dei privati. L’utilizzo degli incendi sarebbe quindi uno strumento facile ed economico per spianare la strada ai progetti delle aziende: progetti quali la Ruta Periferica o strada del nord, come indicato da alcuni social di organizzazioni ambientaliste che fanno chiarezza sulle coincidenze tra i terreni bruciati e il progetto infrastrutturale.

La Ruta periferica permetterebbe di collegare l’accesso al porto di Valparaíso e Concón, un’autostrada che faciliterebbe la circolazione di beni, persone e capitali. Questo progetto passa casualmente attraverso alcune aree attualmente in fiamme. Cominciando da Placilla, nella riserva del Lago Peñuelas, fino ad una altro focolaio a Villa Alemana: quest’ultimo, come riferiscono gli abitanti della zona, cominciò ad avanzare verso Quilpué, el Olivar, Canale di Beagle, El Salto e poi Viña de los Cerros.

Esiste, dormiente nel Congresso da 4 anni, un progetto di legge che potenzialmente porrebbe un freno a questa pratica speculativa. L’iniziativa fu presentata nel 2019 e aveva lo scopo di stabilire un divieto per 30 anni ai cambiamenti d’uso del suolo nelle aree colpite da incendi. La norma era indirizzata ad evitare attività incompatibili con il ripristino della copertura vegetale, come l’urbanizzazione e l’edificazione.

Questa legge costituirebbe una misura risolutiva in quanto vieterebbe l’edificazione sui suoli danneggiati dal fuoco, applicando una moratoria di 30 anni in cui è impossibile cambiare l’uso del suolo e promuovendo il rimboschimento della vegetazione nativa perduta. “Daremo urgenza legislativa, lavoreremo su questi progetti“, ha detto il presidente Gabriel Boric in relazione alle iniziative del Congresso Nazionale e pronunciandosi sull’urgenza di tale regolamentazione.

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