Gli scontri alla Sapienza e il discorso di Meloni: cosa non torna

Anastasia Borra
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Mentre il nuovo premier pronunciava il suo discorso programmatico, gli agenti della Celere in tenuta antisommossa placavano un corteo pacifico nell’ateneo romano a colpi di manganello

Alle ore 11 di martedì 25 settembre, Giorgia Meloni, nuovo presidente del Consiglio – il maschile è volutamente richiesto dalla stessa – ha pronunciato il suo discorso programmatico di fronte al neo eletto Parlamento. Tanti i punti snocciolati, tante le incoerenze pronunciate e le promesse di un cambiamento radicale per l’Italia. 

Fra i momenti di più alta carica passionale, Meloni si rivolge direttamente ai giovani, consapevole di non rispecchiare per la maggior parte di loro la figura politica che avrebbero sperato vedere ai vertici di palazzo Chigi

Io penso di conoscere abbastanza bene l’universo dell’impegno giovanile. Una palestra di vita meravigliosa, indipendentemente dalle idee politiche che si sceglie di difendere e promuovere. E confesso che difficilmente riuscirò a non provare un moto di simpatia anche per coloro che scenderanno in piazza per manifestare contro le idee del nostro governo. Perché, inevitabilmente, tornerà nella mia mente una storia che è stata anche la mia, questa la promessa di Meloni

Sorprende che un leader politico si rivolga ai giovani con tanta empatia, pronta a comprendere le loro esigenze non solo quando sono in linea col suo pensiero politico, ma anche nelle divergenze. 

Meloni poi continua e dice: “Voglio dire a questi ragazzi che inevitabilmente scenderanno in piazza contro di noi che ricordo una frase di Steve Jobs che diceva “Siate affamati, siate folli”, alla quale vorrei aggiungere “siate liberi”, perché nel libero arbitrio c’è la grandezza dell’essere umani”. Scrosci di applausi dalla nuova maggioranza, una nuova pacatezza che sembra allontanarsi dalla vecchia aggressività che tanto caratterizzava Giorgia Meloni nelle sue retoriche. 

Eppure, non lontano dal Parlamento, proprio mentre il premier pronunciava il suo discorso di insediamento, davanti la facoltà di Scienze Politiche alla Sapienza, primo ateneo romano, una squadra della Celere prendeva a manganellate un gruppo di ragazzi durante un corteo pacifico nei viali universitari.

E subito quel briciolo di empatia che Meloni si era guadagnata simpatizzando con la volontà dei giovani di non stare “zitti e buoni”, ma di far sentire la loro voce di dissenso politico, crolla come un castello di sabbia: meglio i manganelli, meglio la violenza, meglio le università blindate

Scontri alla Sapienza: cosa è successo?

Tutto nasce dall’evento organizzato nella facoltà di Scienze Politiche, a cui sono stati invitati anche Daniele Capezzone – ex di Forza Italia – e Fabio Roscani, deputato di Fratelli d’Italia. I manifestanti, in un corteo pacifico di fronte la statua della Minerva, simbolo dell’ateneo, si sono spostati davanti all’ingresso della facoltà con la volontà di appendere uno striscione che ribadisse la necessità di un’università antifascista. 

Agli ingressi di Scienze Politiche una squadra di agenti in tenuta antisommossa, pronti per sbarrare la strada ai giovani, di fronte a un edificio pubblico che, in vista dell’evento, era stato blindato. La Celere è partita subito alla carica dei ragazzi, i cui scopi pacifici sono evidenti dal fatto che il gruppo fosse disarmato e a volto scoperto.

Circolano video sui social degli scontri violenti e testimonianze di ragazzi che hanno riportato lesioni su braccia, gambe e persino ferite in testa. E dall’intento del gruppo di universitari di avere un contraddittorio – come sempre succede – negli eventi politici ospitati dalla Sapienza, si arriva facilmente alla brutalità dei manganelli: è forse questo che Meloni auspica possa succedere alle proteste contro il suo governo?

Scontri alla Sapienza: l’Università tace

L’ingresso della polizia dentro l’Università deve essere autorizzato dalla dirigenza dell’Ateneo. Non solo stupisce che, dentro un polo culturale e istruttivo di un certo prestigio come la Sapienza, possano esserci degli scontri armati, ma soprattuto che la presenza della Celere sia stata permessa dalla Rettrice, Antonella Polimeni

E mentre nei viali dell’Università si discute ancora sotto shock di quel che è successo, il rettorato ha “gentilmente” concesso a una delegazione di due studenti di incontrare le dirigenze e raccontare la propria versione dei fatti. 

Sui social continuano a girare i video della carica di celerini sugli studenti e le foto delle ferite riportate dagli universitari, ma nel frattempo i canali ufficiali dell’Ateneo. L’ultimo post pubblicato nella giornata di ieri, sull’apertura delle audizioni per far parte dell’orchestra universitaria, si tinge di commenti sarcastici: “Quando partono i provini per diventare celerini?”, si legge. 

Anche la magnifica Rettrice tace: nessuna parola di solidarietà verso i suoi studenti, nessuna spiegazione sul perché Scienze Politiche fosse blindata e sul perché all’interno della Sapienza fossero presenti agenti in antisommossa. E nel mentre, Capezzone tronfio su Twitter continua a parlare di “squadrismo rosso” nei confronti di un gruppo di ventenni.

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