Per alcuni la flat tax crea un forte divario tra lavoratori autonomi e dipendenti, a favore dei primi. Per altri farebbe emergere base imponibile finora nascosta da evasione fiscale. Salvini: “Silenzio che sennò magari ci mandano i caschi blu”
“Questa Europa, questa settimana, ci ha spiegato che la flat tax non la dobbiamo fare, noi sottovoce non glielo abbiamo detto ma ce lo diciamo qua, sovversivi in questa domenica mattina, che c’è già la flat tax quindi a Bruxelles silenzio che sennò magari ci mandano i caschi blu”. Così Matteo Salvini, parlando alla scuola politica della Lega. “Però la flat tax c’è, arriva fino agli ottantamila euro di fatturato per le partite Iva, e aggiungo che noi vogliamo portare almeno a centomila il tetto per le partite Iva per questa tassa piatta al quindici per cento ed estendere questo trattamento fiscale equo a lavoratori dipendenti, pensionati e famiglie”.
In effetti, la flat tax è già stata introdotta, e nel programma del centrodestra è previsto un graduale incremento della platea dei beneficiari. Per ora, la legge di bilancio ha previsto, solo per il 2023, un meccanismo premiale che consente di assoggettare a tassazione sostitutiva l’incremento del reddito 2023 rispetto al maggior reddito conseguito nel periodo di “osservazione” 2020-2023 al netto di una franchigia del 5%. Una flat tax sul reddito incrementale, dunque: se l’anno scorso si sono dichiarati 25mila euro e quest’anno di più, allora oltre i 25mila euro paghi solo il 15% di tasse.
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Vediamo i pro e i contro della flat tax
Il presidente di Confindustria Bonomi si è espresso in modo nettamente contrario: “Il regime forfettario mina la progressività dell’imposta e sta creando una sperequazione tra lavoratori dipendenti e autonomi”. Perplessità condivisa anche da alcuni economisti. Secondo questa corrente di pensiero nel nostro Paese, caratterizzato da un’elevata spesa per il welfare (che incide per il 57% delle entrate totali dello Stato), da un elevato grado di elusione ed evasione fiscale (circa il 20% del Pil comprendendo, oltre alla cosiddetta economia non osservata, quella criminale) e da un enorme debito pubblico, sarà difficile introdurre la flat tax o estenderne l’applicabilità a nuovi segmenti di lavoratori. Non solo: l’attuale tassa piatta discrimina fortemente tra lavoratori autonomi e dipendenti a favore dei primi, ma anche tra autonomi in crescita di attività e di fatturato, e che quindi deducono le spese dai ricavi, e quelli che non crescono o crescono poco e che quindi non avendo interesse a deduzioni e detrazioni, veleggiano nell’economia grigia.
La flat tax, però, ha già dato buoni risultati quando è stata introdotta al 20% per i redditi compresi tra 65mila e 100mila euro. Uno degli argomenti a favore della flat tax con un’aliquota molto più bassa di quelle oggi in vigore sugli scaglioni più alti è che farebbe emergere base imponibile finora nascosta da evasione o elusione fiscale. Diminuire la pressione fiscale è un tema unificante nel centrodestra, nella convinzione che il sistema di tassazione debba essere il più semplice possibile e non diventare un incentivo a lavorare di meno a causa di aliquote fortemente progressive. Salvini ha spesso ricordato che nel corso del 2021 sono state aperte circa 549.500 nuove partite Iva, e di queste 239.203 sono state gestite da soggetti che hanno aderito al regime forfettario (anziché al regime fiscale ordinario), con un aumento dell’11% in confronto al 2020: Tali adesioni hanno rappresentato il 43,5% del totale delle nuove aperture di partita Iva.
Il viceministro dell’Economia Maurizio Leo ha scelto di dare una risposta ragionata, senza lanciare guanti di sfida, ai rilievi dell’Ue sulla riforma fiscale, che secondo la Commissione “solleva preoccupazioni di equità ed efficienza del sistema”. “La flat tax che abbiamo in mente – ha infatti detto – sarà rispettosa della progressività prevista dalla Costituzione, a saldo invariato per non creare né deficit né debito pubblico”, confermando la prospettiva di legislatura di addolcire le aliquote a tre dalle attuali quattro e ribadendo che “lo strumento fiscale deve servire per la crescita del Paese, non per fare gettito e basta”. Fra gli obiettivi c’è anche la possibile tassazione al 15% della prossima tredicesima, ma bisognerà aspettare i saldi della Nadef in autunno e le stime sul Pil. L’unica cosa certa è che la flat tax sarà uno dei principali argomenti di scontro politico del 2023.
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