Droga piaga globale

Maurizio Bianconi
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La East India Company, espressione dell’impero coloniale britannico, fondò buona parte delle sue fortune sul commercio dell’oppio soprattutto verso la Cina. Quando l’imperatore nella Città Proibita ebbe coscienza del degrado provocato da quel traffico, vietò la circolazione e l’uso di droghe. Gli inglesi risposero con estrema determinazione scatenando due successive guerre passate alla storia come ‘guerre dell’oppio’ (1839–1842 e 1856–1860). La Cina fu costretta a tollerare il traffico, il commercio, l’ uso dilagante delle droghe, oppio in primis.

Il fenomeno contribuì allo sfaldamento dell’assetto politico dell’impero cinese e alla sua rovina economica a tutto vantaggio della regina Vittoria e della sua superpotenza coloniale
Da qui discende la considerazione che spesso ricorre che il Regno Unito sia stato il primo narcostato della storia moderna. È stato sporadicamente rilevato che Karl Marx pose gli occhi sul fenomeno e scrisse che la diffusione del consumo di droghe è uno strumento utilissimo per la distruzione degli assetti degli stati capitalisti e per la vittoria della teorizzata lotta di classe.

Un secolo dopo, un suo discepolo, forse il più attento, Fidel Castro tentò di mettere in pratica l’insegnamento. Per fini economici e con lo scopo politico di minare l’assetto del nemico n.1, gli Usa, si inserì nel traffico di stupefacenti verso gli Stati Uniti. Approfittò della posizione geografica di Cuba, mise a disposizione natanti, porti, laboratori di raffinazione collocati nei vecchi covi dei ‘ barbudos’ nella Sierra Maestra. Con il pretesto dell’embargo americano prese a ingollare e riciclare valanghe di dollari provenienti dal business della droga.

La cosa passò il segno della decenza e anche per le pressioni del maggior alleato, Castro fu costretto a sacrificare il suo più fedele compagno, eroe comunista, gen. Ochoa che in nome della rivoluzione si finse unico responsabile per brama di personale arricchimento dei crimini di traffico internazionale di droga e si fece fucilare. Se oggi si leggono i dati di mortalità causati dal consumo di droghe, anche sintetiche, si rimane senza fiato. In USA il conteggio più preciso per il 2023 assomma 115.000 morti. Il doppio dei soldati americani che perirono nei 12 anni di guerra in Vietnam.

In Europa e segnatamente in Italia non siamo a queste cifre astronomiche. Ma si sa: negli Usa accade tutto in anticipo e poi a cascata i fenomeni si impossessano anche dell’Europa e del nostro paese. È sufficiente aspettare. Quanto non è facile dirlo. Quello che è sicuro è che in Italia circa il 40% dei cittadini fra i 15 i 70 anni hanno fatto uso di sostanze stupefacenti. Questo consumo straripante incide sulla capacità complessiva di applicazione, apprendimento, lavoro. Fa breccia nei rapporti di relazione e di comunità,crea sacche di zone grigie con una propensione generalizzata all’egoismo sociale e alla caduta di senso civico. Fino ai collassi previsti da Marx e già intravisti in Usa. Sulla questione non andrebbe fatta una battaglia manichea. Non ci sono untori o salvatori. C’è una realtà non affrontata con serietà e rigore, ma con criteri ideologici e di fazione dall’una e dall’altra parte. Si pensa a imbonire e dividere più che a comprendere gli effetti devastanti sulla tenuta del sistema.

Non si evidenzia la conseguenza indotta dal fenomeno della progressiva insignificanza dei cittadini demotivati e fiaccati anche da questa evenienza e del passaggio progressivo del controllo a pochi detentori di tecnologia denaro potere. Costoro come in ogni loro step, lavorano costantemente per allontanare i cittadini da ruoli attivi, economici e politici. L’arma di Marx diviene strategicamente il grimaldello di finanza e potere, cioè dei suoi nemici storici.
Chi ha per fine profitto e dominio e non benessere libertà diritti ,trae beneficio e forza da una comunità declinante e in défaillance.

Non è un caso che nel 2014 l’Eurostat abbia legalizzato di fatto il commercio e l’uso di droga, determinando che gli introiti relativi vadano conteggiati nel PIL. Non è un caso neppure che i fondi internazionali abbiano sopravanzato le banche nella potenza di fuoco speculativa, digerendo e investendo il denaro sporco ricavato dalla droga. L’enormità di questo stato di fatto rarissimamente evidenziato dal mondo politico mette in luce la piccinerie sulle battagliuzze su cannabis sì cannabis no. Mentre in strada c’è la guerra in casa i bambini giocano coi soldatini.

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