Il caso di catfishing che riguarda il giovane Daniele morto suicida è un drammatico esempio che ci obbliga a riflettere sulla mancanza di un’intelligenza emotiva, capillare e costante. L’analisi dell’esperta
Daniele è giovane, bello. Nonostante abiti in una città di circa 100.000 abitanti si sente solo. Sarà il periodo triste e opprimente, saranno le restrizioni per il Covid. Daniele inizia una relazione virtuale online con Irene, una bellissima ragazza che vive a meno di 10 km da lui. Ma c’è il lockdown, stanno tutti chiusi in casa. Per fortuna c’è la Rete con i suoi social.
Roberto non è giovane, né particolarmente attraente. Abita in una cittadina di 13.000 abitanti. Non dovrebbe annoiarsi: si prende cura della madre quasi immobile su una carrozzella. Ma forse si annoia, chissà. Per fortuna c’è la Rete con i suoi social.
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In Italia il 28% della popolazione compresa fra i 16 e i 65 anni risulta “analfabeta funzionale”. L’analfabetismo riguarda chi non sa né leggere né scrivere. Invece, l’analfabetismo funzionale, secondo la definizione data dall’Unesco nel 1984, consiste nella “condizione di una persona incapace di comprendere, valutare, usare e farsi coinvolgere da testi scritti per intervenire attivamente nella società, per raggiungere i propri obiettivi e per sviluppare le proprie conoscenze e potenzialità”. Come a dire: gli analfabeti funzionali sanno sì leggere e scrivere, ma non possiedono alcune fondamentali abilità. Ad esempio, il senso critico: “Esiste davvero Irene? Se sì, perché non mi fa sentire la sua voce attraverso il telefono o i messaggi vocali?”. E ancora: “E’ sicuro che col mio comportamento falso e fuorviante non causerò danni psicologici a Daniele?”.
Una delle cause dell’analfabetismo funzionale è rappresentata dalla scarsa attenzione che sia la scuola che la famiglia pongono nell’educazione affettiva di bambini e adolescenti; cioè, nell’educazione e nell’istruzione viene purtroppo tralasciata la fondamentale, basilare, necessaria alfabetizzazione emotiva. Empatia, motivazione, logica, autocontrollo, capacità di adattamento e di gestione delle proprie emozioni costituiscono l’intelligenza emotiva, quella capacità innata che tutti noi possediamo alla nascita e che, se non allenata e coltivata lungo il corso degli anni, sarebbe utile andare a recuperare attraverso l’alfabetizzazione emotiva.
Certamente, ognuno di noi possiede emozioni e sentimenti: può però essere difficile riconoscerli, elencarli, saperli dosare ed utilizzare al meglio, non lasciando, quindi, che ci sovrastino e che ci schiaccino. Sotto il peso della cocente delusione. Sotto il peso dell’umiliazione pubblica. Sotto il peso dell’enorme solitudine muta al di là di un impersonale schermo di vetro.
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