Clima, Papa Francesco incorona i giovani: “maestri” del proprio futuro

La tempesta della crisi climatica è arrivata: in mancanza di prevenzione è giunto il tempo di curare, con i giovani incoronati da Papa Francesco come "maestri" del proprio futuro e di quello del pianeta

Carlotta Desirello
5 Min di lettura

La crisi dovuta al clima si sta riversando sul nostro pianeta, e in particolare sul Mediterraneo, come una tempesta di cui non si conosce entità e durata. Una tormenta che abbiamo accettato passivi e con cui abbiamo scelto di convivere, ignari delle conseguenze che si potranno abbattere sulla vita di tutti noi.

Eppure, non si tratta di una tempesta silenziosa: di rumore ne ha fatto e anche parecchio prima di arrivare; un suono che è semplicemente stato ignorato dai molti, nonostante i giovani, tre cui spicca Greta Thunberg, abbiano tentato di amplificarne la portata.

Se ci sono ancora persone e autorità che decidono di accantonare e rimandare il problema, c’è chi, d’altro canto, ha osservato il fenomeno, come Papa Francesco. Il pontefice ha deciso di appoggiare e dare fiducia a quei giovani che fino ad ora sono stati considerati non degni delle generazioni precedenti.

Papa Francesco: “Una generazione di Maestri”

“Sogno che la vostra divenga una generazione di Maestri: di umanità, di compassione, di nuove opportunità per il pianeta e i suoi abitanti”; con queste parole Papa Francesco si è appellato ai giovani durante la Giornata Mondiale della Gioventù di Lisbona.

Interessante è la scelta dei termini: si parla di “maestri”, non di “esempi” o “modelli”. Il pontefice si riferisce, quindi, a qualcuno che possiede conoscenza da diffondere, non a qualcuno a cui è stato insegnato qualcosa, ribaltando così, di fatto, la posizione dei ragazzi rispetto alle vecchie generazioni.

Non solo, il Vescovo di Roma ha voluto contrapporre in maniera forte la situazione in cui si trova il pianeta ad oggi, con quella che i giovani possono creare come “Maestri di speranza e Maestri che difendano la vita del pianeta, minacciata in questo momento da una grave distruzione ecologica”.

Verso un progresso universale e sostenibile

Alla luce della situazione attuale, allora, “bisogna farsi carico della necessità di definire ciò che chiamiamo progresso”, perché evidentemente il concetto di evoluzione mantenuto fino ad ora non è universale e non tiene conto della globalità degli effetti.

Si potrebbe considerare un progresso non sostenibile da vari punti di vista, tra cui spicca, ovviamente, quello ambientale. Molto forte, da questo punto di vista, è stata la frase di Papa Francesco per cui “in nome del progresso si è fatto strada troppo regresso”.

Papa Francesco
Papa Francesco

Agire e non ritardare

Ridisegnare il progresso e “prendersi cura della casa in comune” non è più un’opzione, ma è ormai una necessità. “Le vie di mezzo sono solo un piccolo ritardo del disastro”, un ritardo, per riprendere quanto citato dal Papa, che forse può andare bene alle vecchie generazioni, ma non sicuramente alle nuove: “Non accontentatevi di semplici misure palliative o di timidi e ambigui compromessi”.

Se fino ad oggi, quindi, ogni piccolo traguardo era un successo, ora non basta più: adesso serve che il problema sia posto in primo piano. “Dobbiamo farci sentire per spingere i governi a fare leggi in materia” è stata la risposta dei giovani presenti alla GMG; parole che sottolineano l’importanza di non essere più studenti che mirano a diventare utili per la società, ma maestri da ascoltare.

I primi traguardi

Il messaggio è iniziato ad echeggiare forte e chiaro, raggiungendo, tra gli altri, anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che, insieme ai Capi di Stato di Croazia, Grecia, Malta, Portogallo e Slovenia si è fatto carico del problema. “Come previsto, la crisi climatica è arrivata”, sono le parole con cui si apre la nota ufficiale, che sottolinea il rumore che ha prodotto la tempesta della crisi climatica.

Se nonostante ciò l’emergenza non è stata prevenuta, è ora giunto il momento di curare l’ambiente e Mattarella e gli altri Capi di Stato, in linea con quanto sostengono i giovani, “fanno appello all’UE, ai paesi del Mediterraneo e alla comunità internazionale affinché ci siano politiche concrete sul tema”. Una prima vittoria che, però, come spiegato precedentemente, non può bastare, non ora che i giovani stanno finalmente diventando maestri del proprio futuro.

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