Nucleare, Bono (Sogin): “Dobbiamo affrontare 40 anni di disinformazione”

Il Direttore Regolatorio, Istituzionale e Comunicazione di Sogin è intervenuto su Radio Cusano Campus in occasione dell'approvazione del Ddl sul nucleare, avvenuta ieri in Consiglio dei ministri. Bono ha ricordato l'efficacia e l'attenzione del settore nucleare in Italia, dicendosi fiducioso dei passi in avanti che potranno essere compiuti dal Paese

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Lo smantellamento delle centrali nucleari in Italia è un lavoro molto serio“, lo ha affermato Giuseppe Bono, Direttore Regolatorio, Istituzionale e Comunicazione di Sogin (Società gestione impianti nucleari), ospite della Radio Cusano Campus. Un’intervista che si inserisce in un momento storico fondamentale, che vede l’Italia riavvicinarsi a questo settore, dopo decenni di paure e tensioni. Proprio ieri, nel corso del Consiglio dei ministri, è stato infatti approvato un disegno di legge sul nucleare che prevedere l’operatività dei nuovi impianti italiani già a partire dal prossimo decennio.

Una scelta importante e significativa per permettere al nostro Paese di dotarsi di un mix energetico che comprenda anche il nucleare, al fine di produrre energia pulita e soprattutto a basso costo. Giuseppe Bono sottolinea questo aspetto cruciale, oltre ad evidenziare però le difficoltà burocratiche che il settore vive quotidianamente a causa della rigidità dei criteri di sicurezza richiesti dallo Stato.

Bono: “In Italia criteri rigidissimi per il nucleare”

In Germania nel 2024 sono state abbattute due torri di raffreddamento, alte 143 metri di altezza, in due ore. Di queste due ore, una e mezza è stata impiegata per allontanare un attivista che si era incatenato al cancello dell’impianto“, ha raccontato Bono, prima di spiegare che in Italia Sogin ha dovuto lavorare tre anni per smantellare un camino della centrale nucleare di Garigliano, in provincia di Caserta, alto 93 metri.

Ora capite, che c’è una grande differenza?“, ha spiegato il direttore Regolatorio della Società gestione impianti nucleati, chiarendo che proprio questi criteri rigidissimi sono il motivo per cui il decommissioning, ovvero lo smantellamento delle vecchie centrali, richiede tempistiche così lunghe rispetto agli altri Paesi europei o mondiali. Allo stesso modo, questa rigidità e questa attenzione hanno permesso a Sogin, e in generale all’Italia, di essere in passato un modello a cui altri Stati hanno fatto riferimento.

Un tempo eravamo la terza potenza mondiale nella produzione di energia elettrica da fonti nucleari“, ha infatti ricordato Bono, per poi riassumere il percorso che, dall’incidente dei reattori di Chernobyl, ha portato al referendum che ha abolito il nucleare in Italia nel 1987 e all’inizio del percorso negli anni 2000 che prevede lo smantellamento dei vecchi impianti. “Le nostre centrali venivano studiate da tutti i Paesi“, ha poi voluto mettere in luce Bono, chiarendo che ancora oggi l’interesse per il settore nucleare italiano è altissimo: “Lo scorso anno abbiamo ricevuto una delegazione coreana che voleva studiare il lavoro che avevamo fatto in passato“.

Bono: “L’incidente di Chernobyl in Italia non potrebbe mai accadere”

Questi fatti, dunque, dovrebbero confortare la popolazione italiana, ancora terrorizzata dalle immagini e dalle storie che provengono da Chernobyl. L’enorme differenza, come spiegato da Bono, risiede nelle capacità tutte italiane in questo settore. “L’incidente di Chernobyl è il frutto di un esperimento con un impianto nucleare che aveva sistemi di sicurezza bassissimi“, ha spiegato il Direttore Regolatorio di Sogin, sostenendo che in Italia un evento simile non potrebbe mai accadere proprio per i rigorosissimi controlli che vengono messi in atto.

Quello italiano, dunque, sarebbe un problema prettamente culturale. “Dobbiamo affrontare 40 anni di disinformazione sul tema del nucleare“, ha proseguito, chiarendo che oggi questo tipo di energia è più che mai una necessità per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione e di emissioni zero. Uno degli ostacoli maggiori da superare, però, riguarda la realizzazione in Italia di un deposito per i rifiuti radioattivi, che è stato affidato a Sogin.

Dobbiamo occuparci della localizzazione, della progettazione, della realizzazione e anche dell’esercizio di questo deposito nazionale“, ha continuato il direttore di Sogin, chiarendo che questo permetterà di gestire rifiuti che rilasceranno nell’atmosfera meno di 10 Microsievert, ovvero il quantitativo di radiazioni che è contenuto da otto banane.

Ancora oggi, però, si incontra la contrarietà delle associazioni ambientaliste, che da un lato vorrebbero la realizzazione del deposito, ma si oppongono ad ogni tipo di sito che viene individuato dal Ministero dell’Ambiente. Eppure, secondo Bono, in questi anni si sta assistenza ad un’inversione di passo, soprattutto nelle generazioni più giovani, che iniziano ad assumere un atteggiamento pro-nucleare. “Si tratta di un aspetto incoraggiante – ha sottolineato Bono – perché consente di leggere quello che sta accadendo in maniera più corretta e meno legata a quelli che sono i dogmi di tipo religioso che si erano imposti negli anni ’70 e ’80“.

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