Gianfranco Nirdaci, responsabile delle rappresentative nazionali maggiori di padel spiega a Il Difforme le prossime novità da Rafa Nadal al riconoscimento olimpico.
«Oggi i tennisti possono diventare quello che i calciatori sono stati agli inizi. Penso a Roberta Vinci a Sara Errani ma anche ai tennisti che tra poco smetteranno l’attività agonistica. Penso a Rafael Nadal». Gianfranco Nirdaci, già Presidente del Comitato padel italiano e responsabile delle rappresentative nazionali maggiori di padel parla a Il Difforme degli sviluppi di questo sport in Italia e dei prossimi testimonial internazionali. E sul riconoscimento olimpico afferma che potremmo vedere il padel ai Giochi Olimpici di Los Angeles nel 2028 grazie all’impegno di Luigi Carraro: «Sono certo che per quella data il padel sarà sport olimpico».
L’intervista completa.
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Presidente Gianfranco Nirdaci, si continua a registrare una crescita costante del padel in Italia. Questo sport è diventato finalmente grande?
«Prima di rispondere alla sua domanda, ho l’obbligo di fare una doverosa precisazione circa il mio incarico all’interno della Federazione italiana tennis».
Prego.
«Dicono che i Presidenti restano tali anche quando non lo sono più. In realtà in Federazione è stato fatto qualcosa di diverso eliminando il Comitato padel di cui ero Presidente e nato in questo modo perché si trattava di una piccola creatura all’interno della Federazione. Il padel è stato portato direttamente in Consiglio federale e gli è stata data dignità. Oggi c’è un unico Presidente che risponde al nome di Angelo Binaghi».
I cambiamenti non riguardano solo la Federazione.
«Mi piace affermare che si è registrato un ulteriore cambiamento. Quando siamo partiti avevamo appena quattro campi in tutta Italia. Scommettendo sulle migliaia di impianti che poi si sarebbero realizzati».
Una scommessa vinta.
«Oggi assistiamo ad un fatto nuovo: chi ha giocato e vive la realtà del padel ha capito e sta scoprendo che stiamo passando da un numero elevato di campi scoperti ad un numero che sarà altrettanto alto di impianti coperti. E riguardo la sua domanda sulla crescita costante del padel in Italia la risposta è assolutamente sì».
Che cosa comporta il passaggio agli impianti al coperto?
«Si è capita la necessità di giocare al coperto perché durante l’inverno si verificano tanti fattori: l’umidità del campo bagnato, l’esposizione al sole visto che non tutti gli impianti sono orientati a nord – sud ma ad est – ovest con difficoltà proprio per la luce».
Il padel entra in una nuova fase?
«Stiamo andando verso una nuova dimensione che sarà ancora più importante e di grande impatto perché il costo degli impianti al coperto è sicuramente maggiore e di conseguenza ci sarà una nuova linfa per questo sport».
Possiamo fare una panoramica sui numeri del padel in Italia: quanti sono i tesserati? Quanti campi sono disponibili?
«Mi permetta di dire che non contiamo più i numeri perché proprio in questo momento si staranno montando 10, 12 o 20 campi in tutta Italia. Ed ogni giorno assistiamo a questa crescita. Possiamo fare delle previsioni. In Italia si avranno già oltre 5 mila campi scoperti ma prevedo che nei prossimi due anni ci saranno almeno 2 mila campi coperti. Questo porterà il padel, che sicuramente verrà introdotto tra gli sport olimpici, ad avere intorno agli 8-9 mila campi in tutta Italia».
Ha parlato di riconoscimento olimpico: potremmo vedere il Padel ai Giochi Olimpici di Los Angeles nel 2028?
«Mi piace citare Luigi Carraro, Presidente della Federazione internazionale padel che iniziò con me nel Comitato e nel quale notai una grandissima passione al di là della famiglia e del suo cognome che può essere mutuato in un nome di sport. Devo dire che ricevo continuamente attestati di stima e gratitudine per aver portato alla luce il padel ma se tutti noi dobbiamo qualcosa a qualcuno lo dobbiamo proprio a Luigi Carraro perché ha tramutato un gioco in uno sport e sono certo che per quella data il padel sarà sport olimpico».
Le premesse sembrano ottime.
«Ne sono certo perché Luigi Carraro sta facendo passi in avanti sensazionali, ha reso il padel internazionale, ha portato le Federazioni internazionali ad avere una coesione che all’inizio non esisteva e quindi credo che entro un paio di anni coronerà altri sogni che erano definiti in questo modo quando abbiamo iniziato».
Negli ultimi anni abbiamo visto tanti ex calciatori, grandi sportivi, nomi anche dello spettacolo giocare a padel.
«I primi nomi che mi vengono in mente sono Totti, Mancini, Marchegiani, Di Canio, Candela, Di Biagio: parlai con loro proprio agli inizi offrendo la loro disponibilità con grande entusiasmo e a titolo assolutamente gratuito che è stata determinante e lo è ancora oggi. A Milano ad esempio Albertini e Casiraghi hanno realizzato un circolo meraviglioso e la loro visibilità e la loro forza di penetrazione soprattutto sui social ha determinato che questo sport si conoscesse in un tempo veramente breve».
Quali potranno essere i prossimi testimonial?
«In effetti il padel è stato spinto da persone che non avevano nulla a che fare con gli sport di racchetta. Oggi i tennisti possono diventare quello che i calciatori sono stati agli inizi. Penso a Roberta Vinci a Sara Errani ma anche ai tennisti che tra poco smetteranno l’attività agonistica. Penso a Rafael Nadal perché è spagnolo, perché so che gioca e perché sono già in cantiere alcune iniziative. I tennisti si impadroniranno della seconda fase».
Il padel è uno sport accessibile per tutti?
«Il primo pensiero va alle persone che possono praticare sport con qualche difficoltà apparente in più e mi riferisco al padel in carrozzina. Al Circolo Canottieri Aniene è stata realizzata la prima scuola di padel in carrozzina così come in Sardegna grazie a Giovanni Derosas, altra persona meravigliosa di questo sport. Vorrei citare anche Luca Pancalli, Presidente del Comitato italiano paralimpico: quando parlai con lui agli inizi diede subito tutta la sua disponibilità. Questo movimento si sta sviluppando ormai in tutta Italia».
L’accessibilità del padel è anche per le tasche degli sportivi?
«Affittare un campo di padel per un turno, che dura di più rispetto ad una ora di gioco, costa 10 euro a testa. Potrebbe essere ancora un po’ troppo costoso, è possibile che si livellerà un po’ in basso con l’aumento dell’offerta. Sono tranquillo quando vedo racchette dal costo di 35 euro e quando si può giocare anche con le scarpe da ginnastica e abbigliamento sportivo: il padel è uno sport accessibile a tutti».
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