Il Difforme ha intervistato la psicologa Daria Russo sugli effetti dell’impatto della pandemia e della guerra in Ucraina sulla nostra vita quotidiana, i traumi e le speranze.
Il Covid 19 prima, l’atrocità della guerra in Ucraina ora. Colpi profondi alle nostre vite, alla nostra salute, al senso di umanità e di impotenza di fronte alle uccisioni di donne e bambini. Un impatto psicologico che ha interessato ogni fascia d’età: dai più piccoli agli anziani. Traumi, ansie, fobie, difficoltà relazionali e individuali ma anche voglia di sognare e tornare a sperare in una normalità oggi più che mai desiderata. La dottoressa Daria Russo, psicologa e psicoterapeuta esperta in psicologica clinica (lavora con il trauma con EMDR e con un PHD nei disturbi alimentari), ha fatto chiarezza sugli aspetti psicologici di questa pandemia e sulla valanga di criticità emotive che stiamo vivendo da spettatori inermi di un conflitto che non accenna a placarsi.
Dottoressa, il covid ci ha cambiato, quali sono i disagi che sta riscontrando maggiormente tra i suoi pazienti?
Ormai sono due anni che combattiamo con i cambiamenti, di fronte ai quali inizialmente abbiamo quasi sempre una grande difficoltà ad accettare. Appena siamo riuscita a fare un buon adjustment al cambiamento eccoci di nuovo a dover accettare nuovi cambiamenti. Diventa una rincorsa ad una normalità ormai molto lontana e a volte sfocata. Ogni fascia evolutiva affronta i cambiamenti in modo diverso e con strumenti più o meno disfunzionali. Dai bambini piccoli, che stanno presentando sintomi di ansia sempre più ricorrenti, agli adolescenti che soffrono di disturbi dell’alimentazione, comportamenti autolesionisti e tanta rabbia. Gli adulti a volte sentono di aver perso il controllo della loro vita e lottano contro le proprie paure sempre più esposte. In tutto questo le coppie più fragili rischiano di non ritrovarsi più per il troppo tempo che hanno dovuto trascorrere insieme per costrizione e hanno osservato con mano le differenze che la frenesia di tutti i giorni gli aveva permesso di non vedere. E poi ci sono gli anziani che si dividono in quelli che mostrano stati di ansia e quelli che vista la loro tarda età non vogliono vivere i loro ultimi anni chiusi in casa o con restrizioni, ignorando anche spesso le regole sociali imposte in questo periodo.
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Vede più voglia di reagire o rassegnazione? Quali consigli può dare a chi si sente di attraversare questo periodo con particolare fragilità?
Sicuramente come dico nei miei workshop e supporti individuali o di gruppo è importante saper chiedere aiuto alle persone giuste e qualificate. Stiamo vivendo un momento storico ormai prolungato che non sembra finire domani e che ci porta ad aver bisogno sempre di più del giusto supporto, di uno spazio fuori dalla famiglia e dagli amici dove poter sentirsi liberi di esternare tutte le frustrazioni, paure, delusioni, pensieri, speranze che si stanno vivendo.
Il prendersi cura di noi stessi ora più che mai diventa fondamentale. Da una parte tutto quello che abbiamo attraversato e stiamo attraversando dovrebbe insegnarci l’importanza dei piccoli momenti e del “qui e ora”. Questo ciò che ripeto ai miei pazienti: viviamo il presente, con tecniche di supporto come mindfulness per chi è funzionale, con tecniche di grounding per le persone che hanno bisogno di strumenti che li aiutano a centrarsi in momenti in cui le emozioni prendono il sopravvento. Terapia familiare per quelle famiglie che si sono trovate ad affrontare cambiamenti, crescite repentine dei proprio figli ormai adolescenti in cerca di un proprio spazio, terapia di coppia per coloro che si sentono toccate da tutto questo periodo. La speranza che sia tutto gestibile e recuperabile se affrontato con i giusti strumenti e con la motivazione adeguata.
Ci sono sicuramente casi più estremi che richiedono il supporto anche di psicofarmaci, situazioni dove l’umore è diventato altalenante e dove le emozioni hanno preso totalmente il sopravvento e quindi si ha bisogno di un supporto più focalizzato.
Viviamo in una realtà dove ci sono tantissime vie di supporto dalle più mediche a quelle più olistiche, bisogna sicuramente volersi far aiutare.
Neanche il tempo di sognare la fine della pandemia per riappropriarsi di un po’ di normalità che l’orrore di una guerra è divampato con disarmante rapidità. Come possiamo aiutare i nostri figli ad avere fiducia nel futuro?
Si parte sempre prima da noi stessi, se noi in primis non abbiamo fiducia del nostro futuro difficilmente possiamo trasmettere fiducia ai nostri figli. Aver fiducia in un qualcosa che non sappiamo come sarà sicuramente non è semplice. La pandemia ci ha sicuramente insegnato che il futuro non è facilmente programmabile, ma se viviamo in modo sereno il presente abbiamo più probabilità che il futuro sia migliore. I nostri figli hanno bisogno fiducia nel nostro presente, hanno bisogno di una serenità presente ora, di sapere che non sono soli, e che i genitori e tutte le persone accanto a loro stanno bene e sono “serene” per quanto possibile.
I bambini hanno bisogno di solidità di persone che sono coerenti con ciò che dicono e con ciò che dimostrano, hanno bisogno di una routine stabile su cui potersi aggrappare quando tutto intorno a loro sembra crollare. Hanno bisogno di sapere che anche se intorno a loro si sta vivendo una situazione difficile loro sono al sicuro, di una sicurezza che ogni giorno viene fortificata dall’amore e dalla presenza dei loro genitori, nonni, zii e amici. Hanno bisogno di socializzare e vivere i loro amichetti, non dobbiamo portarli all’isolamento, hanno bisogno di evitare alcuni discorsi e di non far parte di riflessioni e considerazioni su argomenti che non sono facilmente comprensibili. Hanno bisogno di vivere nel loro mondo, con una consapevolezza di ciò che sta accadendo ma sempre con parole e nella quantità che è facilmente gestibile per un bambino a secondo della propria età.
E importante aiutarli a verbalizzare, a disegnare, a raccontare cosa provano e come stanno vivendo le varie realtà che affrontano, da quelle scolastiche, amicali e familiari. Ci sono tanti strumenti per permettere ai bambini di comunicare, con le fiabe, con i disegni, con la musica, l’importante è sapere che hanno uno sfogo utile per la loro elaborazione emotiva.
Spesso le persone stanno riscontrando una certa insofferenza anche a vivere una socialità quotidiana. Come si potrebbe intervenire?
I cambiamenti per essere accettati devono essere affrontati con pazienza, digerirli. La socialità oggi vuol dire affrontare paure, ansie, e discorsi che spesso sono troppo grandi per il singolo individuo. Spesso mi trovo ad ascoltare i miei pazienti che mi dicono che preferiscono stare a casa per non dover affrontare argomenti per loro troppo scomodi o anche ansiogeni. Sicuramente tutti noi vorremo stare fuori e parlare di cose piacevoli, per questo dico sempre di essere più protagonisti attivi della loro vita e comunicare quando ci sono discorsi a cui non vogliono partecipare, perché anche con gesti di questo genere riusciamo a sentire anche se in piccole dosi il controllo della nostra vita.
Torneremo a stringerci le mani con spensieratezza? Torneremo a parlare di pace come una rassicurante realtà?
Le mani perché no! Di pace non dipende da noi, ma da persone che stanno sicuramente mostrando il peggio di loro stessi. Queste sono situazioni che sono sempre esistite e le generazioni alla fine a loro modo negli anni ne sono uscite con dolori, traumi, forze e paure diverse. Dobbiamo continuare a vivere per quanto possibile, anche sapendo che intorno a noi stanno succedendo cose aberranti, ma stare sempre davanti al televisore, far vedere scene assurde ai nostri figli, ascoltare continuamente la radio che parla di pandemia e di guerra quanto veramente ci fa bene? Arginiamo le cose, sì, dobbiamo sapere cosa sta succedendo nel nostro mondo, ma facciamolo in modo contenuto perché solo così possiamo vivere il presente che abbiamo da vivere.
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