Impianto di essiccamento fanghi:  il Comune di Terni lo boccia

Red
3 Min di lettura

Il motivo della bocciatura è dovuto alla presa in considerazione della questione ambientale e sanitaria aperta nella conca Ternano-Narnese

Il Comune di Terni boccia la costruzione dell’impianto di essiccamento fanghi, che doveva sorgere a Maratta.

Il sindaco Stefano Bandecchi e il vicesindaco Riccardo Corridore hanno partecipato all’assemblea AURI, e ribaltato “precedenti orientamenti politici, tutti volti a fare della Conca Ternano-Narnese l’immondezzaio non solo della regione, ma di larghi brani del Centro Italia”, si afferma in una nota.

I motivi della bocciatura dell’impianto di essiccamento

Il motivo della bocciatura è dovuto alla presa in considerazione della questione ambientale e sanitaria aperta nella Conca Ternano-Narnese, certificata da analisi ISPRA, ARPA, Ministero della Salute, “nonché da varie ricerche accademiche. Non solo. Dopo la forte opposizione del Comune di Terni, con l’espressa volontà di votare contro, l’AURI ha richiesto il rinvio della delibera che prevedeva l’aumento delle tariffe (‘adeguamento tariffario’) per l’impiantistica a servizio del Sub Ambito 4: l’Amministrazione Bandecchi non intende appesantire in alcun modo il già oneroso carico gravante su famiglie e imprese”.

Secondo la nota, la Regione Umbria ha autorizzato su Terni discariche siderurgiche di 660.000 tonnellate annue per scorie, fanghi, un impianto di incenerimento da 120.000 tonnellate annue di rifiuti (pulper di cartiera, con plastiche), “con decine di migliaia di TIR ogni anno ed emissioni da ciminiere non di rado fuori controllo e senz’altro migliorabili o evitabili”.

La decisione del comune è anche dovuta alla caratteristiche geologiche della città, “orograficamente chiusa e dove tali effluvi ristagnano”, non essendo consono posizionare tali impianti a poche centinaia di metri “da aziende che danno lavoro sicuro a migliaia di persone”.

L’inquinamento a Terni

Nel mese di dicembre 2022 per quindici giorni si è superato a Borgo Rivo il valore limite di 50 μg/m3 stabilito dal d. lgs 155/2010. È il dato peggiore della regione, comprese le centraline situate in aree industriali.

Nel 2020, il report Mal’aria di Legambiente, Terni è tra i 54 capoluoghi di provincia che nel 2019 hanno superato il limite previsto per le polveri sottili (Pm10) o per l’ozono (O3), stabiliti rispettivamente in 35 e 25 giorni nell’anno solare: 47, infatti, furono gli sforamenti dei limiti di legge proprio per quanto riguarda l’ozono, soprattutto nel periodo estivo, il 22° peggior piazzamento in Italia.

© Riproduzione riservata

Condividi questo Articolo