“Siamo lieti di accogliere Versace nel gruppo Prada“, così Patrizio Bertelli che è presidente e amministratore delegato del neo polo del lusso di marchi tricolore ha annunciato l’avvio di un “nuovo capitolo per un marchio con cui condividiamo un impegno costante verso la creatività, la cura del prodotto e un forte patrimonio culturale“.
E’ tutto vero: l’acquisizione che ha lasciato tutti sul filo del rasoio ha visto la sua approvazione del 100% della maison fondata da Gianni Versace da parte del cda di Prada. Dopo mesi di trattative arriva l’operazione definitiva. Una negoziazione iniziata quando il 24 ottobre la corte federale di New York ha bloccato l’intesa tra Tapestry con Capri Holding, costringendo il gruppo a far cadere il sipario sulle griffe della Medusa e sul ticchettio dei tacci Jimmy Choo.
Versace era stata rilevata da Capri nel 2018 dal fondo Blackstone dall’omonima famiglia con un’offerta in contanti e azioni da circa 2,1 miliardi di dollari, ovvero 1,83 miliardi di euro. Purtroppo però Versace non ha mai visto il suo lancio, probabilmente anche a causa di un cambio di gusti degli investitori che sono passati dal massimalismo tipico della Medusa al lusso non ostentato, oltre che per lo scompenso delle certezze causato dalla Pandemia del 2020.
Capri stima di valorizzare la griffe per 1,5 miliardi, ma tra crollo del dollaro e mercati isterici, Prada è riuscita a spuntare un prezzo più basso, soggetto ad aggiustamenti, pari a 1,375 miliardi di dollari, facendosi finanziarie fino a 1,5 miliardi di euro da Intesa Sanpaolo e da Bnp Paribas. Secondo quanto si apprender, il finanziamento consta di due tranche, un miliardo di term loan e 0,5 miliardi di prestito ponte. Del resto Prada aveva chiuso il 2024 con una posizione finanziaria netta positiva per 600 milioni di euro.
L’acquisizione, che passerà alla storia, segna anche un passaggio generazionale dell’azienda. Portata sulla vetta del mondo dalla designer Miuccia Prada e Patrizio Bertelli, ora scivolerà gradualmente nelle mani della nuova generazione di famiglia, ovvero di Lorenzo Bertelli e della squadra di manager guidata da Andrea Guerra. Infatti, il coraggio per intraprendere una visione più diversificata nasce proprio dal primogenito, che si occupa della sezione comunicazione e sostenibilità. Un’apertura orientata ad uno dei marchi del made in Italy più incisivi degli anni ’80 quando il pret-à-porter italiano ha sancito il cambio di passo nella moda internazionale grazie a Giorgio Armani, Valentino Garavani, Krizia, Trussardi, Albini e Missoni.
Considerando come Miuccia Prada abbia dato vita da zero a Miu Miu, facendolo entrare tra gli dei dell’olimpo del lusso superando il traguardo del miliardo di fatturato, non dovrebbe risultare difficile lavorare al rilancio e al riposizionamento di Versace. Nonostante la Medusa attinga ad un bacino stilistico estremamente differente da quello della Signora, operando su vestiti, scarpe e accessori nel Dna della maison, si potrà di certo posizionare senza indugio nella filiera dell’eccellenza italiana.
Prada: “L’obiettivo è proseguire l’eredità di Versace”
“Il nostro obiettivo – spiega Bertelli – è continuare l’eredità di Versace celebrando e reinterpretando la sua estetica audace e senza tempo“, mentre gli sarà fornita “una piattaforma forte, rafforzata da anni di investimenti continui e radicata in relazioni di lunga data“.
Fondata nel 1978 a Milano, la Medusa rappresenta una delle principali case di moda internazionali oltre ad essere “l’emblema del lusso italiano nel mondo“. Profondamente radicato nella storia della moda, la maison acquisita mostra inoltre un “forte potenziale di lettura della contemporaneità e una spiccata sensibilità nel catturare e anticipare lo spirito della società attuale e futura“.
Versace, secondo il Presidente, grazie alla sua estetica altamente riconoscibile, costituisce un’aggiunta complementare al portafoglio del Gruppo e mostra un significativo potenziale di crescita non sfruttato, facendo leva su molteplici input di creazione di valore. All’interno del gruppo Prada, la Medusa manterrà di conseguenza il suo Dna creativo e la sua autenticità culturale, mentre potrà beneficiare di tutta la forza del gruppo Miuccia, sia in ambito industriale che nell’esecuzione retail come nell’esperienza operativa.
“L’acquisizione rappresenta un passo ulteriore nel percorso evolutivo del nostro Gruppo e aggiunge una nuova dimensione, diversa e complementare“. Commenta invece Andrea Guerra, amministratore delegato del gruppo di Bertelli e Miuccia, spiegando che il cammino intrapreso sarà di certo molto lungo e richiederà pazienza e disciplina nell’esecuzione.
“Voglio ringraziare Capri Holdings – conclude Guerra – per aver preservato ed ulteriormente arricchito l’heritage di questo magnifico brand. Nonostante il periodo di grande incertezza, guardiamo al futuro con fiducia, proiettati su una visione strategica di lungo termine“.
Il primo polo del lusso italiano
Sul palco dove i fari sono sempre stati puntati su LVMH e Kering, Prada con l’acquisizione di Versace ruba la scena riportando in Patria il brand del più ambito dei designer. E così mentre tutti viaggiano tra le onde anomale dei mercati, Miuccia ha attraccato in porto importando una novità che tanto si desiderava, ovvero un polo del lusso 100% italiano.
Un gigantesco azzardo strategico, in un momento in cui di errori non se ne possono fare, che ha portato i suoi frutti facendo guadagnare a Made in Italy e Italia un gradino di competitività, desiderabilità e stabilità in più. Nessuna pressione dall’alto o estenuanti riunioni di controllo e di ridefinizione delle strategie, solo la sincera appartenenza alle proprie origini con la volontà di salvare l’eredità artigianale e artistica unica italiana dalle grinfie dei colossi stranieri.
© Riproduzione riservata