Zimbabwe, 251 bambini senza identità prigionieri di una setta religiosa

Nascere e crescere chiusi in una comunità religiosa separata dal mondo, solo per lavorare e pregare. Sembra la sinossi del film The Village di M. Night Shyamalan, ma purtroppo è una storia vera accaduta in Zimbabwe ad oltre 251 bambini chiusi dentro un santuario, senza identità e certificato di nascita, e usati come schiavi dal fondatore della setta

Redazione
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A soli trenta chilometri da Harare, la capitale dello Zimbabwe, si è consumato per anni un orrore contorto e bizzarro che farebbe pensare alla trama di un film distopico. Una fattoria isolata dal mondo esterno, un sedicente profeta apostolico e i suoi seguaci: gli ingredienti perfetti per la costruzione di un sistema di sfruttamento crudele e disumano che ha colpito 251 bambini mai registrati all’anagrafe, privati della loro identità e del loro futuro.

La fattoria degli orrori

Ishmael Chokurongerwa, 56 anni, figura di autorità all’interno di una setta apostolica, è stato recentemente arrestato insieme a sette dei suoi complici, per aver commesso crimini contro l’umanità. Le chiese apostoliche locali, conosciute anche come Vapostori o Chiese dell’abito bianco, sono da tempo al centro di polemiche e scandali, con pratiche che spesso si scontrano con le normative nazionali e i diritti fondamentali sugli esseri umani. Da matrimoni forzati ad abusi su donne e minori, queste chiese hanno spesso operato al di fuori delle leggi e degli standard morali accettabili.

La setta non ha risparmiato la vita neanche degli adulti, negando loro cure mediche adeguate e ricoveri ospedalieri che avrebbero potuto salvare vite umane: infatti, in queste comunità si rifiuta totalmente la medicina moderna e, curandosi solo con riti religiosi, spesso muoiono persone per malattie potenzialmente curabili. Nonostante ciò, Chokurongewa nascondeva i propri crimini dietro un manto di retorica religiosa, sostenendo di essere al servizio del bene comune e dei bisogni delle 120 famiglie che facevano parte della setta. Il santuario, chiamato dai suoi fondatori Canaan, aveva creato un distorta ideologia per mantenere la coesione tra i suoi membri, convincendoli dell’imminente fine del mondo.

Zimbabwe: La tragedia delle donne di Canaan

La fattoria di Chokurongerwa, un luogo che doveva rappresentare un rifugio spirituale, è invece diventato un palcoscenico di atrocità. Qui, 251 bambini sono stati ridotti in schiavitù, costretti a lavorare come manodopera a basso costo senza alcuna possibilità di un futuro migliore. Ma il terrore non si limitava solo ai bambini. Tombe non dichiarate e locali per la cremazione hanno rivelato l’esistenza di un segreto oscuro, un segreto che la polizia ha ora finalmente portato alla luce.

Nove sepolture non registrate di adulti e sette di bambini sono state scoperte, lasciando immaginare l’orrore che si celava dietro le mura di questa fattoria isolata. Si sospetta che molte di queste vittime siano state donne che hanno perso la vita durante o dopo il parto, privando così questi bambini non registrati anche delle loro madri. D’altronde, le comunità religiose di questo tipo favoriscono la poligamia e considerano le donne come totalmente subordinate al volere degli uomini, pertanto l’idea che venissero forzate a procreare non è da escludere.

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