Il colloquio tra i delegati di Russia e Usa a Riad, in Arabia Saudita, si è concluso dopo 12 ore. Questa mattina, all’hotel Ritz-Carlton della città sono giunti il presidente della commissione Affari esteri del Senato, Grigori Karasin, e Sergey Beseda, consigliere del direttore dell’Fsb. I loro nomi sono fondamentali perché esprimono un dettaglio che non dovrebbe passare inosservato. Il Primo Vicepresidente della Commissione per gli Affaqri internazionali della Camera, Vladimir Czhabarov, ha fatto sapere che i due negoziatori russi torneranno a Mosca in serata.
Mentre ieri l’Ucraina ha deciso di inviare il ministro della Difesa per gestire i contatti con gli Usa, oggi Mosca ha preferito spedire due uomini di rango inferiore, quasi a dimostrare che il vertice odierno potrebbe avere un importanza minore di quanto finora si sia immaginato. Poco prima dell’inizio dei colloqui, i servizi di sicurezza dello Stato saudita hanno chiesto ai giornalisti di lasciare l’hotel, quindi per avere notizie di quanto sta accadendo è stato necessario attendere i brevi punti stampa che si terranno nel corso della giornata.
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Il colloquio si è concentrato inizialmente sui rapporti commerciali tra Usa e Russia, in particolare sul tema dell’esportazione di cereali attraverso il Mar Nero. Solo successivamente, quindi, si è trattato per la pacificazione dell’Ucraina. L’obiettivo odierno di ottenere almeno uno stop agli attacchi mirati alle infrastrutture energetiche dei due Paesi però non è stato raggiunto.
La giornata si è dunque conclusa senza alcun passo in avanti significativo. I nodi del cessate il fuoco sulle reti dell’energia e della ripresa della navigazione sicura nel mar Nero non sono ancora stati sciolti e il percorso verso la pacificazione dell’Ucraina sembra più accidentato che mai. A frenare sulle intenzioni degli Usa è stato lo stesso Cremlino, ancora scettico sulle proposte americane.
Intanto, in Ucraina proseguono i bombardamenti. A Sumy, nel nordest al confine con il Kursk russo, un missile ha colpito un’area densamente popolata nel centro della cittadina, danneggiando gravemente una palazzina di cinque piani e una scuola. Si contano 88 feriti, inclusi 17 bambini. Le immagini che provengono dalla zona colpita sono terrificanti. Dense colonne di fumo e palazzi in fiamme, con frammenti ovunque.
Le posizioni di Putin delineate dall’ex Capo KGB
Le notizie sono dunque ancora poche ma in conversazione con Il Corriere della Sera, Evgeny Savostyanov, ex Capo della sezione moscovita del Kgb e poi analista al Ministero della Sicurezza, ha palesato alcune posizioni e i piani del leader russo. Vladimir Putin “vuole assolutamente entrare nella storia come ‘Il Grande raccoglitore delle terre russe’, colui che ha invertito la disgregazione dell’impero“, rivela Savostyanov spiegando in poche battute quella che sarebbe “una teoria cara al vecchio Kgb“, ovvero “più è piccola, più la Russia diventa ingovernabile“. Motivo per cui, “l’inclusione in uno Stato unico di Ucraina e Bielorussia gli consentirebbe di aumentare” la posizione di Putin fino a circa 188 milioni, “con un ampliamento delle risorse di mobilitazione, del mercato interno di consumo e dei quadri lavorativi“.
L’ex Capo dei servizi russi è convinto che l’Europa “dovrebbe svegliarsi” perché il secondo obiettivo del leader russo è “il ritrovamento del ruolo di egemone europeo e globale“. Stando a quanto affermato dall’analista Putin accetterà una tregua completa solo ed esclusivamente quando sarà sicuro di poter raggiungere “i suoi grandi obiettivi“. Obiettivi che prevederebbero in prima linea l’Ucraina. “Nel piccolo – spiega Savostyanov – che per lui rappresenta l’Ucraina, appare evidente che ha bisogno di un avamposto russo sulla riva destra del fiume Dnepr“, in questo modo potrebbe tenere sotto pressione Odessa, la Transnistra e Chisinau. Ulteriore motivo per il quale il leader russo non potrebbe mai accettare “la dislocazione in Ucraina di forze europee di deterrenza”.
Nella visione dell’ex Kgb, sarebbe impossibile vedere la fine della guerra senza un sostanziale cambiamento del rapporto delle forze sul fronte a favore della Russia. In ogni caso, un nuovo assetto geopolitico sorgerà inevitabilmente a causa della decisione degli Usa di ridurre drasticamente il loro ruolo negli affari internazionali. E così, “Putin promuoverà la sua visione, cercando una zona di influenza a Ovest per smarcarsi da quella, molto più vasta, della Cina“.
Mosca: “Dai colloqui non bisogna aspettarsi una svolta”
Il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, aveva già annunciato che alla fine dei colloqui in corso a Riad nessuna delle due parti avrebbe voluto la firma di un accordo scritto. “Non sono previsti documenti“, ha infatti specificato all’agenzia di stampa russa Tass, chiarendo poi che da questo vertice non è possibile aspettarsi “una svolta“, ma solamente “capire che si sta lavorando in varie direzioni“. In sostanza, l’incontro di Riad non è ancora finalizzato al raggiungimento del cessate il fuoco, quanto a comprendere le intenzioni delle due parti e possibilmente riattivare i rapporti tra Mosca e Washington.
Il presidente russo, Vladimir Putin, avrebbe contattato il suo omologo degli Emirati Arabi, Mohammed bin Zayed Al Nahyan, con cui ha discusso del “dialogo” in corso tra le due delegazioni nel contesto del conflitto con l’Ucraina e anche “dell’obiettivo di trovare modi per risolvere pacificamente il conflitto“. bin Zayed si sarebbe espresso a favore degli sforzi messi in campo sia da Mosca che da Washington e avrebbe accolto con soddisfazione la decisione di far svolgere i colloqui proprio a Riad.
Colloqui su rotte commerciali e accordi sui cereali
Dopo quasi tre ore di consultazione, le delegazioni di Usa e Russia hanno deciso di prendersi una pausa, per poi ricominciare i colloqui “prossimamente“. Una fonte russa a conoscenza dello svolgimento dell’incontro ha chiarito che il vertice sarebbe durato “molto tempo“, vista la quantità di argomenti delicati da affrontare.
Grigory Karasin, presidente della commissione Esteri del Senato russo e membro della delegazione russa, ha sostenuto che le trattative in corso sono “interessanti e creative“. Il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, non presente a Riad, ha invece chiarito che la Russia vorrebbe la pace ma al contempo esisterebbero ancora molti e troppo “aspetti diversi da esaminare“.
Intanto, il consigliere dell’ufficio di Volodymyr Zelensky, Serhiy Leshchenko, ha confermato che la delegazione ucraina resterà in Arabia Saudita per ulteriori consultazioni a seguito dell’incontro tra Usa e Russia.
Ucraina, i temi caldi dei colloqui tra Russia e Usa
Sin dall’inizio delle trattative le certezze sui colloqui tra Washington e Mosca sono state ben poche. Ieri sera si sono conclusi quelli tra Usa e Ucraina che, secondo Kiev, sono stati piuttosto “produttivi“, anche nell’ottica di quanto si svolgerà oggi. Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha chiesto che si continui ad esercitare pressione su Vladimir Putin, con l’obiettivo di spingerlo ad accettare il cessate il fuoco.
Il ministro della Difesa ucraino, Rustem Umerov, ha poi sottolineato che l’Ucraina si sta impegnando per l’effettivo raggiungimento di una “pace giusta e duratura“. Se Kiev sembra piuttosto positiva, non si può dire lo stesso di Mosca. Il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha annunciato che i colloqui odierni potrebbero essere più ostici del previsto. Gli Usa e l’Ucraina vorrebbero che oggi si riuscisse ad ottenere almeno una tregua sugli attacchi alle infrastrutture energetiche, ma non è chiaro se questo sia effettivamente possibile.
“Si tratta di una questione molto complessa e c’è molto lavoro da fare. Siamo solo all’inizio del viaggio“, ha spiegato Peskov, aggiungendo che al momento l’unico punto all’ordine del giorno è la possibile ripresa dell’accordo sui cereali del Mar Nero, ovvero l’intesa, in vigore dal 2022 al 2023, che ha consentito all’Ucraina di esportare i suoi cereali, essenziali per la sicurezza alimentare globale, nonostante la presenza della flotta russa nella zona. L’accordo si è interrotto dopo il ritiro della Russia, che ha accusato l’Occidente di non aver rispettato gli impegni assunti per allentare le sanzioni sulle esportazioni di prodotti agricoli e fertilizzanti russi.
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