Usa, la caccia agli immigrati clandestini arriva nelle aule. Le scuole contro l’ordine esecutivo di Trump

Dopo la revoca della misura che impedisce agli agenti dell'anti-immigrazione di fare blitz all'interno di "luoghi sensibili", alcune scuole americane stanno prendendo provvedimenti contro l'ordine esecutivo di Trump

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La stretta di Trump sugli immigrati clandestini negli Stati Uniti si fa sempre più decisa: dopo la prima ondata di retate avvenuta nei giorni scorsi, che, come riportato dalla NBC News, ha portato all’arresto di quasi 1.200 persone, la caccia ai migranti prosegue persino tra i banchi di scuola.

Un’operazione resa possibile dalla revoca delle restrizioni introdotte dall’amministrazione Biden, che impedivano di effettuare retate all’interno di strutture come scuole, ospedali e chiese. Il Dipartimento per la Sicurezza Nazionale del governo Trump ha infatti abolito l’interdizione agli agenti di polizia nelle cosiddette “zone sensibili“, dichiarando: “I criminali non saranno più in grado di nascondersi nelle scuole e nelle chiese per evitare gli arresti. L’amministrazione Trump non legherà le mani degli agenti“.

Il contrasto all’immigrazione clandestina è una delle battaglie chiave del nuovo governo, che ha agito con determinazione fin dai primi giorni dell’insediamento. L’intento è stato da subito chiaro, così come la rapidità e la fermezza degli interventi: “Sarà deportato chiunque sia un criminale e chi si trova negli Stati Uniti illegalmente lo è“, ha dichiarato la portavoce della Casa Bianca Caroline Leavitt durante il primo briefing successivo all’insediamento.

Adesso l’ICE, la polizia anti-migranti, forte dell’autorizzazione ufficiale del governo, potrà legittimamente fare irruzione nelle aule per proseguire la sua operazione contro i clandestini. Diverse strutture scolastiche si sono già schierate contro l’ordine esecutivo, prendendo una posizione netta a tutela degli studenti, minori per i quali la scuola rappresenta oggi più che mai un porto sicuro.

Chicago e Denver, le ultime roccaforti a tutela degli immigrati

Arriva prontamente la risposta, ferma e decisa, di alcune scuole di Chicago e di Denver. Le due “città santuario” – così definite per le leggi che consentono ai distretti di evitare la collaborazione con le politiche di rimpatrio, offrendo de facto forme di tutela ai migranti – si stanno mobilitando per impedire le incursioni dell’ICE nelle scuole. L’amministrazione locale ha infatti chiesto ai dirigenti scolastici di precludere l’accesso agli agenti di polizia al di fuori di determinate condizioni.

Gli agenti dell’ICE non hanno il permesso di entrare negli edifici del distretto scolastico a meno che non presentino le credenziali, il motivo della loro richiesta di accesso e un mandato penale firmato da un giudice federale“, recita un comunicato della Chicago Public Schools, che ha pubblicato sul suo sito una guida con materiali e informazioni “sul potenziale impatto dell’amministrazione presidenziale entrante sulle comunità scolastiche“.

Nel medesimo documento si precisa che altri tipi di mandati, come quelli di carattere amministrativo “o altri documenti dell’agenzia che applica la legge sull’immigrazione“, non saranno ritenuti validi per ottenere l’accesso alle strutture. Le scuole pubbliche di Chicago hanno inoltre dichiarato che eviteranno di condividere informazioni private con gli agenti dell’ICE. Dello stesso avviso le Denver Public Schools, il cui soprintendente Alex Marrero ha imposto ai dirigenti scolastici di non divulgare informazioni e di non consentire l’ingresso a funzionari governativi senza appuntamento e senza un mandato firmato da un giudice.

Nonostante le retate avvenute nei giorni scorsi in diverse città americane, non sono state finora riportate notizie di operazioni all’interno di scuole, ospedali o luoghi di culto. Lo conferma un portavoce della Casa Bianca intervistato da NBC News. Tuttavia, l’impegno di poche realtà isolate non potrà contribuire, se non marginalmente, a migliorare la situazione di intere famiglie, parte di quell’enorme fetta di popolazione che, dal giorno dell’insediamento, vede il proprio futuro sempre più incerto.

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