Joe Biden ha potuto finalmente tirare un sospiro di sollievo. Il presidente Usa è stato dichiarato “Non colpevole” nell’indagine sui documenti Top secret conservati nella sua abitazione e nel suo ufficio, stessa accusa per cui Donald Trump è stato invece dichiarato colpevole. Sembrerebbe che negli Usa si utilizzino due pesi e due misure ma stavolta a pagare il prezzo più grande è stato proprio Joe Biden, descritto dal procuratore Robert Hu come “un’anziano dalle buone intenzioni ma dalla cattiva memoria“.
Una descrizione che potrebbe far piacere a qualunque 81enne normale, ma che al Presidente degli Stati Uniti d’America crea un danno di immagine senza precedenti. È necessario ricordare che gli Usa sono nel mezzo delle votazioni per le primarie in vista dell’Election Day di novembre, in cui i due nomi favoriti per la corsa alla Casa Bianca sono proprio Trump e Biden.
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Joe Biden si dice preoccupato perché le insinuazione di Robert Hu potrebbero essere profondamente lesive per la sua corsa alle presidenziali. Chi voterebbe per un uomo che ha vuoti di memoria? Il Presidente Usa allora indice una conferenza stampa per tacitare i dubbi degli elettori, ma anche stavolta commette una gaffe, fallendo nel suo obiettivo. Al Sisi, nel suo discorso, da Presidente dell’Egitto diventa il Presidente del Messico e quindi i timori degli americani risorgono.
Usa, i documenti Top Secret sull’Afghanistan
Il cavallo di battaglia di Joe Biden è sempre stata la profonda differenza che lo allontanava da Donald Trump: “Io sono mosso da buone intenzioni, ma Trump no“. Anche stavolta la giustizia sembra aver dato ragione a Biden, il quale negli ultimi anni non è comunque riuscito ad evitare di essere coinvolto in processi, così come il suo avversario.
L’ultima eclatante situazione che ha visto protagonista Joe Biden ha riguardato dei documenti classificati come Top Secret conservati non nella sicurezza della Casa Bianca ma in un ufficio e in un’abitazione privata di Biden. Documenti che non riguardano il suo attuale governo, ma che risalgono a quando era il vicepresidente di Barack Obama. Carte sull’Afghanistan e sulla decisione di Obama di aumentare le truppe nel Paese, nonostante le reticenze di Biden.
Uno scandalo scoppiato subito dopo l’incriminazione di Trump per lo stesso identico motivo: Carte e documenti secretati ma spostati e traportati come se nulla fosse. Il tycoon americano è stato incriminato dal procuratore speciale Jack Smith, mentre su Joe Biden sono cadute tutte le accuse. “Abbiamo concluso che le prove non stabiliscono che Biden sia colpevole aldilà di ogni ragionevole dubbio” ha dichiarato il procuratore Hu, mettendo fine all’inchiesta sul Presidente.
Usa, la risposta di Joe Biden
La preoccupazione di Joe Biden è evidente, in particolare per la decisione di indire una conferenza stampa quasi immediata a seguito delle dichiarazioni del procuratore Hu. “La mia memoria è perfetta” ha dichiarato il Presidente Usa, mostrandosi particolarmente toccato da una delle accuse del Procuratore: “Come si permette di dire che non ricordo la morte di mio figlio. Quando me l’ha chiesto ho semplicemente pensato che non fossero affari suoi. Nessuno deve ricordarmi il dolore che ho provato per la perdita di Beau“.
La conferenza prosegue tra rassicurazioni per gli elettori e soddisfazione nei confronti della riuscita dell’inchiesta. “Sono soddisfatto della gestione dell’inchiesta da parte di Hu. Alla fine si è giunti alla conclusione che mi aspettavo. Io ho collaborato apertamente, senza creare ostacoli e ritardi, al contrario di Trump che ha sempre mentito“, ha continuato Biden senza riuscire ad evitare di citare il suo avversario.
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