Ucraina, la Russia avanza e la Nato tentenna: quanto manca alla presa di Kiev?

L'Ucraina è esausta, spopolata e in gran parte devastata dai 27 mesi di guerra, i soldati russi continuano ad avanzare verso Kiev mentre in Europa e negli Usa si discute di un intervento diretto. Putin intanto minaccia ed esorta la Nato a riflettere a fondo prima di agire

Redazione
7 Min di lettura

La conquista lampo dell’Ucraina da parte della Russia si è trasformata in un conflitto che ormai prosegue da 27 mesi. Due anni in cui l’Occidente si è sempre più distaccato emotivamente dalla questione, ormai abituato alle notizie di bombardamenti, morti e usurpazioni. Qualche flebile sobbalzo è causato a volte dal pericolo di danni alle centrali nucleari, perché la storia ci ha insegnato a temere le invisibili nubi radioattive.

L’indifferenza occidentale si è quindi trasformata in un’insofferenza per un conflitto ormai dato per concluso. La Russia vincerà e l’Ucraina farebbe meglio ad arrendersi il prima possibile. Le immagini di Volodymyr Zelensky, l’ex comico ora presidente ucraino, vestito con abiti che sembrano ricordare le tenute militari dei suoi soldati, ormai non scuotono più nessuno. Le sue richieste di aiuto sembrano cadere nel vuoto.

Gli ultimi giorni hanno mostrato come la Nato e l’Unione europea in qualche modo stiano ancora valutando il da farsi, non solo lavandosi le mani con l’invio di armi e finanziamenti ma valutando l’ipotesi di un coinvolgimento diretto nel conflitto. Un coinvolgimento che ovviamente è ripudiato dalla maggior parte dei Paesi europei, consapevoli che una guerra contro la Russia sarebbe una sorta di azione suicida. Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, e l’Alto rappresentante dell’Ue, Josep Borrell, hanno esortato i Paesi Nato a sollevare il veto a Kiev per l’uso delle armi in territorio russo.

Jens Stoltenberg Segretario generale della NATO
Jens Stoltenberg Segretario generale della NATO

Un’esortazione che non ha altro valore se non quello di consiglio e che per tramutarsi in azione richiede il voto unanime di tutti i membri. Mentre, quindi, in Europa si combatte a parole sulla possibilità di modificare gli aiuti all’Ucraina, al confine con la Russia si combatte con le armi per evitare che i russi riescano ad arrivare a Kiev. Un combattimento non equo, che vedrebbe i soldati ucraini “combattere con un braccio legato dietro la schiena“, come ha sottolineato Zelensky. Ormai le truppe russe avanzano su cinque direttive diverse, allargando il fronte centimetro per centimetro, conquistando territorio dopo territorio e i soldati ucraini arrancano esausti e decimati rispetto al 24 febbraio di due anni fa.

I cinque fronti che stanno esaurendo l’Ucraina

L’obiettivo principale oggi è proprio quello di stabilizzare il fronte di combattimento sul territorio ucraino. Il segretario di Stato americano, Anthony Blinken, ha infatti ricordato che l’invio di armi statunitensi ha proprio questo obiettivo, dichiarando la volontà della Casa Bianca di permettere a Kiev di utilizzare le armi Usa in territorio russo.

Antony Blinken
Antony Blinken, Segretario di Stato americano

Una decisione fine a se stessa, soprattutto nell’ottica dell’unanimità del voto. Anche se gli Stati Uniti, con la loro influenza e il loro potere, riuscissero a far cambiare idea a qualche Stato membro è improbabile che la questione abbia un esito positivo. Il presidente russo Vladimir Putin ha da subito ricordato le sue capacità: “Dovrebbero fare attenzione quegli Stati molto piccoli ad alta densità di popolazione“. Poche parole che però intimoriscono e frenano le decisioni avventate.

Mentre i soldati ucraini combattono e muoiono al fronte, Viktor Orban, leader ungherese, ha posto il suo veto sull’invio di 7,5 miliardi di euro a Kiev. L’Italia ha dichiarato il suo “sostegno perenne” all’Ucraina ma non ha detto una parola sull’ostracismo di Orban. C’è troppo in gioco e per ora è conveniente rimanere neutrali. Il doppiogiochismo italiano prosegue indisturbato, così come “l’operazione speciale” russa in Ucraina. Mentre le donne e i bambini ucraini sono costretti a lasciare il Paese per sopravvivere, il congresso Usa ha tentennato a lungo sull’invio di un nuovo pacchetto di aiuti a Kiev. Novantacinque miliardi che sono rimasti congelati per sei mesi.

In un contesto internazionale in cui l’aggressore fa più paura di quanta empatia susciti l’aggredito, è complesso comprendere in che modo Kiev possa resistere all’inasprimento del conflitto. Dopo 27 mesi, la Russia ha iniziato a spingere per raggiungere la Capitale. Il probabile nuovo obiettivo è la citta di Kharkiv che, oltre ad essere un importante polo economico, è anche la prima Capitale del Paese rispetto a Kiev.

Quando il fronte verrà rotto da che parte staremo?

Mentre le truppe russe proseguono la loro avanzata verso la Capitale, sostenute dalla propaganda del Cremlino e dalle promesse di gloria, i soldati ucraini cercano di resistere. Gli aiuti non bastano più e il presidente Zelensky continua a chiedere, quasi ad esigere. L’Ucraina è esausta, spopolata e in gran parte devastata dai 27 mesi di guerra. La proposta di una tregua olimpica è stata scartata e chi combatte al fronte si trova a dover coprire un territorio ben più esteso di quanto sia possibile gestire.

I cinque fronti sono poco contenibili e i soldati ucraini scarseggiano in quantità, mentre le armate russe sembrano moltiplicarsi e non stancarsi mai. L’Europa e gli Stati Uniti temono l’allargamento del conflitto, che potrebbe realizzarsi sia nel caso in cui l’Ucraina venga sostenuta dalle armi e dalle truppe Nato, più di quanto già non lo sia, così come nel caso in cui L’Ucraina venga conquistata e tra qualche anno Putin decida di voler espandere ancora i suoi confini, magari attaccando qualche altro Paese confinante.

La guerra è in stallo e ormai nessun leader europeo o d’oltreoceano sembra essere in grado di visualizzare una soluzione. L’Ucraina sembra prossima al tracollo e la rottura del fronte potrebbe avvenire prima di quanto immaginato. Probabilmente entro la fine dell’estate Putin potrebbe aver raggiunto il suo obiettivo e in quel caso bisognerà capire da che parte decideranno di stare l’Unione europea e gli Stati Uniti, entrambi prossimi alle elezioni.

© Riproduzione riservata

TAGGED:
Condividi questo Articolo