La Russia di Vladimir Putin non è pronta ad una tregua con l’Ucraina, o almeno non alle condizioni per ora discusse con gli Stati Uniti. I negoziati tra le due potenze sarebbero infatti giunte a un punto morto, nonostante le dichiarazioni rincuoranti degli Stati Uniti, e ora non è chiaro quali saranno le conseguenze a breve termine. Nell’ultimo incontro tra le delegazioni di Washington e Mosca, a Riad, era stato deciso che il Paese di Vladimir Putin non avrebbe più portato avanti attacchi contro le infrastrutture energetiche ucraine, né nel Mar Nero.
Sembrerebbe, però, che tale patto non sia stato rispettato ed ora Volodymyr Zelensky pretende che Washington agisca con fermezza nei confronti di Mosca. “Credo che siamo arrivati al punto di aumentare l’impatto delle sanzioni“, ha dichiarato il leader di Kiev, sottolineando che la Russia starebbe violando la tregua parziale discussa con gli Usa. Zelensky ha poi confermato la sua volontà di continuare a trasmettere agli Usa le informazioni sulle nuove violazioni provenienti dalla Russia, per tenere aggiornato il Paese sul proseguimento della tregua.
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Trump, dunque, si trova di fronte a due leader che non hanno ancora intenzione di confrontarsi direttamente e che continuano a pretendere dagli Usa decisioni più influenti che possano in qualche modo convincere l’altro a cedere. Il titolare della Casa Bianca, però, non sarebbe affatto contento della situazione venutasi a creare, tanto che la portavoce del presidente, Karoline Leavitt, ha dichiarato che il Tycoon sarebbe “frustrato sia con Putin che con Zelensky” e che vorrebbe che “questa guerra finisca al più presto“.
La chiusura di Mosca verso la tregua con l’Ucraina
Mosca, quindi, non sembra intenzionata a procedere velocemente verso il cessate il fuoco. Le dichiarazioni rilasciate dal viceministro degli Esteri russo, Sergey Ryabkov non sarebbero infatti rincuoranti. “Non abbiamo sentito da Trump segnali a Kiev per porre fine alla guerra“, ha sottolineato il funzionario russo, chiarendo che la Russia non è intenzionata ad accettare un accordo a scatola chiusa. “Ciò che abbiamo è un tentativo di trovare una sorta di schema che consentirebbe di ottenere una tregua come la immaginano gli americani“, ha poi sostenuto, evidenziando che però al momento non vi sarebbe alcuna apertura nei confronti delle due richieste.
“Per quanto ne sappiamo, non c’è posto oggi per la nostra richiesta principale, cioè risolvere i problemi legati alle cause del conflitto“, ha sostenuto Ryabkov, aprendo quindi una frattura piuttosto profonda tra i due Paesi. Sembrerebbe che i soli buoni rapporti tra Usa e Russia non bastino per spingere Kiev ad accettare le richieste di Trump. Inoltre, le minacce del Tycoon di aumentare i dazi del petrolio russo, chiudendo anche i rapporti commerciali con chiunque li intrattenga con Mosca, non sembrano aver smosso il Cremlino.
Lo zar ha infatti deciso di dare una prova di forza, mostrando i suoi ottimi rapporti con la Cina. Il presidente russo ha infatti incontrato il ministro degli Esteri cinese Wang Yi, a cui ha chiesto di mandare i suoi “saluti amichevoli” al suo omologo, Xi Jinping. Quest’ultimo, il prossimo 9 maggio, anniversario dell’80esimo anno dalla liberazione sovietica dal nazismo, sarà in visita nel Paese, come “ospite principale“. Wang Yi avrebbe invece ribadito la volontà della Cina di svolgere un ruolo costruttivo nella conclusione del conflitto russo-ucraino, cercando però sempre di sostenere sempre Mosca nei “suoi interessi“.
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