Il Pkk, il Partito dei Lavoratori del Kurdistan, ha annunciato il cessate il fuoco in Turchia. La dichiarazione è giunta a poco meno di due giorni dalla richiesta dello storico leader, Abdullah Ocalan, che aveva annunciato la fine del partito e chiesto ai suoi membri di deporre le armi.
Il gruppo ha dichiarato di aver preso questa decisione “per spianare la strada all’appello di Ocalan” e per ottenere “la pace e una società democratica“. Il prossimo passo, quindi, sarà la convocazione di un congresso che sancirà lo scioglimento del gruppo. Nel caso in cui questo dovesse verificarsi, il Pkk cesserà di esistere a 47 anni dalla sua fondazione.
Leggi Anche
La richiesta di Abdullah Ocalan
Il Pkk è un’organizzazione indipendentista separatista curda che in Turchia rivendica il proprio Stato in un conflitto che è costato la vita a circa 50mila persone. La notizia, che segna uno passo storico, probabilmente era celata da mesi dalla Turchia come dallo stesso mondo curdo. Infatti, la richiesta di abbandonare la lotta armata arriverebbe in cambio di un impegno dell’attuale governo di garantire diritti alla popolazione curda, proprio quando è in corso da mesi un processo per tentare di risolvere la questione.
Infatti, proprio lo scorso ottobre 2024, il partito di estrema destra Mhp, alleato in Parlamento del Presidente Recep Tayyip Erdogan, aveva chiesto al 76enne leader di dichiarare lo scioglimento del suo gruppo in cambio di concessioni sul suo regime di isolamento carcerario. L’appello espresso da Ocalan e riferito con una dichiarazione, è stato letto in curdo dal sindaco di Mardin, Ahmet Turk, uno dei componenti del partito filo-curdo Dem, che per tre volte ha incontrato il leader in carcere negli ultimi mesi.
“Un appello per la pace e la società democratica“, si intitola il documento con cui Ocalan ha annunciato la decisione del disarmo. “Tutti i gruppi armati devono deporre le armi e il Pkk deve sciogliersi“. Si legge difatti nel messaggio del leader ricevuto da una delegazione di 7 parlamentari del partito Dem, terzo partito più rappresentato nel Parlamento turco, che lo ha incontrato proprio questa mattina nel carcere dell’Isola di Imrali, nel mare di Marmara a sud di Istanbul, dove è rinchiuso dal 1999 e sta scontando un ergastolo.
La delegazione era composta dai copresidenti del partito Dem, Tulay Hatımoğulları Oruç e Tuncer Bakırhan, da tre deputati del partito, dall’avvocato del leader dell’organizzazione terroristica, Faik Özgür Erol e dal primo cittadino che ha letto il messaggio.
Rivolgendosi ai militanti curdi, il leader del Partito dei Lavoratori del Kurdistan ha sostenuto che sia “arrivato il momento di sciogliersi“, in quanto il “Pkk ha esaurito il suo ciclo ed è arrivato il momento di voltare pagina“. Per il fondatore si tratterebbe di “una responsabilità dinanzi alla storia” che porterà, dopo oltre 40 anni, alla fine delle ostilità con la Turchia. “Ringrazio – prosegue il messaggio del fondatore – coloro che credono nei turchi e curdi che vivono fianco a fianco e coloro che non vedevano l’ora che arrivasse il momento della pace“.
Abdullah Ocalan e la storia del Pkk
Fondato nel 1978, il Pkk è l’organizzazione militante che dal 1978 combatte per i diritti dei curdi in Turchia, il più grande gruppo etnico al mondo senza uno stato proprio. In Turchia, dove vivono circa 15 milioni di curdi, la loro stessa esistenza è stata a lungo negata. Abdullah Öcalan ha deciso dunque, di formare il movimento in un momento storico di forte repressione del popolo curdo, con fondamenta marxista-leniniste e con l’obiettivo di creare uno stato curdo indipendente.
Il gruppo è considerato un’organizzazione terroristica dalla Turchia e dai suoi alleati occidentali, come Gran Bretagna e Stati Uniti. I precedenti tentativi di pace con il Pkk si sono conclusi con un fallimento, l’ultimo nel 2015. Anche in mezzo agli ultimi sforzi di pace, il governo di Erdogan ha ampliato la repressione dell’opposizione, arrestando anche giornalisti e politici.
Il Pkk “è nato nel XX secolo, nell’epoca più violenta della storia dell’umanità, in mezzo alle due guerre mondiali, all’ombra dell’esperienza del socialismo reale e della guerra fredda in tutto il mondo”, spiega il leader sottolineando che ”un ruolo significativo nella sua nascita e nel suo sviluppo” hanno avuto proprio ”la negazione totale della realtà curda, le restrizioni ai diritti e alle libertà fondamentali, in particolare la libertà di espressione”.
Allo stesso tempo, però, il leader fondatore nota che ”nel corso di oltre mille anni di storia le relazioni tra turchi e curdi sono state definite in termini di mutua cooperazione e alleanza, e turchi e curdi hanno ritenuto essenziale rimanere in questa alleanza volontaria per mantenere la loro esistenza e sopravvivere contro le potenze egemoniche”.
Ora, quindi, sarebbe giunta la necessità inevitabile di una società democratica. Nel corso della sua esistenza, il Pkk aveva trovato base sociale e sostegno, rimanendo ispirato dal fatto che i canali della politica democratica erano chiusi. La questione curda, quindi, può trovare soluzione solo attraverso l’esistenza di una società democratica e di uno spazio politico dove coesiste il rispetto per le identità, la libertà di espressione, l’auto-organizzazione democratica di ogni segmento della società basata sulle proprie strutture socio-economiche e politiche.
© Riproduzione riservata